Mauro Berruto, l’allenatore filosofo coach della Palestina
Di Marta Mulè
Ci ha insegnato lui che fare politica è prendersi cura di un pezzo di mondo facendo bene il proprio lavoro. Mauro Berruto, l’allenatore filosofo che ama l’arte e che crede ancora che lo sport possa cambiare il mondo, ha annunciato la sua prossima avventura che ha una grande valenza simbolica: a fine novembre tornerà ad allenare una squadra di pallavolo e non sarà una formazione qualunque, ma quella della Palestina. Dal 2010 al 2015 è stato tecnico della Nazionale italiana maschile, portando il tricolore sul terzo gradino del podio ai Giochi olimpici di Londra 2012 e vincendo due argenti agli Europei. Ha guidato giocatori simbolo dell’Italvolley come Ivan Zaytsev, Cristian Savani, Samuele Papi ed Emanuele Birarelli e dato spazio a giovani emergenti come Simone Giannelli, Simone Anzani, Luca Vettori e Matteo Piano. Ha sempre puntato sul lato umano oltre la tecnica, valorizzando la volontà più del talento, ispirando i suoi giocatori e mostrando loro il ruolo rivoluzionario dello sport. Ha scritto libri mettendo insieme Diego Armando Maradona e Michelangelo, Che Guevara e Muhammad Ali e, una volta smessi i panni del tecnico, ha portato avanti i suoi ideali diventando il promotore e il primo firmatario dell’inserimento del diritto allo sport nella Costituzione italiana. Il suo impegno non è finito qui: tra qualche giorno, a dieci anni di distanza dall’ultima volta, sarà di nuovo in campo “nel posto più simbolico e fragile che si possa immaginare”, come ha scritto lui stesso sui suoi canali social.
Berruto condurrà una serie di allenamenti con la squadra nazionale palestinese, corsi di formazione per allenatori e sportivi, e parteciperà a incontri istituzionali dedicati allo sviluppo dello sport e alla diplomazia sportiva. Un’occasione per portare un messaggio di pace e per parlare della Palestina per un motivo diverso rispetto ai bombardamenti e alla devastazione. Tutto questo grazie allo sport, straordinario strumento di dialogo e rinascita. La nazionale di pallavolo della Palestina è stata purtroppo decimata proprio come il resto della popolazione: in un’immagine che Berruto ha condiviso per raccontare questa iniziativa, si vedono alcuni giocatori in bianco e nero e sono quelli che oggi sono morti. Tra loro anche l’allenatore della squadra. Una foto straziante che ci ricorda che da troppo tempo niente è più normale in quella parte di mondo.
Non saranno alcuni giorni di allenamenti a cambiare la storia della nazionale palestinese, ma il gesto di Berruto ha un significato enorme perché permetterà a quegli atleti di tornare in palestra e di pensare solo e soltanto a come scegliere il tempo giusto per un muro o a come realizzare un’alzata perfetta. Tutto qui. Sarà un modo per tornare a vivere la pallavolo e per pensare al futuro, per immaginare un momento in cui non ci si dovrà più preoccupare per la propria vita, ma si potrà tornare a fare tutto con semplicità. Perché lo sport, anche e soprattutto nei luoghi più difficili del mondo, può e deve dare ancora dare speranza.
