42ª edizione del Premio di Cultura Sportiva Beppe Viola inclusiva
di FRANCESCO MAFERA
La 42ª edizione del Premio di Cultura Sportiva Beppe Viola ha nuovamente trovato casa nel Salone d’Onore del CONI, confermandosi un appuntamento imprescindibile per chi crede nei valori più autentici dello sport. Anche quest’anno la manifestazione si è svolta praticamente in concomitanza con la Giornata Mondiale contro la Violenza di Genere, fissando il suo appuntamento alla vigilia di questa data. Una scelta divenuta ormai una tradizione e che aggiunge profondità e responsabilità sociale all’evento.
Inclusività e diritti: il focus dell’edizione
Tra i temi centrali emersi, quello dell’inclusività ha avuto un ruolo preminente. Non solo come concetto astratto, ma attraverso testimonianze e proposte concrete. Due interventi, in particolare, hanno colpito per la forza del messaggio e la chiarezza degli obiettivi: quello di Svetlana Celli, Presidente dell’Assemblea Capitolina, e quello del neo Presidente del CONI, Luciano Bonfiglio.
Svetlana Celli: “Lo sport non può essere un privilegio, ma un diritto”
Nel suo appassionato intervento, Svetlana Celli ha sottolineato l’urgenza di costruire percorsi e misure concrete per garantire la gratuità dello sport di base alle famiglie. Un obiettivo che va oltre l’ambito sportivo, toccando direttamente la sfera sociale ed educativa delle giovani generazioni.
Secondo Celli, rendere l’attività sportiva accessibile a tutti è una condizione necessaria per parlare davvero di inclusione: “Lo sport – ha ricordato – non deve diventare un lusso per pochi. È un diritto fondamentale per la crescita sana dei nostri ragazzi e della nostra comunità”.
Luciano Bonfiglio: “Raccontiamo la sconfitta in modo diverso”
Il neo Presidente del CONI, Luciano Bonfiglio, ha invece scelto di soffermarsi su un tema spesso trascurato ma che deve diventare centrale nella cultura sportiva oggigiorno: la narrazione della vittoria e della sconfitta.
Lo sport – ha detto – è condannato a vincere. Motivo per il quale però si deve capire che cosa significhi davvero vincere e che cosa si debba fare per ottenere il successo. Per poter dare il giusto significato all’idea di vittoria contemplando quindi al tempo stesso anche la possibilità della sconfitta. Una cultura quella promossa dal numero uno del Comitato che invita a ridimensionare il peso negativo attribuito al fallimento, spostando il focus sulla capacità di ottenere la vittoria attraverso il percorso, l’impegno e la resilienza. Una visione più umana e formativa dello sport, che mira a superare una logica puramente competitiva per abbracciare un sistema educativo, capace di valorizzare il progresso personale e collettivo.
Un approccio che nasce insomma dall’esigenza di ridimensionare il concetto di sconfitta per una narrazione più giusta su quello di costruzione del successo.
Gianluca Mancini: esempio per i giovani sia in campo che fuori
Delle premesse che sul palco del salone d’onore del CONI hanno condotto in una maniera del tutto naturale all’affermazione di una idea fondata sul fatto di dover cercare di essere di esempio per i giovani. Esattamente come ricordato anche dal difensore della Roma Gianluca Mancini, il quale ha espresso tale concetto spiegando l’importanza di continuare a divertirsi, nonostante un calcio come quello praticato al suo livello e riuscendo quindi a mantenere la dovuta lucidità anche quando l’agonismo tocca vette altissime.
Una questione di testa come quella che impone quindi la mentalità adeguata per affrontare le sfide del quotidiano e di cui lo sport è metafora di vita. Un approccio che, attraverso momenti di confronto costruttivo come il Premio di Cultura Sportiva Beppe Viola, può far emergere il meglio dagli sportivi dell’oggi per tramandare un messaggio di grande valore a quelli del domani.
