Progetto Filippide Lombardia, inclusione per aumentare competenze e qualità della vita
Di Marta Mulè
Il programma per persone con autismo e disabilità intellettive che, da oltre 20 anni, si occupa di inclusione attraverso la pratica sportiva. È un’associazione affiliata alla Fisdir (Federazione Italiana Sport Paralimpici degli Intellettivo Relazionali), riconosciuta dal Comitato Italiano Paralimpico e dall’ONU, il cui nome si ispira al primo maratoneta della storia, l’ateniese Filippide.
L’iniziativa si è sviluppata su gran parte del territorio italiano, con ASD fiduciarie del progetto: quella in Lombardia è guidata dalla presidente Monica Lodato.
“Abbiamo incominciato nel 2008 perché abbiamo guardato la televisione e abbiamo visto il programma Dribbling dove c’era il professor Nicola Pintus che aveva ideato il Progetto Filippide”, racconta Lodato. “Mi ha entusiasmato il fatto che parlava dei ragazzi come atleti, quindi non metteva l’accento sulla disabilità, ma sulle potenzialità che potevano avere. L’abbiamo conosciuto e l’abbiamo fatto venire a Cassina de’ Pecchi per tenere un convegno. Da lì ci siamo buttati e siamo partiti con un’associazione di genitori e tre ragazzi iscritti. Abbiamo incominciato con corsi di atletica e nuoto. Nel 2011 è nata la cooperativa Filippide Lombardia e nel 2016 anche l’ASD”.
Nel frattempo l’iniziativa cresce, gli iscritti aumentano e gli sport offerti ai ragazzi diventano tre: a nuoto e atletica si aggiunge nel 2017 anche il calcio a 7. L’obiettivo è quello di valorizzare le potenzialità degli atleti e guidarli verso un’integrazione ottimale nella società: attraverso l’attività sportiva i ragazzi hanno l’opportunità di misurarsi in contesti sportivi normalizzanti e, nel caso del calcio, di lavorare in gruppo.
“Noi ci rivolgiamo a persone con disabilità neurologiche, psicologiche e relazionali, il nostro target è improntato sull’autismo e le malattie rare”, spiega Lodato. “L’età dei ragazzi va dai 14 anni in su, ma dal 2021 abbiamo cercato di portare il nostro progetto anche nelle scuole per coinvolgere i bambini delle primarie che hanno difficoltà di inclusione e di relazione con i pari perché secondo noi lo sport è lo strumento privilegiato per insegnare loro a stare in mezzo agli altri e per dimostrare loro che sono forti da un lato sportivo, che sono capaci, aumentandone l’autostima”.
La sede del Progetto Filippide Lombardia è a Cassina de’ Pecchi, all’interno di Casa Filippide, mentre le attività sportive si svolgono nelle strutture comunali messe a disposizione dall’amministrazione. Un gruppo di istruttori ed educatori specializzati lavora per aiutare i ragazzi e andare incontro alle loro esigenze che variano da soggetto a soggetto.
“Il nostro obiettivo adesso è quello di allargare la fascia dei piccoli, perché secondo noi prima cominciano a essere partecipi e a crescere con valori sportivi e meglio è. Con lo sport imparano anche rispetto dell’altro, i tempi di attesa e tante regole che servono nella vita quotidiana. La cosa bella è che andiamo anche a formare il personale scolastico facendo un corso ai docenti o agli educatori, perché ogni ragazzino che partecipa al progetto è accompagnato dal suo insegnante di sostegno e questo ci aiuta a contenere i costi, ma dà anche gli strumenti di lavoro ai docenti”.
I ragazzi che oggi partecipano alle attività di Progetto Filippide Lombardia sono una quarantina, considerando solo i tesserati e non i bambini delle scuole. I ragazzi sono atleti a tutti gli effetti: sono invitati a competere nelle gare promosse dalla FISDIR e partecipano al Campionato della Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale della FIGC.
“Lo sport non è solo il gesto atletico, ma anche e soprattutto inclusione”, conclude Monica Lodato. “Facendo sport i ragazzi fanno gruppo, aumentano le loro competenze e per loro questo significa migliorare la qualità di vita”.

