Intervista a Nicolò Tomaselli, Briantea84, riferimento del basket in carrozzina
di EDOARDO CASATI
Nicolò Tomaselli è uno dei giovani volti della Briantea84, realtà che da anni rappresenta un punto di riferimento nello sport paralimpico italiano. Cresciuto dentro questa società – prima nelle giovanili e poi in Serie A – Nicolò ha trovato nel basket in carrozzina non solo un luogo di crescita sportiva, ma soprattutto un ambiente capace di formare persone, stimolare passioni e creare relazioni durature. La sua storia, iniziata quasi per caso e trasformata nel tempo in ambizione professionale, racconta il valore di un contesto che offre opportunità concrete e che lavora quotidianamente per diffondere una nuova cultura dello sport inclusivo. In questa intervista, Nicolò ripercorre il suo percorso, le sfide, le emozioni e la visione che lo guidano oggi, diviso tra impegni sportivi, università e obiettivi futuri sempre più ambiziosi.
Nicolò, come ti sei avvicinato al basket in carrozzina?
“È iniziato tutto quasi casualmente, i miei genitori sono venuti a sapere dell’esistenza di briantea da un amico. Da lì si sono informati meglio, mi hanno fatto fare una prova e da lì è iniziato il mio percorso in questo mondo”.
Qual è stato il momento o la motivazione che ti ha portato a iniziare questo percorso sportivo?
“Chiaramente, avendo iniziato da molto piccolo, all’inizio era semplicemente una cosa molto divertente, era un po’ il momento dello sfogo dopo la mattina a scuola. Con il tempo e soprattutto con la chiamata in Serie A le motivazioni sono cambiate, rimane ovviamente quella parte di divertimento e passione che c’era prima ma oltre a quello c’è il desiderio di fare di questa passione il mio lavoro”.
Che cosa significa per te far parte di una realtà come la Briantea84?
“L’esistenza di una realtà come Briantea è un’opportunità per tutti i ragazzi con disabilità di fare uno sport, cosa non purtroppo scontata. Per me ha significato molto non solo per l’opportunità che mi ha dato ma anche per gli incontri che nel tempo ho fatto grazie a Briantea, dall’ex presidente Alfredo Marson, che sempre ha dimostrato a tutti noi quanto tenesse a questa società, fino ai vari allenatori, compagni e anche avversari che nel tempo ho incontrato. Tutto ciò è stato ed è ancora oggi fonte di crescita sia a livello atletico che a livello umano. Si impara a collaborare in un gruppo, a conoscere persone da tutto il mondo e crescendo anche ad essere ispirazione per altri”.
Come descriveresti l’ambiente, il supporto e la crescita personale che ne derivano?
“Briantea è tuttora per me fonte di grande crescita che mi accompagna da praticamente tutta la vita. Aver avuto la possibilità di fare le giovanili e la Serie A nella stessa società mi permette di confrontarmi sempre con entrambi gli ambienti e questo favorisce un continuo confronto sia con le persone con cui sto lavorando ora ma anche con le persone che mi hanno guidato quando ero in giovanile. Quello di Briantea è un ambiente che mi ha permesso e ancora ora oggi mi permette di confrontarmi con grandi talenti di questo sport”.
Quanto è impegnativo mantenere un equilibrio tra basket, università e vita privata?
“Sicuramente non è facile e ancora oggi sto cercando di migliorare nel mantenimento di questo equilibrio. Chiaramente fino a quando sono rimasto in giovanile non era un tema così sentito da parte mia. Ma da quando ho iniziato a giocare in Serie A l’impegno che mi è chiesto di mettere è sicuramente aumentato. Questo significa sacrificare un po’ di quello che è il tempo che potrei dedicare alla mia vita privata o all’università, ma comunque è un sacrificio che mi permette di fare quello che mi piace. Ad aiutarmi su questo ci sono stati poi i miei professori del liceo prima e ora la Dual Career che mi permette di pianificare al meglio l’anno universitario”.
Sei uno studente iscritto al programma Dual Carrer, cosa ne pensi di questa opportunità?
Inoltre, quanto pensi sia importante conseguire un diploma di laurea anche se si è atleti?
“Questo programma per me sta diventando sempre più fondamentale perché mi permette di conciliare al meglio la frequenza alle lezioni e lo studio per gli esami con i miei impegni sportivi. Per quanto riguarda la laurea io credo sia molto importante continuare a studiare perché penso che mi permetta da un lato di imparare un metodo non solo di studio ma anche più in generale un metodo di approccio alle proprie passioni, dall’altro lato penso anche che il vivere la vita universitaria possa essere un’esperienza molto importante per crescere come persone e per instaurare rapporti che durano poi tutta la vita”.
