Il calcio fa bene? Dati, scenari e qualche risposta in un convegno firmato AIC
di FRANCESCO MAFERA
Il calcio è davvero salutare? Una domanda questa che suggerisce più alternative di risposta. Se inteso come elemento naturale indispensabile al nostro organismo, potremmo sicuramente affermare che una sua carenza non gioverebbe di certo alla nostra salute. Ma se invece parliamo di disciplina sportiva è altrettanto possibile dare una risposta univoca? Proviamo a fornirla noi ai nostri lettori in attesa del convegno che si svolgerà il prossimo 9 settembre nella Sala Conferenze dello Stadio Olimpico e promosso da AIC.
Un evento nel quale verranno sviscerati dei dati fondati su precisi studi e ai quali potranno riferirsi anche i relatori che interverranno nel corso del pomeriggio. Dei contributi in grado di restituire un quadro il più possibile fedele alla situazione attuale.
Il calcio fa bene? Ai posteri l’ardua sentenza
La giornata che come titolo si pone il suddetto quesito, tenterà di spiegare in modo approfondito l’incidenza della pratica sportiva sulla salute dei calciatori. Ad inaugurarla ci sarà Diego Nepi Molineris, Amministratore Delegato di Sport e Salute, che cercherà di evidenziare l’importanza di un confronto fondato su dati clinici e epidemiologici nel quadro dell’attività sportiva professionistica e della medicina preventiva.
La osteoartrosi nei calciatori professionisti
Sarà anche la volta della Prof.ssa Maria Chiara Vulpiani, specialista in Ortopedia e Traumatologia all’Università Sapienza di Roma, ad approfondire un altro tema: quello relativo all’incidenza dell’osteoartrosi tra i calciatori. Una problematica di cui si è già riscontrata la presenza su ex calciatori che hanno praticato per circa 14 anni, con una prevalenza di osteoartrosi alle caviglie del 5,7 % in quella di destra e del 6 % in quella di sinistra. In un altro campione britannico di 248 ex professionisti, il 49 % aveva osteoartrosi a una caviglia, il 29 % in due e il 15 % in tre o più articolazioni; l’11 % riguardava la caviglia destra e il 6 % quella sinistra. Dati che testimoniano come il carico fisico e i microtraumi articolari durante la carriera possano avere conseguenze di lunga durata.
Lo studio epidemiologico AIC: le cause di morte tra ex calciatori
L’evento, che vedrà la partecipazione di molti professionisti provenienti dai vari rami del settore sanitario per analizzare le criticità del post carriera da varie angolazioni, avrà tuttavia come obiettivo quello di concentrare il proprio focus sulle cause di morte degli ex atleti professionisti della disciplina calcistica. La Prof.ssa Emanuela Taioli, direttrice dell’Istituto di Epidemiologia al Mount Sinai School of Medicine, assieme al Dott. Walter Della Frera (Commissione medico‑scientifica FIGC nonchè consulente medico AIC) e al Dott. Piero Volpi (Responsabile Area Medica FC Internazionale Milano, Humanitas), illustrerà dati sulla mortalità post-carriera. Una ricerca che trae ispirazione dai casi più noti come quelli di Gianluca Signorini, Stefano Borgonovo, Sinisa Mihajlovic e Gianluca Vialli e che puó già trovare conferma nelle statistiche riportate da una fonte bibliografica ricorrente in questi ultimi tempi, ovvero lo studio pubblicato dal New England Journal of Medicine nel 2019 e condotto su 7.676 ex calciatori scozzesi, in confronto alla popolazione generale.
Una disamina che ha portato a stabilire la vera entità del problema a partire dalle cause di mortalità negli ex atleti e la relativa incidenza per ciascuna di esse. Si è così riscontrata una mortalità complessivamente più bassa per malattie comuni come ictus e tumori al polmone ma una maggiore mortalità per malattie neurodegenerative, in particolare Alzheimer, con una ridotta presenza di Parkinson. Un dato in lieve controtendenza rispetto a quello riportato da altri studi che, anche non restituendo uno scenario allarmante, offrono delle stime comunque al rialzo con rischi ancora maggiori: fino a 3–3,5 volte in più per Alzheimer, Sla e Parkinson.
A corroborare tale aspettativa anche uno studio svedese effettuato su un campione più che rappresentativo di 6.007 calciatori d’élite e che ha mostrato un rischio aumentato di +50 % (HR 1,5) di sviluppare malattie neurodegenerative rispetto ai controlli (9 % contro 6 %). Per l’Alzheimer, il rischio era aumentato del 62 % (HR 1,62). Ciononostante, la mortalità generale rimaneva più bassa, suggerendo comunque un effetto protettivo dovuto all’attività fisica e alla forma cardio-metabolica preservata nei calciatori. Un aspetto certificato statisticamente come vero e proprio punto di forza in relazione alle conseguenze di una carriera sportiva prolungata, anche ad alti livelli.
Il calcio, il benessere e l’invecchiamento
Infine, il Prof. Fabrizio Perroni dell’Università degli Studi di Urbino affronterà gli aspetti positivi della pratica del calcio sulla salute e sull’invecchiamento, partendo dal fatto scientificamente dimostrato che, anche in età avanzata, il calcio – inteso come attività fisica strutturata – porti con sé notevoli benefici: studi sul calcio per anziani (63–75 anni) hanno infatti dato prova di un miglioramento della capacità aerobica, della forza muscolare e della mineralizzazione ossea già dopo 4 mesi e un ulteriore +3 % è stato osservato fino a 12 mesi.
Ció a dimostrazione del fatto che, in definitiva, i dati emersi evidenziano un quadro complesso ma ben delineato e nel quale ci sono comunque dei benefici generali come la minore mortalità legata a cause comuni e una miglior forma fisica nel lungo periodo. Questo anche grazie al ruolo protettivo su metabolismo, ossa e capacità funzionale, anche nella terza (e quarta) età. Di contro potrebbero insorgere delle malattie neurodegenerative tra gli ex atleti, i cui rischi sembrano essere in aumento, oppure delle patologie muscolo‑scheletriche come l’osteoartrosi di cui si è rilevata una presenza significativa soprattutto dopo una carriera intensa.
Motivo per il quale l’intero percorso – dalla carriera agonistica al post-carriera deve essere sorretto da strategie mediche e di prevenzione strutturate, a tutela della salute di chi ha dato tanto al calcio. In tal senso interverrà anche Umberto Calcagno, Presidente dell’Associazione Italiana Calciatori che andrà a chiudere la schiera di contributi all’interno di un pomeriggio nel quale si potranno eventualmente scoprire ulteriori contenuti, in un appuntamento ormai prossimo che si terrà tra poco più di un paio di settimane.