Catturati nella rete di Tiki Taka: il progetto solidale raccontato da Simone Argentin
di FRANCESCO MAFERA
Quando parliamo di Tiki Taka non ci dobbiamo riferire solamente ad una moda passeggera del momento come quella che sta caratterizzando il movimento calcistico degli ultimi anni. Il concetto di Tiki Taka è bensì quello che rimanda soprattutto ad una rete sportiva solidale, ovvero una “carezza di comunità”. È il rumore di un pallone che batte sull’erba, il respiro di chi pedala sentendosi per la prima volta davvero libero, la voce di chi incita, sostiene, accompagna. È la certezza che, quando si gioca insieme, nessuno resta fuori. Forse è proprio questo il vero significato dello sport: sentirsi parte di qualcosa di più grande, tutti, davvero tutti, in campo.
Questo è lo spirito che anima l’iniziativa fin dagli albori, tanto da catturare (nella sua rete, appunto) chi queste emozioni sa apprezzarle e condividerle. Ne abbiamo parlato con Simone Argentin, referente dell’area sport e inclusione del progetto.
Simone, ben trovato. Iniziamo subito spiegando qual è lo spirito di TikiTaka: un progetto che sembra fondarsi sulla convinzione che lo sport sia prima di tutto una questione di comunità e inclusione. Come riuscite concretamente a trasformare questi valori in attività quotidiane e percorsi sportivi accessibili a tutti?
“La rete “Tiki Taka Equiliberi di essere“, include in se molte realtà, da quelle sportive a quelle del terzo settore, ma mette al centro delle sue azioni i desideri delle persone con disabilità. In questo modo risulta più semplice realizzare attività sportive inclusive più attinenti a quelle che sono le preferenze dei ragazzi. Da qui nascono le esperienze di calcio integrato e di bocce integrate. Oggi, Tiki Taka fa parte di un gruppo di lavoro che si chiama SPRINT (sport per realizzare inclusione nei territori) e che comprende CSI Milano, FOM, Consulta diocesana per la disabilità e Fondazione Don Gnocchi. Questo partenariato così ampio ci permette di raggiungere un grande numero di fruitori e di creare connessioni nei territori tra società sportive ed enti del terzo settore. Le diverse competenze di questo gruppo permettono di seguire i processi di creazione di queste esperienze inclusive e di allestire anche percorsi formativi che permettano di realizzare un linguaggio comune, requisito indispensabile per creare qualcosa di veramente inclusivo e duraturo”.
Nel suo ruolo di referente dell’area sport e inclusione, qual è l’aspetto più sorprendente o toccante che ha osservato nelle persone che partecipano ai progetti di TikiTaka?
C’è un momento che le è rimasto particolarmente impresso?
“Lo sport inclusivo apporta benefici sia per le persone con disabilità, sia per le persone normodotate. Il fatto che ci sia una crescita costante anno dopo anno di queste realtà inclusive rappresenta sicuramente un aspetto significativo e sorprendente. Ma quello che mi sorprende ogni volta è l’alchimia che si crea tra i membri della mia squadra. Gioco a calcio integrato nella San Carlo Nova, siamo circa 25 atleti tra disabili e partner e ogni volta che ci alleniamo o giochiamo siamo un gruppo coeso. Anche compagni di squadra che non hanno competenze legate alla disabilità, riescono sempre a entrare in sintonia con i nostri ragazzi. Oltre al lato calcistico c’è un lato umano che crea rapporti davvero importanti e duraturi. Sono solito dire che il calcio integrato crea dipendenza, una volta che ci entri non ci vuoi mai più uscire”.
Tre giorni fa si è celebrata la Giornata internazionale delle persone con disabilità: in che modo un’iniziativa come TikiTaka può contribuire a rendere questa ricorrenza qualcosa di più di un semplice appuntamento simbolico, rafforzando una cultura dell’inclusione che duri tutto l’anno?
“La cultura inclusiva si crea soprattutto facendo chiarezza su questo termine. E’ assolutamente indispensabile mettere in chiaro cosa si intenda per inclusione. Molto spesso si è portati a banalizzare questo concetto, arrivando a confondere l’inclusione con la sussidiarietà sociale. Per noi di Tiki Taka un ragazzo con disabilità è, a tutti gli effetti, una risorsa della società e come tale deve poter avere modo di esprimersi nei diversi ambiti della vita. La nostra rete, oltre che di sport, si occupa anche di housing sociale e lavoro per cui chi si avvicina alle nostre realtà ha la possibilità di trovare diverse risposte concrete a quelli che sono i propri bisogni. Il nostro obiettivo è di creare realtà durature, dove anche le famiglie delle persone con disabilità vengono “ingaggiate” e sostenute. Lo sport è un potentissimo strumento che permette di dimostrare come tutto ciò sia possibile, dapprima su un campo da gioco e poi nella vita di tutti i giorni”.
