Lo sport si conferma alleato per la prevenzione di tumori, ma l’Italia rimane ferma
di FRANCESCO MAFERA
Le abitudini nel nostro vissuto quotidiano hanno certamente un peso e a lungo andare lo hanno tanto in senso negativo quanto in senso positivo. Ed infatti, a volte, la differenza fra salute e malattia, fra fragilità e resistenza, sta in gesti che sembrano insignificanti: una passeggiata, una corsa leggera, mezz’ora di movimento al giorno. È quanto ribadisce l’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM), ricordando che l’attività fisica regolare può ridurre del 31% il rischio di morte per cancro e abbassare fino al 20% la probabilità di svilupparne uno.
Eppure l’Italia rimane ferma. Più di 20 milioni e 600 mila persone conducono una vita completamente sedentaria, un dato che pesa come un macigno sulla salute pubblica. Gli oncologi lo ripetono da anni: l’assenza di movimento favorisce la comparsa di tumori comuni e spesso aggressivi, come quelli del seno, del colon o dell’endometrio.
Sedentarietà e obesità: un problema che cresce
Nelle parole degli esperti, il movimento è una sorta di farmaco naturale: agisce sul metabolismo, sugli ormoni, sull’infiammazione. La sua mancanza, invece, si accompagna a condizioni sempre più diffuse come l’obesità, che coinvolge oltre l’11% degli italiani. Due facce della stessa medaglia che alimentano il rischio oncologico.
A bordo della Vespucci, dove la prevenzione diventa racconto
Per provare a cambiare le cose, negli ultimi mesi la prevenzione ha preso anche il largo. Il “Tour Mediterraneo” della nave scuola Amerigo Vespucci ha trasformato i porti italiani in piccole piazze della salute: medici che parlano con i cittadini, volontari che spiegano come si riconoscono i primi segnali, famiglie che ascoltano e fanno domande.
Secondo le stime del Ministero della Difesa, questa campagna ha avuto anche un ritorno economico significativo, ma soprattutto ha lasciato un segno: migliaia di persone, avvicinate con semplicità a un tema che spesso intimorisce.
Quando la prevenzione dipende da una scelta personale
Gli oncologi insistono: muoversi è fondamentale, ma non basta. La diagnosi precoce salva vite, eppure gli screening oncologici continuano a registrare adesioni troppo basse, soprattutto in alcune regioni. La Manovra ha stanziato nuove risorse per ampliare mammografie ed esami del colon-retto, ma il vero salto di qualità dipende ancora dalla decisione dei singoli cittadini.
Il movimento come compagno di cura
E poi ci sono loro, i pazienti. Chi combatte contro un tumore sa quanto il corpo possa diventare fragile, e spesso teme di “forzarlo” troppo. Ma la scienza racconta un’altra storia: l’attività fisica — quella giusta, calibrata — aiuta il cuore, rafforza i muscoli, sostiene le ossa e può persino attenuare gli effetti collaterali delle terapie.
Nonostante questo, solo il 4% dei malati riesce a mantenersi attivo secondo le indicazioni degli specialisti. È un numero piccolo, ma dietro ogni cifra c’è una storia, un percorso di cura, un tentativo di ricominciare a muoversi.
