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Cultura

I Valori e gli Insegnamenti di Jannik Sinner

Redazione Quarto Posto
16 Luglio 2025
  • copiato!

di FRANCESCO MAFERA 

Anche il tricolore si è issato finalmente sullo scranno più alto del podio nel più prestigioso degli imperi tennistici d’oltremanica. Su quello stesso livello del trono dove oramai risiede e si erge sempre più stabilmente il nostro Jannik. Vincere a Wimbledon non è cosa di tutti i giorni. Soprattutto per l’Italia. E se in circolazione ci sono ancora mostri sacri del calibro di Djokovic o Alcaraz, non è impresa di poco conto neppure se ti chiami Sinner. 

Ma più passa il tempo e più questo ragazzo sa stupire il mondo intero, facendoci abituare all’idea che lo straordinario possa diventare ordinario o quanto meno ricorrente. Un successo, quello dell’altoatesino, amplificato da una storia recente fatta di sacrificio e di tentativi volti a ritoccare lo status di migliore al mondo e costruito anche attraverso quelle grandi stagioni che però lasciavano un pizzico di rammarico. Alcune sconfitte, bruciando, sono servite se non altro a fortificare tanto l’ambizione quanto l’umiltà del campione. Colui al quale adesso è possibile riconoscere il meritato appellativo di numero 1, senza che il suo posto venga messo in discussione, almeno nel breve termine. 

Il trionfo in quel grande slam che mancava alla nostra bacheca ha il dolce sapore della consacrazione e del consolidamento di un ranking che parla sempre più italiano. 

Una legittimazione per Sinner tale per il fatto di essere sana e procedere di pari passo con quello che sembra essere stato il salto definitivo nel suo processo di maturazione. Una crescita che adesso, vista anche la giovane età, gli consentirà probabilmente di impadronirsi della scena in modo incontrastato.  

La genesi di un campione: successo costruito nell’umiltà 

La vittoria di Jannik Sinner non è solo la vittoria di un grande tennista. È la dimostrazione di un modello umano e comportamentale che ha saputo imporsi senza urlare, costruire senza bruciare tappe, crescere senza dover piacere a tutti i costi. Un successo sportivo, certo, ma anche un segnale potente che va oltre il campo da gioco e che fa da contraltare perfetto al modus operandi di tanti sportivi di oggi. 

Una educazione quella di Sinner votata alla discrezione e all’impegno quotidiano come mix di valori appartenenti ad un mood che non fa tendenza ma risulta tremendamente efficace, tanto da esaltare comunque gli appassionati.

Tradizione e pragmatismo per diventare (davvero) i migliori

La disciplina e le radici sono sempre state per Sinner il suo punto di forza e non un limite. Il campione nativo di San Candido ha sempre messo in primo piano i princìpi trasmessi dalla sua famiglia e dalla sua terra: compostezza, lavoro, rispetto. Figlio di cuochi e camerieri, cresciuto tra le montagne dell’Alto Adige, ha portato nel tennis internazionale una sobrietà che oggi sembra quasi rivoluzionaria. Rigore di stampo nordico direbbero alcuni, che fa accorgere di te agli altri anche se cerchi di non dare nell’occhio. Caratteristica comunque evidente in un mondo che scruta e giudica per stimolarti sempre verso la massima competitività. Evidente a tal punto da scomodare anche un grande come Adriano Panatta che in lui probabilmente non si rivede: “il suo atteggiamento e il suo sguardo sono come il suo gioco: freddo e pragmatico”. Così sentenziava la leggenda del nostro tennis appena un mese fa. E come dargli torto…

Jannik non delizierà le platee, ne sarà un trascinatore, eppure il suo pragmatismo funziona. Forse proprio per quel suo modo così mite di prendere atto sia degli elogi che di qualche provocazione, senza distinzioni e mantenendo il giusto distacco. Ed ecco che, ancora una volta, il giovane di belle speranze (già ampiamente realizzate) e neanche ventitreenne, china la testa, focalizza l’obiettivo e con il suo tipico sguardo serio e concentrato, torna ai suoi colpi di racchetta. Sempre più forti, sempre più incisivi. Fino ad issarsi sul palcoscenico più rinomato. Vince in silenzio. Lo fa, cercando appunto di non dare fastidio. Senza imporsi con frasi ad effetto o pose da star. Lui è esattamente l’opposto di chi abita in questi tempi e ad essi si conforma: è un ragazzo riservato, che parla solo quando ha qualcosa da dire e facendolo soprattutto all’interno di quel perimetro rettangolare, laddove anzi, da qualche tempo, fa pure la voce grossa… 

Infine ringrazia e non cerca alibi. Semplicemente è esemplare, ma senza volerlo dare a vedere. 

Per lasciare spazio ad altro: alla sua applicazione, alla sua voglia di migliorarsi ancora, giorno dopo giorno. 