Il basket in carrozzina ha delle regole specifiche a livello di schieramento del quintetto? Ci sono delle categorie?
“In generale il regolamento è uguale a quello del basket in piedi. Cambia solo che ogni giocatore è classificato con un punteggio che va da 0,5 a 4,5 in base alla disabilità e il quintetto che è in campo non può mai essere composto da giocatori le cui classificazioni sommate diano un punteggio maggiore di 14,5. Questo permette una maggior possibilità di partecipazione ad alti livelli anche per persone con disabilità più gravi”.
Quest’anno ti dividi tra Briantea84 in serie A e Vigor Seregno in serie B, quanto sarà difficile far conciliare tutto?
“Sicuramente è un impegno in più che va a complicare un po’ l’organizzazione settimanale ma comunque è un passo che ho chiesto di fare perché penso sia il modo migliore per migliorare come giocatore”.
Vestire la maglia azzurra, seppur quella giovanile, che significato ha per te?
“Vestire questa maglia è sempre un onore. La prima convocazione ad un raduno è stato uno dei passi più importanti di questi anni perché ha significato per me il riconoscimento di un percorso che durava da anni. Ad oggi con l’under23 abbiamo ottenuto la medaglia d’oro agli EPYG 2025 e questa medaglia significa davvero tanto perché non è solo la vittoria di una competizione molto importante ma è soprattutto il raggiungimento di un obiettivo di un gruppo di ragazzi fantastici con cui lavoro da molto tempo”.
C’è un momento della tua carriera sportiva che consideri particolarmente significativo?Una partita, un incontro, un’emozione che ricordi con maggiore intensità.
“Ce ne è sicuramente più di uno ma quello che ad oggi reputo il più significativo e più emozionante è la vittoria del campionato giovanile 2017-18 perché era un gruppo con il quale abbiamo lavorato duramente per tanti anni per quell’obiettivo.
Poi in questi tre anni di Serie A ci sono state tante emozioni forti, nel bene e nel male, dalla finale di campionato persa in casa il primo anno, alla vittoria dell’anno dopo. Poi mi ricordo ancora la sorpresa della prima convocazione per un raduno con la nazionale under. Comunque ci sono tante emozioni, come detto, nel bene e nel male, che lo sport ti dà sempre e che rimangono nel tempo”.
Com’è cambiata secondo te la percezione dello sport paralimpico negli ultimi anni?
“Si sta facendo un grande lavoro di diffusione del mondo paralimpico, anche se ci vorranno ancora degli anni perché il mondo paralimpico venga integrato completamente. Da questo punto di vista con Briantea facciamo un grande lavoro di sensibilizzazione e diffusione non solo dello sport ma anche della consapevolezza del fatto che persona disabile è pari alla persona normodotata e da tale va considerata in ogni aspetto della vita, dallo sport, alla vita privata”.
E cosa manca ancora per una vera valorizzazione da parte dei media e del pubblico?
“È ancora troppo forte l’idea per cui il disabile è una persona di cui bisogna prendersi cura in modo diverso o specifico, mentre in realtà si dovrebbe capire che la persona con disabilità è una persona come tutti, e come tutti ha delle capacità e dei limiti, che però non la definiscono, ma sono solo parte di un cammino di vita diverso ma equamente importante”.
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro, sia sportivi che personali?
Dove ti immagini nei prossimi anni?
“A livello personale per ora il focus è sulla laurea, poi dopo si vedrà. A livello sportivo sicuramente un grande obiettivo è quello delle paralimpiadi ma anche di vincere in Europa con il club, inoltre spero di riuscire a continuare il mio percorso con Briantea e magari trovarmi un secondo lavoro inerente al mio corso di laurea”.
Dalle sue parole emerge con chiarezza quanto il basket in carrozzina sia, molto più di una disciplina sportiva: è un luogo identitario, un mezzo di crescita personale, uno spazio di confronto e responsabilità. La Briantea84, la nazionale giovanile, il programma Dual Career e le nuove sfide in Serie A e Serie B si intrecciano in un percorso che unisce passione, sacrificio e visione. La determinazione con cui guarda al futuro – dalle Paralimpiadi alla laurea, fino al desiderio di contribuire ancora alla sua società – restituisce l’immagine di un atleta consapevole e profondamente legato ai valori dello sport paralimpico. La sua testimonianza non è soltanto il racconto di una carriera in costruzione, ma anche un invito a riconoscere e valorizzare appieno il potenziale, la normalità e la forza delle storie che ogni giorno attraversano il mondo dello sport paralimpico.
Alessandro Vezzoli
Briantea84
Credits
