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Cultura

Giorgio Armani, uno stile che ha in-“vestito” anche lo sport

Redazione Quarto Posto
5 Settembre 2025
  • copiato!

di FRANCESCO MAFERA

All’età di 91 anni, Giorgio Armani ci ha lasciato. La frase della notizia sulla morte del celebre stilista italiano recita più o meno così. E per riportare il fatto, basterebbe questo. 

Basterebbe, ma non sarebbe giusto, in quanto non renderebbe merito alla storia di un personaggio che è stato davvero grande per ció che ha fatto, rappresentato, ma soprattutto espresso. 

In tutte le sue forme, in ogni sua declinazione di tendenza. E allora, ecco che riformuliamo la frase: Giorgio Armani ci ha lasciato, in eredità, un patrimonio valoriale e socioculturale di grande impatto. Estetico e visivo. Che ha ridefinito i canoni della bellezza. In un moto di stampo rivoluzionario, ma pur sempre attraverso il fascino dello stile inteso come classe sopraffina sia a livello umano che professionale. 

Lo stesso approccio non funzionerebbe neppure con la frase “Giorgio Armani si è spento all’età di 91 anni”. Poiché la luce della sua arte sarà intramontabile. Immortale come i segni lasciati da chi ha illuminato col suo artistico carisma la scena di ben 3/4 di secolo di storia della moda, rappresentando un simbolo inconfondibile nell’ immaginario collettivo di chi lo ha seguito e a lui si è ispirato. 

EA7 iconico anche nello sport 

Per Giorgio Armani il mondo della moda non è stato l’unico punto di riferimento della sua vita. La passione per l’estetica che ha connotato la sua persona e la sua cultura di uomo di mondo, lo hanno trasportato ad espandere la sua visione anche verso altre dimensioni: una di queste lo sport che per lui è sempre stato un qualcosa di più della semplice competizione. Il gesto, il ritmo, la bellezza in movimento sono state delle chiavi di lettura della realtà che hanno sospinto il suo sguardo ogni oltre delimitazione ordinaria, diventando l’estensione naturale del suo immaginario del mondo: sobrietà, essenzialità, eleganza senza forzature. E forse è anche per questo che ha scelto di legare il suo nome ad alcune delle realtà sportive più importanti del nostro paese. Non per strategia, ma per affetto e autentica passione.

Armani-Milano: il primo grande binomio vincente 

Il suo primo legame profondo è con il basket. Fin da ragazzo, andava al Palalido di Milano con il fratello Sergio a tifare Olimpia Milano. Era il basket degli anni ’50 e ’60: parquet vissuti, maglie larghe, pubblico caldo, ma rispettoso. Giorgio non dimenticò mai quelle atmosfere. Le portava dentro come si portano i ricordi familiari, quelli che segnano. A tal punto da diventare un modello di ispirazione creativa. 

Un uomo che ha attraversato intere epoche di quelle misurabili in termini socio culturali, tagliando trasversalmente tutto il ventesimo secolo, tanto che da quelle magiche stagioni, quelle del grande boom, del nuovo rinascimento novecentesco, di anni ne sono poi trascorsi lo stesso numero di quelli vissuti agli albori della carriera. Si è arrivati così al 2008, quando dal boom si è passati al default. 

Il momento in cui quel legame personale lo spinse a diventare il principale sostenitore e poi proprietario di una delle maggiori espressioni della Milano sportiva. Quella del basket che ha preso il suo nome e oggi appunto nota come EA7 Emporio Armani Olimpia Milano.

Non il momento storico più opportuno e appropriato per le ambizioni di un grande industriale. Ma del resto, gli uomini di successo sono fatti di tutt’altra pasta rispetto all’individuo comune: sono visionari anche quando tutto sembra volgere al peggio, vedono l’opportunità nella difficoltà. Perché l’ apparenza inganna, si. Ma solo i mediocri: e lui non lo era, non lo è mai stato. Per giunta, rileva l’Olimpia senza aspettare il fallimento e sceglie di investire (una decina di milioni), invece che comprare a niente. Perché Armami è stato grande proprio per questo: ha sempre saputo dare il giusto valore alle cose e il capitale non è mai stata la sua unità di misura principale. 

