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Benessere

“Lavoro, crescita e solidarietà”: il credo di Mattia Casse, campione dello sci

Redazione Quarto Posto
3 Gennaio 2025
  • copiato!

di SILVIA SARDI

Quante volte leggiamo le gesta degli atleti, ma quante poche volte scopriamo chi sono davvero le persone, gli uomini o le donne dietro quelle imprese? 

Quante volte ci soffermiamo sul percorso, sulle difficoltà che hanno dovuto affrontare per arrivare alla vittoria?

Mattia ha dovuto crescere in fretta. La perdita della mamma, con cui condivideva tutto nello sci, ha segnato profondamente la sua vita. Dal Piemonte al Friuli, ha trovato una seconda famiglia allo Ski College di Tarvisio, dove Tiziana Candoni, la direttrice, lo ha accolto come un quarto figlio. Perché Mattia è una persona che si fa voler bene.

Da giovane vince il Mondiale Junior: è lì che tutti si aspettano un’esplosione di risultati. Invece, la sua carriera è segnata da una lunga serie di alti e bassi, infortuni e momenti difficili, in cui avrebbe potuto decidere di mollare. Eppure, ogni volta, Mattia si è rimboccato le maniche. Perché l’unica cosa su cui poteva contare davvero era il lavoro.

Si è rimesso in gioco tante volte, ha avuto il coraggio di cambiare e di cambiare sé stesso. Crede nel lavoro e si diverte ad allenarsi. Gli piace fare fatica. Valori importanti, che oggi, per molti giovani (non tutti), suonano quasi strani. Ma per lui, allenamento e disciplina sono un credo, il motore che lo ha portato alla vittoria di sabato scorso in Val Gardena, nel Super-G. La sua prima vittoria in Coppa del Mondo.

Mattia sa bene che non ci si può fermare. È consapevole che bisogna tornare subito ad allenarsi e a faticare. La sua carriera è costellata di infortuni, ma ogni volta si è rialzato, più forte di prima. Come lui stesso racconta, quegli ostacoli non erano altro che tappe necessarie, processi fatti di momenti bui e di passi indietro, propedeutici però per andare avanti.

Mattia investe su sé stesso e non solo come atleta. È cresciuto come persona e ogni giorno lavora per essere la versione migliore di sé stesso rispetto al giorno prima. L’uomo Mattia Casse non si ferma allo sport: da poco ha avviato un progetto sociale per sostenere il reparto neonatale dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Il prossimo anno, in occasione della 24 Ore di Feltre, una gara ciclistica a squadre, scenderà in pista con un team di amici sciatori e non solo, per raccogliere fondi a favore del reparto neonata di Bergamo che sostiene già da anni.

Sta organizzando personalmente la squadra, la cena di beneficenza e tutte le iniziative necessarie per supportare questa causa, a cui è affezionato da anni e che appunto sostiene con costanza.

Il sapore della sua prima vittoria non si limita al traguardo sulla Saslong. Vive anche in queste piccole, grandi attività del cuore, che raccontano davvero chi è Mattia Casse.

Mattia, il mondo ti conosce come l’Atleta. L’Uomo che ha un cuore grande e dolce che sta creando un progetto charity così importante, così delicato, chi è Mattia ? 

“Mattia è una persona accomodante e altruista con chi se lo merita”

Perchè ti sei avvicinato a questo progetto Charity? 

“Visto che non posso avere figli, vorrei aiutare chi ce li ha e sta avendo problematiche. Posso mettere a disposizione  la mia rete di conoscenze per aiutare questo reparto, perchè sappiamo tutti quanto si fa sempre fatica a reperire macchinari

Il team SEICENTO BATTITI PER LA TIN che supporto e sostengo ha  l’obbiettivo di raccogliere fondi per l’acquisto di una culla termica da donare all’ASSOCIAZIONE PER L’AIUTO AL NEONATO. La patologia ha bisogno di tutti noi, è un’opportunità concreta per fare la differenza nella vita di tanti bambini e delle loro famiglie. Anche il più piccolo contributo può trasformarsi in una risorsa fondamentale per garantire cure all’avanguardia e un assistenza sempre migliore.

“Mattia, come spiegheresti nel tuo sport un quarto posto dal tuo punto di vista? 

” Il quarto posto possono essere tante facce della medaglia. Di recente sono arrivato quarto in una delle discese iconiche del circo bianco come Bormio. Due anni fa sono arrivato quarto nel tempio di Kitzbuhel.

I quarti posti vanno letti come – a due passi dal podio –  e vanno letti anche come  un’occasione per potersi migliorare ancora di più, su cosa lavorare per migliorarsi sempre. E’ un’opportunità per imparare “.

 

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