Rieti-Pistoia, la voce di chi c’era: il giornalista Leonardo Cecconi
di STEFANO RAVAGLIA
Leonardo Cecconi fa il giornalista per TV Libera, ed è il telecronista di LNP per le partite del Pistoia Basket. Così come a Rieti per Rieti-Pistoia, prima di quel maledetto post partita di domenica 19 ottobre, costato la vita a Raffaele Marianella colpito da un sasso lanciato da chi ha teso un agguato vile e infame.
Leonardo, cominciamo raccontando ciò che hai vissuto. “Durante la partita non ci sono tati screzi all’interno del palazzetto. E’ tutto un fatto di gemellaggi: Pistoia è gemellata con Cento che ha frizioni con Rieti, che a sua volta è gemellata con Scafati. Proprio a Scafati i pistoiesi sono stati oggetto di una sassaiola due anni fa, e lo scorso anno in A1 le due tifoserie non sono state fatte venire in trasferta nei rispettivi palazzi. Qualcuno ha detto che poi i pistoiesi avevano avuto fuori degli screzi con la polizia ma il gruppo della Baraonda, quello principale del tifo pistoiese, è composto da ragazzi che non sono veri e propri ultrà, sono molto tranquilli”.
Quando vi siete resi conto di ciò che era accaduto? “Dopo la partita siamo andati a cena, a un certo punto mi ha chiamato al telefono Federico Leporati, uno dei fondatori della ‘Baraonda’ dicendomi che il pullman era stato attaccato e l’autista forse era morto. Siamo andati sul posto e quando siamo arrivati abbiamo trovato il cadavere dell’autista già coperto, insieme alle forze dell’ordine, Grande costernazione, ragazzi che piangevano, il cugino di Leporati mi diceva che di solito c’era lui al posto dell’autista. Raffaele, l’autista scomparso, era prossimo alla pensione, e aveva accompagnato il ragazzo più giovane che guidava. Era alle sue prime guide e quindi si è sentito di doverlo sostenere, di accompagnarlo, non avrebbe mai guidato lui, era lì solo da supporto”.
Un attacco bello e buono, non uno scontro. “No, non è stata una sassaiola, i colpi frontali sono stati gli unici. Si erano nascosti e appena è arrivato il pullman l’hanno colpito. Le foto che girano le ho fatte tutte io, e il fatto che il sasso fosse a punta ha fatto sì che sfondasse il vetro”.
E allora, come risolvere la questione? Le porte chiuse sembrano una maniera di voler fare giustizia sommaria. “Il discorso sarebbe lungo, ma un giro di vite in Italia non ci sarà mai, come per esempio fu fatto in Inghilterra con gli hooligans. Nel momento in cui permetti a un derby di calcio, Roma-Lazio, di continuare a farlo svolgere normalmente a porte aperte, cambiando orario dalla sera al giorno, con tutto ciò che succede, allora è normale che non si prenderanno provvedimenti di nessun genere nemmeno da altre parti. Chiudere il palazzo di Rieti è il classico chewing-gum messo lì su una parete che perde acqua. Tra l’altro non credo ci sia una netta separazione tra tifoserie di calcio e di basket: le tifoserie sopra le righe nel basket ci sono sempre state, come Varese o Cantù ma muovono un numero molto inferiore di tifosi, e questo comporta una dinamica diversa negli scontri”.
Foto scattata dal giornalista stesso