Ecco quindi l’inizio di una epopea con la Milano della pallacanestro dove quello di Giorgio non fu mai un coinvolgimento superficiale. Perchè la passione, quando è vera, è qualcosa che ti travolge. E nel suo caso era anche più forte, probabilmente perchè trasmessa per linea diretta dalla sorella Rosanna, ex giocatrice di basket. E così, nel bene o nel male, lo trovavi quasi sempre presente a bordo campo, quando gli impegni lavorativi lo consentivano, per salutare e stare accanto ai suoi giocatori. Anche perché la cultura sportiva caratterizzava il suo stile, aiutandolo anche a travalicavare i confini di quello stesso mondo grazie a delle partnership che non avrebbe forse potuto mai raggiungere se non attraverso quella esperienza. 

Per lui, vestire una squadra voleva dire darle anche un’identità. Dare stile alla fatica, forma alla dedizione. Con Armani, l’Olimpia non solo torna ai vertici del basket italiano ed europeo, ma ritrova anche un’immagine forte, credibile, riconoscibile. La vittoria dello scudetto nel 2014, poi nel 2016, 2018 e ancora nel 2022, è per lui più che un trionfo sportivo: è il coronamento di un sogno coltivato in silenzio, con amore e coerenza. “Lo sport, come la moda, è disciplina e armonia,” disse in un’intervista. “Quando è fatto bene, è una forma d’arte”. Una presenza discreta la sua, su quella poltroncina che da oggi non sarà più occupata ma che non rimarrà vuota dato che il suo ricordo continuerà ad aleggiare in quei metri quadri ai margini del perimetro del Mediolanum Forum di Assago. Magari per dare ancora quella spinta in più che serve alle ambizioni di una squadra affinchè incarni lo spirito del suo stesso patron. 

La passione nerazzurra di un uomo di portata Inter-nazionale

C’è stata in effetti anche un’altra passione per Giorgio Armani. Una passione che lo stilista coltivava da sempre: il calcio. Poliedrico per sua stessa natura, il suo nome è stato più o meno direttamente  legato a quello di grandi squadre. Come all’Inter di cui era notoriamente tifoso. Da uomo riservato, ha sempre seguito le sorti della beneamata senza clamore, con lo stesso stile con cui ha attraversato la moda: senza mai alzare la voce. Ricordava con emozione la notte del 22 maggio 2010, quando l’Inter di Mourinho vinse la Champions League, completando un leggendario Triplete. “Sono momenti che restano — disse — non per la coppa in sé, ma per quello che rappresentano: il lavoro, la squadra, il sacrificio che diventa vittoria”. Sapeva sempre come congedarsi, perché forse, in fondo, da uomo di successo quale è stato, nascondeva saggiamente il segreto di chi sa quanto questo costi fatica e sia effimero nel regalarti attimi di profonda gioia prima di scivolare via come qualcosa difficile da difendere nel tempo. 

Il cielo azzurro sopra Wembley con il suo marchio di fabbrica 

Armani che ha avuto perfino l’occasione di imprimere le orme della sua storia e del suo passaggio in uno dei momenti più grandiosi del nostro calcio recente: nel 2021 la sua maison firmò infatti le divise formali della Nazionale Italiana per Euro 2020. E tutti noi ricordiamo bene come andó a finire. 

Perchè le eccellenze sono tali anche nella loro abilità di scegliere l’attimo giusto per legarsi ad altri team di successo in momenti irripetibili e che passano alla storia. Momenti Indelebili come la sua firma posta non in modo casuale: l’outfit selezionato non era la classica maglia da gioco, ma ciò che i calciatori indossavano fuori dal campo, ovvero i completi ufficiali. Come molti sportivi ricorderanno o avranno notato, Il design era sobrio ed elegante: giacca blu notte, profilo pulito, il tricolore nascosto all’interno del colletto, quasi come un segreto da custodire con orgoglio.

