“Calcio, startup, intelligenza artificiale e Slovenia”, tutto il talento e le passioni di Marta Basso.
di STEFANO RAVAGLIA
Giovane imprenditrice seriale, content creator originale e instancabile, appassionata di calcio sfegatata interista, e persino sommelier. Marta Basso da Vicenza, è un vero e proprio vulcano. Con lo sport che accompagna sempre i suoi pensieri e una grande attenzione al mondo dell’intelligenza artificiale (tema su cui è intervenuta persino alla Camera dei Deputati), anche su come può essere applicata al pallone. Da qualche mese, anche “azionista” di una innovativa e ambiziosa squadra di serie B in Slovenia. Insomma, tanto di cui chiacchierare con lei…
Marta, come nasce la tua passione per lo sport? “Principalmente per colpa di mio nonno materno Guido, appassionato di calcio. Ne parlavamo sempre. Mia mamma poi mi ha sempre fatto fare sport, ci teneva, potevo scegliere cosa volevo fare e in quell’anno l’avrei fatto. La famiglia di mio padre poi ha una certa passione per il basket, quindi diciamo che è stata l’unione un po’ di tutte queste cose nonostante non ci fossero atleti professionisti in famiglia”.
E nel lavoro, hai sempre desiderato essere imprenditrice? Avere una realtà tutta tua? “No, anche se avrei dovuto, sarei stata più onesta con me stessa. Non era una opzione di cui si parlava quando ho finito l’università, a meno che tu non fossi figlio di qualcuno che possiede un’azienda. L’ho capito nel tempo e non escludo che possa andare diversamente in futuro, però mi trovo in questa situazione in questo momento ed è una cosa che mi sta come le scarpe!”
Come si legano sport e intelligenza artificiale, il tuo campo? “Il calcio più che la AI generativa che non è nemmeno così rilevante, lo vedo più sull’intelligenza artificiale preventiva. Ci sono già degli applicativi che riescono a fare questo tipo di analisi, per esempio nel campo degli infortuni. Francamente è impossibile che sia demandato tutto solo al sapere umano, così come l’analisi delle performance. Si dice sempre che se uno fa la vita da atleta sta meglio, ma magari non è l’unica risposta. Ci sono una serie di altri fattori che riguardano la performance del calciatore. Probabilmente anche sulla parte degli arbitri – e faccio una provocazione bella e buona – al netto del buon senso mi chiedo se forse una decisione di un robot sarebbe meno emotivamente condizionata rispetto a un arbitro di campo. Il tema è solo uno: che l’arbitro di campo deve essere bravissimo per poter allenare questo robot. La cosa grave che vediamo su Chat GPT, da quando esistono i contenuti sintetici, è che anch’essi rispetto a quelli di due anni fa sono più brutti. Si allenano su altri contenuti sintetici”.
Quali similitudini e analogie cogli tra squadra e azienda? “La gran parte delle aziende chiama come motivatori degli ex sportivi e non è un caso. Perché quello che ti insegna uno spogliatoio o essere appassionati di sport da fuori, fa emergere delle cose che paiono chiare in quel mondo ma che nelle aziende fatichiamo a comprendere. C’è tanto da mutuare, non solo per il concetto di squadra, il più facile da traslare, ma anche del singolo: di quanto cioè sei importante in un contesto e quanto poi nessuno sia indispensabile. Altra cosa è il valore della costanza, l’importanza anche di farsi vedere e comparire e nello sport a meno che tu non sia Maradona, non ce la fai a fare un certo tipo di performance se non ti alleni e non sei costante. Io sono anche un po’ contraria a questa etica della performance e basta però se uno vuol fare carriera o diventare un professionista è ovvio che ci voglia la costanza e non lo dico io”.
Parliamo di due club che ti stanno a cuore: uno è il Tabor Sezana, anche tu hai sottoscritto una quota del loro azionariato popolare. Come mai e che cosa ci vedi in questo bel progetto? “Avevo visto questa opportunità del Tabor più o meno sei mesi prima di quando ho deciso di investire. C’è sempre un budget predefinito per investire, sono asset a rischio alto. Se io non mi metto un limite il rischio è che diventi come giocare al gratta e vinci, se non ti dai un limite diventi ludopatico. A tutti piacciono le novità nel nostro lavoro e che ci danno la possibilità di guardare altri mondi. Ho investito a maggio la metà della cifra che avevo inizialmente pensato, perché io ho una passione sfrenata per la Slovenia ma al di là di questo bisogna guardare i dati: per motivi storici rispetto alle altre ex repubbliche slave cresce più rapidamente, si è avvicinata più velocemente agli standard occidentali. Ha un tasso di natalità più alto del nostro ed è un paese che ha sempre investito una valanga di denaro nello sport. Com’è possibile che la Slovenia con una popolazione così piccola abbia partorito, ciclisti, cestisti e via dicendo? Questo è figlio probabilmente delle politiche di Tito che come ogni buona dittatura che si rispetti mette lo sport al centro della sua storia. Ha regole di gestione dei campionati diverse dalle nostre e quindi ci permette di fare operazioni che altrove sono più difficili da fare. Un elemento che a me piace particolarmente poi è che investire in una squadra slovena è investire in un club che è a un minuto dal confine italiano. Questo vuol dire che un tifoso straniero che arriva a Venezia, poi va a Trieste e da lì si può muovere verso Vienna o la Croazia, trova questa cosa nel mezzo che è attaccata all’Italia. Le ambizioni sono tante, al di là del fatto di andare in Champions League, è posizionarsi come una delle maggiori squadre slovene sostenibili con però delle regole e una economia che cresce a differenza della nostra. Lo step successivo sarebbe magari quello di investire su una squadra africana…”
Da ultimo, il Vicenza… sappiamo che ti piacerebbe acquistarlo un giorno, impresa impossibile? “In questo momento il Vicenza non viaggia in acque sportivamente tranquille, ma Renzo Rosso, l’attuale proprietario, è un drago, potrei solo comprare una parte. Per cui è unan cosa lontana. Non è un asset con un valore particolarmente alto. Mi auguro di non riuscire a prenderlo perché vuol dire che cresce talmente tanto che sarà costosissimo e magari se dovesse essere così ci avvicineremo o con il Tabor o una squadra satellite della provincia. Ma mi piacerebbe essere certamente coinvolta maggiormente!”