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Opinioni

Lettera aperta al presidente Malagò, tra politica, sponsor e colori

Redazione Quarto Posto
10 Dicembre 2024
  • copiato!

di Luca Corsolini

Non è una lettera di Natale, non avanzo richieste, semmai un suggerimento. Stando bene attento a tenermi alla larga dalle Federazioni – troppi pensieri adesso, immagino, tra ginnastica e calcio – e con tante altre elezioni alle porte, tutte col difetto di sembrare un po’ troppo lontane dalla realtà quotidiana dello sport. E attento pure a mantenere una certa distanza dalla politica, con cui invece sei in polemica da tempo per ottenere il via libera per il terzo mandato come presidente del Coni.

Ecco, su questo, sulla politica intendo, qualcosa da dire, senza alzare troppo la voce, lo avrei, come tutti credo. Noi, il mondo dello sport, amiamo urlare come rivendicazione: la politica non deve entrare nello sport, dobbiamo essere autonomi. Anche il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, chiede e pretende che noi si sia così. Poi, sappiamo bene come è andata a finire con Roma 2024: la politica, quella del 2017 (perché all’epoca i Giochi ancora si assegnavano con sette anni di anticipo – oggi sappiamo già da tempo che nel 2032 saremo a Brisbane e nel 2036 in India o in Arabia), ci ha detto di no. E noi ce la siamo legata al dito.

È cominciata lì una lunga guerra di logoramento, e già che si usi di questi tempi il termine guerra la dice lunga sulla situazione. E se invece di fermarci a quell’episodio, pur rivelatore, arrivassimo finalmente ai giorni nostri? Dovremmo ammettere che la politica non solo è entrata nello sport, ma lo salva addirittura.

Il calcio, la Serie A – che già prima era Tim – adesso ha come sponsor Enilive, certo non un’azienda privata. Ma parliamo dei Giochi di Milano-Cortina, che non sono più dietro l’angolo: sono incombenti. Il 6 febbraio mancherà un anno alla Cerimonia di apertura, che ha segnato anche certi dibattiti milanesi sul futuro dell’impianto sportivo cittadino più importante, visto che nel 2019 ci siamo presentati dicendo al mondo che la Cerimonia di apertura delle Olimpiadi Invernali sarebbe stata a San Siro.

Qual è la capacità attrattiva dello sport in Italia? Meglio, forse, non fare la domanda. E se lo stesso quesito lo presentiamo partendo dal punto di vista opposto – quali sono i marchi globali che possiamo vantare e dunque coccolare perché diventino partner dei Giochi? – ecco che ci dobbiamo rassegnare: è proprio la politica che tiene in piedi lo sport. Non siamo troppo onesti nel volerla fuori dal nostro perimetro.

Perché dico questo? I quattro Premium Partner per Milano-Cortina sono Eni, Enel, Gruppo FS, Poste Italiane: ovvero i marchi top del sistema Paese si sono presi ognuno un pettorale per gareggiare al fianco del sistema sportivo. E scendendo di un livello, arrivando ai partner ufficiali, ecco A2A e Tim: di nuovo due aziende non private. Di fatto, è lo Stato, dunque proprio la politica, lo sponsor principale dei Giochi.

Allora, il suggerimento.

Pochi giorni fa Pantone, l’azienda che censisce il mondo e i mondi del colore, ha stabilito che il 2025 sarà l’anno del mocha mousse, una tonalità di marrone morbido che fa pensare, dicono, a un budino al caffè (ecco, nel caffè abbiamo marchi leader al mondo: Lavazza, ad esempio, si è presa non solo Sinner ma anche gli Slam del tennis e fa sventolare la bandiera italiana a Melbourne, Parigi, Londra e New York). Ha detto ancora Pantone: è un colore che rappresenta il nostro desiderio di comfort, è come un plaid con cui riscaldarsi mentre, seduti sul divano, si guardano con angoscia le notizie su tutte le guerre – quelle vere – e sulle calamità.

Non sarebbe bello, Presidente, cercare un accordo con quelli di Pantone? Far riconoscere come colore del 2026 l’Olimpic Italy, un azzurro speranza per noi e per il mondo? Oltretutto, ci sarebbe un vantaggio non da poco. Abbiamo appena ri-vinto la Coppa Davis e ne ospiteremo per almeno tre anni le finali. A Malaga, per l’ultimo trionfo, abbiamo mandato in campo un doppio tennisticamente ben assortito, Sinner-Berrettini, che cromaticamente non aveva la stessa sintonia: un azzurro Jannik, un azzurro diverso Matteo. Pantone ridarebbe unità a tutte le Nazionali.

E annunciare questa partnership per Te, che sei abituato – costretto forse – a vederne di ogni colore, sarebbe un colpo fenomenale. Anche per evitare che qualcuno pensi che il mocha mousse fa venire in mente tutto tranne che un abbraccio affettuoso.

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