Per Armani, quello di dare il suo contributo agli azzurri non era un semplice incarico. “Vestire la Nazionale è un atto d’amore verso il mio Paese,” dichiarò. E in quella frase c’era tutta la sua visione: un’Italia che si presenta al mondo con misura, con classe, con orgoglio silenzioso. E che proprio per questo poi ha successo. 

L’immagine dei giocatori – da Chiellini a Donnarumma, da Jorginho a Insigne – che scendono dall’autobus o posano sul prato di Wembley in completo Armani è diventata iconica. Perchè per un momento che non si verificava da 53 anni, non poteva che essere l’occasione giusta per diventare

icone dello sport attraverso il più importante dei marchi dell’eccellenza italica. Mai momento poteva essere quello migliore per l affibbiare il proprio simbolo ad un’Italia vincente, dentro e fuori dal campo. Nel suo modo così improvviso, stravagante e geniale di emergere nei momenti di crisi, come solo gli azzurri sanno fare. In quel proverbiale connubio di genio e sregolatezza che ci ha sempre contraddistinti. Ma pur sempre con garbo. Come la storia di un grande uomo e imprenditore ci insegna. Un modus operandi che lui stesso ha saputo imporsi nel suo essere studioso di usi e costumi, senza strafare e celebrando la vittoria nel più adeguato dei modi. 

E quando gli Azzurri alzarono la coppa dopo una finale drammatica contro l’Inghilterra, anche lo stile aveva avuto il suo trionfo. Un’eleganza che non era apparenza, ma sostanza a tutti gli effetti. 

 Da Londra a Pechino: la linea estate – inverno che ha segnato un decennio di Italia ai Giochi Olimpici 

Giorgio Armani, tra le altre cose, ha firmato le divise ufficiali della nazionale italiana per diversi eventi sportivi internazionali, inclusi i Giochi Olimpici. Attraverso il suo brand EA7 Emporio Armani, lo stilista ha cercato di realizzare completi che unissero eleganza italiana e funzionalità tecnica, spesso caratterizzati da dettagli simbolici come il testo dell’inno nazionale stampato all’interno delle giacche. Le divise, utilizzate sia in occasione delle Olimpiadi estive che invernali, sono state il riflesso identitario dello sport italiano con linee pulite, colori sobri (bianco, blu, nero) e un tocco di stile tipicamente Armani, celebrando l’orgoglio nazionale anche fuori dal campo di gara. 

Adesso, dopo Londra 2012, Sochi 2014, Rio 2016, PyeongChang 2018, Tokyo 2020 (2021) e Pechino 2022, Armani è stato confermato anche per Milano-Cortina 2026, le prossime Olimpiadi invernali che si terranno in Italia. E non poteva essere altrimenti: per Il giusto coronamento di una carriera che merita di essere celebrata come si deve, proprio nel paese di origine dello stilista, in onore di un personaggio di portata mondiale come quegli stessi giochi nei quali le nostre rappresentative hanno acquisito spessore proprio grazie al suo marchio. 

Il legame tra Giorgio Armani e lo sport è stato dunque un filo sottile ma resistente, che ha unito passione e rigore, sentimento e forma. Che si tratti di un pallone da basket o di un campo di calcio illuminato dalla gloria, lo stile Armani è sempre riconoscibile: silenzioso ma presente, sobrio ma indelebile.

Come un gesto tecnico perfetto. Come una vittoria conquistata con classe. Perchè come diceva proprio lui: l’eleganza non è farsi notare, è farsi ricordare. E la vittoria che ti fa ricordare è quella sana, quella che non a caso è stata confacente a lui, fino all’ultimo giorno. 

 

 




 

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