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Cultura

Maglie che “raccontano valori”. L’intervista a Marco Arcese Pescara Calcio Academy

Redazione Quarto Posto
19 Agosto 2025
  • copiato!

di FRANCESCO MAFERA 

In un tempo in cui lo sport giovanile è sempre più contaminato da pressioni esterne, sponsor invadenti e aspettative sproporzionate, c’è chi sceglie di tornare all’essenza: educare attraverso il gioco. Marco Arcese, figura di riferimento nella Pescara Calcio Academy, ha lanciato un’iniziativa coraggiosa e simbolica. Sulle divise dei giovani atleti non ci saranno più loghi commerciali, ma messaggi educativi ben visibili, rivolti a bambini, genitori e allenatori.

Un gesto forte per riaffermare che lo sport è, prima di tutto, formazione umana. Lo abbiamo intervistato per capire meglio il significato di questa scelta e le sue implicazioni nel mondo delle scuole calcio.

L’iniziativa delle maglie con messaggi educativi ha colpito molti: da dove nasce questa idea?

Abbiamo selezionato frasi semplici ma dirette, come rispettare l’arbitro, rendere l’errore una cosa normale e utile alla crescita personale, l’importanza dell’impegno al di la del risultato. Ognuna nasce da esperienze reali vissute sul campo. Personalmente, sentiamo tutti vicini non abbiamo uno specifico, tutti hanno importanza. 

In un mondo dove gli sponsor dominano la scena per esigenze commerciali è stato difficile prendere una posizione così netta? Oppure, visto il sempre crescente orientamento delle partnership verso il sociale ha riscontrato una maggiore semplicità nel poter affermare questa iniziativa? 

È chiaro che oggi il mondo dello sport è fortemente legato alla componente commerciale, ma proprio per questo riteniamo importante dare anche un segnale culturale. Fortunatamente, molti partner hanno compreso la visione educativa che c’è dietro e l’hanno sostenuta, perché anche le aziende oggi sono sempre più sensibili ai temi sociali. 

Come hanno reagito i bambini, i genitori e gli sponsor di fronte a questa scelta? 

La risposta è stata molto positiva. I bambini si sono sentiti protagonisti di un messaggio, i genitori hanno colto il valore educativo del gesto e molti sponsor hanno visto coerenza e serietà nel nostro approccio, anche ai camp all’estero abbiamo avuto grandi risposte in merito. 

Il messaggio sul “rispetto dei genitori nei confronti del gioco” è molto forte. Può spiegarci cosa intende e che problemi ha riscontrato in questo senso? 

Purtroppo capita spesso che siano proprio gli adulti a rovinare l’esperienza sportiva dei bambini. Pressioni, urla, critiche agli allenatori o all’arbitro: tutto questo toglie serenità ai ragazzi. Il messaggio è rivolto ai genitori, affinché comprendano che il loro ruolo è quello di sostenere, non di interferire. 

Secondo lei, cosa dovrebbe fare oggi una scuola calcio per essere davvero un luogo di formazione, oltre che sportiva, anche umana? 

Una scuola calcio deve essere prima di tutto un ambiente sano, dove si insegna il rispetto, la collaborazione, la gestione delle emozioni. Servono tecnici formati non solo a livello sportivo, ma anche educativo. E serve una progettualità che guardi al bambino, non solo all’atleta. Bisogna lasciare l’importanza del sogno ad ogni bambino. 

Pensa che questa iniziativa possa essere replicata da altre società? Ha ricevuto riscontri da altre academy o club?

Sì, ci auguriamo che questa iniziativa possa ispirare anche altri. Crediamo che condividere buone pratiche sia il primo passo per migliorarci e migliorare. 

Che ruolo giocano oggi i social e la tecnologia nell’educazione sportiva dei ragazzi? E come si può trovare un equilibrio?

I social possono essere un’opportunità se usati con criterio tutto ha un equilibrio, ma spesso diventano fonte di pressione o distrazione o distorsione. Serve educazione anche in questo: aiutare i ragazzi a vivere il proprio percorso sportivo in modo autentico, senza inseguire modelli irrealistici, puntare sulla realtà e non solo sull’immagine. 

Qual è il suo messaggio per i genitori che vivono il calcio dei figli con troppa pressione o aspettative?

Ricordate che il calcio deve essere un piacere, non un obbligo. I bambini devono giocare per passione, non per soddisfare i sogni degli adulti. Lasciateli sbagliare, divertire, crescere con i propri tempi. Il vero successo è che continuino ad amare lo sport. 

Guardando al futuro: quali altri progetti ha in mente per rafforzare i valori nello sport giovanile?

I progetti sono tanti, come sempre, progetti che riguardano sia gli allenatori che le nostre academy: Puntiamo a  coinvolgere famiglie e staff tecnico in un percorso condiviso. Inoltre, vogliamo ampliare la rete con le nostre academy sul territorio, per costruire un modello di crescita integrata, dentro e fuori dal campo.

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