L’immagine del pallone che rimbalza sull’erba o della bicicletta che diventa libertà è molto evocativa: che ruolo ha, secondo lei, la dimensione emotiva nello sport inclusivo e come riuscite a far sì che ogni partecipante possa vivere queste sensazioni?
“La dimensione emotiva è fondamentale, ancora più di quella sportiva. Ogni atleta, sia esso partner o disabile, scende in campo per divertirsi e per potersi esprimere al meglio delle proprie capacità, grandi o piccole che siano. Ogni giocatore concorre nella creazione di quel contesto ludico e inclusivo che è lo sport integrato. Le emozioni che si generano sono genuine e ti lasciano addosso un senso di soddisfazione difficile da spiegare. Senti di essere parte di qualcosa di straordinario nella normalità di un campo di calcio, di pallavolo o di bocce. Per permettere di prolungare queste situazioni abbiamo inventato, da qualche anno, una trasmissione, 40esimo minuto, che va in onda su Radio Binario 7, dove si parla solo di sport integrato, vengono mandati in onda servizi sulle partite e interviste agli atleti e questo li gasa moltissimo”.
Quali prospettive o nuovi progetti vede all’orizzonte per ampliare ancora di più la “rete” di TikiTaka e coinvolgere altre persone che potrebbero trarre beneficio da questa esperienza?
“Come ho detto prima, ora il tavolo sportivo di Tiki Taka fa parte del gruppo SPRINT. Questo ci permette di avere tutta una serie di possibilità. Innanzitutto abbiamo modo di raggiungere un ampio numero di società sportive non solo brianzole ma anche milanesi che orbitano nel CSI. Le diverse competenze portate dai membri del gruppo ci consentono di creare percorsi formativi di sport inclusivo, di sperimentare nuovi sport partendo dalla stesura dei regolamenti e di avere un sistema di comunicazione che fa da amplificatore alle nostre azioni. L’obiettivo più ambizioso di tutti, però, è rappresentato dalla possibilità di far sedere allo stesso tavolo tutti gli enti che si interessano allo sport paralimpico o inclusivo per veicolare sempre più quella cultura inclusiva di cui parlavamo prima”.

Ed è qui che si inserisce il progetto di legge approvato all’unanimità in Commissione Cultura di Regione Lombardia a inizio dicembre. Il provvedimento vuole sostenere le attività organizzate nell’ambito dell’associazionismo sportivo che abbiano finalità educative e sociali e che mettano al centro i ragazzi, gli anziani e le persone con disabilità. “Promozione dell’ideale sportivo e del volontariato in ambito sportivo“: questo è il titolo :“Un provvedimento che nasce dalla scorsa legislatura -sottolinea il Presidente del Consiglio regionale Federico Romani – con la consapevolezza che la Lombardia è terra di primati anche in ambito sportivo e che lo sport svolge una funzione sociale e aggregativa fondamentale, soprattutto nelle nostre piccole comunità. Con questa legge vogliamo incentivare un modello di “sport per tutti” basato sul rispetto della persona e delle regole, nonché sulla tolleranza e sulla lealtà, valorizzando quella grande e imprescindibile risorsa del mondo dello sport che è il volontariato”.
L’iniziativa di legge prevede l’istituzione della “Giornata regionale dell’ideale sportivo e del volontariato in ambito sportivo” per sensibilizzare tutti i cittadini lombardi: la data individuata è quella del 5 dicembre di ogni anno, coincidente con la Giornata internazionale del volontariato, proprio in considerazione del fatto che il volontariato nel mondo dello sport da solo rappresenta più del 50% del volontariato nelle sue varie forme e declinazioni ed è l’anima del sistema sportivo dilettantistico. L’articolo 3 del testo di legge, si sofferma in particolar modo sull’importanza della prevenzione e del contrasto a fenomeni negativi come le baby gang, il bullismo e il cyberbullismo.
Compito dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale sarà inoltre quello di indire, attraverso uno stanziamento iniziale di 80mila euro, un bando di concorso annuale con borse di studio destinate agli allievi delle scuole che producano studi, tesi ed elaborati inerenti alla diffusione della cultura dell’ideale sportivo e la valorizzazione del volontariato

