IA&Sport tra innovazione, governance, numeri e opportunità
di FRANCESCO MAFERA
L’Italia ha la sua prima legge sull’intelligenza artificiale. Entrata in vigore da pochi giorni, la normativa rappresenta un tassello decisivo per il futuro digitale del Paese, con importanti ricadute anche nel mondo dello sport, in particolare per associazioni e società sportive dilettantistiche (ASD e SSD). Parallelamente, il dibattito sulla Superlega del rugby accende tensioni tra federazioni e atleti, mentre l’Istat fotografa un settore non profit sportivo in forte espansione, con dati che confermano il ruolo centrale dello sport nella coesione sociale.
IA nello sport: obblighi e opportunità per le ASD e SSD
Con l’introduzione della nuova legge sull’IA, le realtà sportive che utilizzano strumenti digitali avanzati – dal match analysis all’intelligenza artificiale applicata alla performance, fino all’automazione gestionale – dovranno fare i conti con nuove regole su trasparenza, responsabilità e tutela dei dati. Una nuova condizione e quindi anche una nuova consapevolezza per mettere a punto strategie efficaci ma adeguate nella gestione tecnica della parte sportiva.
Un doppio risvolto per le piccole realtá
Le associazioni e società sportive, spesso strutturate in modo semplificato e con risorse limitate, potrebbero trovarsi in difficoltà ad adeguarsi alle nuove prescrizioni, soprattutto in ambito privacy e accountability degli algoritmi. Tuttavia, la legge apre anche spazi di crescita: l’adozione regolata di tecnologie AI può ottimizzare la gestione interna, migliorare l’esperienza degli atleti e attrarre nuovi sponsor, sempre più attenti all’innovazione e alla compliance.
Rugby e Superlega: tensioni tra governance e libertà degli atleti
Sul fronte internazionale, è il rugby a catalizzare l’attenzione. Il progetto di una Superlega indipendente, portato avanti da alcuni club e investitori, sta suscitando reazioni forti da parte delle federazioni nazionali, che hanno scritto direttamente ai giocatori coinvolti per metterli in guardia da possibili sanzioni.
Il caso richiama da vicino quello già vissuto nel calcio, ponendo nuovamente la questione dei confini tra autonomia organizzativa degli atleti e centralità del sistema federale. Le implicazioni legali sono molteplici: contratti, diritti d’immagine, vincoli di tesseramento, ma anche la questione – oggi più attuale che mai – del ruolo delle leghe private nella definizione delle regole del gioco.
Numeri in crescita per lo sport non profit
In questo scenario di fermento giuridico e sportivo, arrivano i dati Istat a confermare l’ottimo stato di salute del settore non profit, dove lo sport è protagonista assoluto. Secondo l’ultima rilevazione, le organizzazioni attive nel comparto sportivo rappresentano la fetta più consistente del terzo settore in Italia, sia in termini numerici sia di partecipazione.
Questo trend, unito al crescente utilizzo di tecnologie e alla vivacità del dibattito internazionale, impone al legislatore e alle istituzioni sportive una riflessione: come coniugare regolazione, innovazione e pluralismo nell’ecosistema sportivo italiano?
In conclusione: quale futuro per il diritto sportivo?
Il diritto sportivo si trova oggi al crocevia tra esigenze di innovazione (come l’adozione dell’IA), tutela dell’ordinamento federale (Superlega), e valorizzazione delle realtà associative (numeri del non profit). La sfida sarà trovare un equilibrio normativo e operativo che non penalizzi le piccole realtà,
ma anzi ne rafforzi il ruolo, rendendole protagoniste del cambiamento.
La parola d’ordine? Governance consapevole. Perché lo sport, oggi più che mai, è anche una questione di diritto.