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Cultura

Coach di Quartiere: la best practice sportiva che attiva un Circolo Virtuoso per bambini, giovani e territori

Redazione Quarto Posto
8 Ottobre 2025
  • copiato!

di MARTA MULE’

Permettere ai bambini di fare sport gratuitamente all’aperto e generare un impatto positivo sul territorio: con questo doppio obiettivo nel 2020 nasce Coach di quartiere da un’idea di Claudio Massa. Un anno difficile che ha dato la spinta decisiva per avviare questa iniziativa, che da allora è cresciuta nei partecipanti e si è diffusa in diverse località italiane. Il progetto offre ai più piccoli la possibilità di incontrarsi per svolgere attività sportiva sotto la supervisione dei coach, giovani volontari che scelgono di contribuire alla causa sociale e di fare un’esperienza formativa nella propria comunità.

“L’obiettivo era da un lato quello di avvicinare i bambini allo sport e metterlo a loro servizio come strumento di crescita e di evoluzione personale; dall’altro lato quello di stimolare gli adolescenti tra i 16 e i 18 anni a mettersi in gioco”, spiega Claudio Massa. “Abbiamo iniziato a Dalmine e Lodi, ma fin da subito per noi doveva essere un format replicabile con la possibilità di massimizzare l’impatto sociale. Oggi siamo in dodici città, più altre due città in attivazione (Cagliari e Sesto San Giovanni). Dal 2020 ad oggi abbiamo attivato più di quattrocento volontari e abbiamo superato i duemila bambini coinvolti”.

Coach di quartiere intercetta i bambini tramite la scuola e si rivolge principalmente a coloro che vivono in un contesto socio economico di particolare di fragilità che li porta a non poter praticare sport o ad averne particolare bisogno. I coach, invece, sono ragazzi che non devono avere una preparazione specifica: loro si candidano e, una volta individuati, faranno un corso di formazione con l’obiettivo di acquisire non tanto competenze sportive, ma quegli strumenti che gli consentiranno di divertirsi insieme ai bambini e di operare in sicurezza. Tutti i coach sono poi coordinati dal playmaker, l’educatore professionale che gestisce i volontari e le relazioni con le famiglie.

“Coach di quartiere diventa un gruppo sociale dove i giovani si confrontano, sviluppano relazioni sociali, si approcciano al mondo del lavoro”, prosegue Massa. “Laddove il progetto è attivo da almeno tre anni il ciclo è continuo: l’attività parte in primavera, continua nei centri estivi, poi nei parchi in autunno e nelle palestre in inverno. I servizi offerti sono sempre gratuiti con l’unica eccezione del centro estivo che ha un prezzo sociale ed è interamente dedicato ai bambini di coach di quartiere, in continuità col resto dell’attività annuale”.

Il metodo utilizzato per diffondersi sul territorio è quello del social franchising. “Oggi sulle dodici città in cui siamo, il 40% le curiamo noi, mentre le altre sono gestite da realtà locali che acquistano la licenza del social franchising per armonizzare il format. Facciamo incontri ogni due settimane, rispondiamo alle loro domande, seguiamo le fasi del progetto e diamo qualche input. Il gestore locale chiama per ricevere spiegazioni e supporto e noi condividiamo anche tutta la formazione dei playmaker e la parte legata alle consulenze”.

Coach di quartiere è un progetto in continua espansione ed è attivabile in tutte le città. “Le società sportive o gli enti di terzo settore che hanno voglia di fare lo stesso sul loro territorio ci possono contattare. Noi ci siamo per dare sostenibilità sociale ed economica all’iniziativa: ormai esistiamo da cinque anni e siamo la prova che si può fare. Ovviamente è rilevante il ruolo dei sostenitori, che sono sia i comuni, sia privati. Un esempio è la Fondazione di Comunità Milano che da due anni ci aiuta e ha contribuito al fatto che, in una città così socialmente critica come Milano, sia stata data continuità ad un progetto che oggi può andare avanti verso nuove sfide”.

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