J.S: la sigla di chi firma i suoi successi con un impegno che batte il talento

Una determinazione, quella del ragazzo italiano plurititolato, che conduce alla ripetizione del gesto, di conseguenza all’affinamento tecnico e quindi al miglioramento inevitabile di un atleta che per far sbocciare il suo potenziale aveva bisogno della sua propedeutica fase di sgrezzamento. Quasi come un capolavoro di Michelangiolesca memoria, scolpito nel marmo di quella sua stessa inscalfibile volontà e modellato fino a diventare un prototipo di indubbio spessore tecnico oltreché umano. 

Sinner non è il prodigio precoce che ha incantato il mondo quando era bambino. Anzi, ha iniziato tardi per gli standard del tennis moderno. Ma ha costruito tutto, pezzo dopo pezzo, giorno dopo giorno, con la pazienza e la determinazione di chi sa che il talento, da solo, non basta. Ogni miglioramento nel suo gioco – il servizio, il gioco a rete, la gestione dei momenti difficili – è visibilmente frutto di lavoro, studio, sacrificio. Perché per essere i più forti, bisogna arrivare ad essere i più completi. Solo così si toccano le vette più alte. E bisogna diffidare da chi propina scorciatoie. Questo aspetto Jannik Sinner lo ha compreso essendo in lui stesso connaturato. 

Testimonianza vivente del messaggio secondo il quale non basta essere bravi e che bisogna diventarlo, Sinner è stata la risposta a chi crede che la ricetta sia quella della gratificazione immediata,  ricordando che il successo vero è un percorso lento, fatto anche di sconfitte, silenzi, scelte difficili. 

In un’epoca che premia spesso l’esuberanza, l’egocentrismo, l’autoproclamazione e l’ostentazione,  Sinner mostra che si può arrivare in cima anche rimanendo fedeli a sé stessi, contrapponendo la fermezza ai voli pindarici di chi nasconde le sue insicurezze sul campo di gara. E che il rispetto – per gli altri, per il gioco, per le regole – non è debolezza, ma una forma altissima di forza.

 

Il valore del team: vincono sempre le persone, non i personaggi

Una delle immagini più belle delle sue vittorie è il modo in cui condivide il traguardo con il suo team. Non lo fa per convenzione, ma per convinzione. La scelta di coach Cahill e Vagnozzi è stata strategica e umana allo stesso tempo: ha creato intorno a sé un gruppo solido, competente, ma soprattutto coerente. Niente sovraesposizione mediatica, niente teatrini. Solo lavoro, fiducia reciproca, obiettivi comuni.

Un’altra lezione sottile, ma fondamentale: il successo non è mai individuale. Anche nei percorsi più solitari, come il tennis, c’è sempre una rete invisibile di persone che ti aiutano a tenere la rotta.

 

La compostezza emotiva: vincere senza umiliare, perdere senza giustificarsi

Che vinca o perda, lo abbiamo scritto, Jannik non cambia espressione. Non è apatia, è controllo. È rispetto per l’avversario e per il gioco. Probabilmente non lo vedrai mai urlare contro l’arbitro, cercare scuse, mettersi al centro della scena. Non perché non abbia emozioni, ma perché le governa. E questo, nel tempo dei social dove tutto deve essere spettacolo, è un atto educativo fortissimo. Non è un robot, è un uomo che ha imparato a stare in campo – e forse anche nella vita – con dignità e maturità.

Un modello per i giovani, ma anche per gli adulti

Oggi in tanti dicono “Sinner è un esempio per i giovani”. Ed è vero. Ma forse, prima ancora, Sinner è un esempio per gli adulti. Perché dimostra che si può educare con l’esempio e non con le prediche, che si può crescere senza bisogno di apparire, che si può comunicare forza senza aggressività. È un giovane che ha scelto di essere solido piuttosto che appariscente. E ci ricorda, anche a chi è più grande di lui, che le fondamenta contano più della facciata.

Jannik Sinner sta scrivendo pagine importanti nella storia del tennis italiano e mondiale. Ma sta facendo qualcosa di più raro e prezioso: ci sta insegnando che si può essere vincenti senza essere arroganti, ambiziosi senza essere ossessionati, forti senza essere prepotenti. E che semmai, la propria forza va dimostrata prima di tutto nel saper assestare colpi vincenti nel momento giusto. Anche da fondo campo. 

La vittoria di Wimbledon, in fondo, altro non è che la punta di un iceberg sotto al quale rimangono più o meno celate tutta una serie di fasi e sfaccettature emotive della timeline del campione altoatesino. Una storia fatta di tanti momenti e da considerare come una sorta di invito a conoscerla per trarne ispirazione. Un invito esteso a chiunque voglia praticare sport ad alti livelli, ma non solo. A riscoprire una bellezza più profonda, quella che nasce dalla serietà, dal rispetto e dalla coerenza.



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