Corvetto Basket Academy di Milano, contro degrado, abbandono ed emarginazione
di STEFANO RAVAGLIA
Prendere in mano lo sport e utilizzarlo come strumento per scacciare il degrado morale, l’abbandono e l’emarginazione in un quartiere difficile di Milano: questo è stato l’obbiettivo di Vincenzo Belluomo e Giovanni Venegoni, che hanno dato vita al progetto “Corvetto Basket Academy” con tanto di social, sito web, vero e proprio logo come se si parlasse di una squadra di pallacanestro. Che però squadra non è, in senso professionistico. Abbiamo fatto due chiacchiere con Vincenzo che ci ha raccontato questo bellissimo progetto, di cui tutte le info sono all’indirizzo www.corvettostreetbasketacademy.it
Vincenzo, innanzitutto tracciamo un profilo di Corvetto, un quartiere difficile. “Corvetto è un quartiere complesso come tutte le periferie d’Italia. Siamo vicini al centro, siamo a 6-7 fermate dal Duomo di metropolitana, siamo dentro la città nonostante sia una periferia. Subisce il bene e il male della grande città pur in un luogo dove ci sono risacche di fragilità: abbandono scolastico, una grossa concentrazione di case popolari e quindi di povertà che fanno scattare meccanismi difficili da gestire. La nostra idea era quella di voler dare una nuova lettura ai ragazzini per far loro capire che questo quartiere magari è il posto dove loro hanno imparato a giocare a basket e non solo a comprare del fumo. Dobbiamo creare un legame con il luogo e quindi creare una valenza diversa”.
Come nasce la Corvetto Street Basket Academy? “Il progetto è nato da una iniziativa mia e di Giovanni, due papà. Ci siamo visti un giorno davanti a un caffè e gli ho raccontato che andando in giro per la zona di Corvetto c’erano tanti campetti ma inutilizzati. Siamo entrambi appassionati di basket, io sono anche allenatore, oltre al mio lavoro quotidiano. Stiamo parlando di 12 playground nel raggio di tre chilometri. Ci siamo messi insieme con le nostre competenze (lui lavora nel sociale) e ci siamo iscritti a questo bando che è la scuola dei quartieri, ovvero la possibilità di sviluppare idee dei cittadini per vedere se si possono realizzare sul territorio con un finanziamento sia in termini economici che di professionisti messi a disposizione del comune per la formulazione di questi progetti”.
E dunque cosa troveranno i ragazzi e le ragazze che vogliono partecipare? Come funziona tecnicamente un allenamento? “L’allenamento è un vero e proprio allenamento di basket. Prima una fase di riscaldamento e di presentazione, anche perché spesso dobbiamo ripresentarci dato che arrivano sempre ragazzi nuovi, poi facciamo esercizi di percezione dello spazio e dell’oggetto palla. Poi cominciamo a capire quali sono le capacità dei ragazzi per capire in quali gruppi dividerli anche se l’allenamento è comune. Per esempio, oggi lavoriamo sul palleggio, e ci sarà una serie di esercizi con progressioni didattiche basilari per far prendere confidenza con il tema del palleggio. Ai più bravi introduciamo qualche variabile. L’obbiettivo è coinvolgere tutti ma portando dei veri e propri allenamenti di basket. Sono fondamentalmente due ore di esercizi. La partitella la facciamo fare a fine allenamento, ma non è il fine del nostro incontro. Sono principalmente esercizi tecnici”
La Corvetto Street Basket Academy non è una vera e propria associazione sportiva, occorre precisare. “La nostra idea era quella di creare una scuola di basket di strada, gratuita, rivolta ai ragazzi e ragazze tra il 8 e i 14 anni, poiché quella è la fascia più sensibile per coinvolgerli nello sport, sfruttando campetti di zona. L’Academy è attiva da aprile fino a fine settembre, fin quando il tempo ce lo permette. Facciamo un allenamento a settimana, sempre nei weekend, ci spostiamo da campetto a campetto sempre nella stessa zona. Abbiamo un gruppo whatsapp in cui annunciamo gli eventi e con cui comunichiamo anche coi genitori, ma oltre all’iscrizione, che serve a noi per attivare una assicurazione ai ragazzi, per poter consegnar loro dei materiali e dare loro la liberatoria per comparire nelle foto degli eventi, ma chiunque può venire a giocare. Oltre a questo, cerchiamo di farli partecipare alle feste di quartiere, di scuole, di associazioni”
E quando arriva l’inverno che succede? “In inverno per ora abbiamo sviluppato delle collaborazioni anche perché non vogliamo formare una vera e propria squadra, il nostro è un avviamento alla pallacanestro che si appoggia sull’inclusione. Nel tempo, questo aspetto di inclusività è diventato preponderante perché si sono avvicinate a noi tante persone con fragilità e disabilità di ogni tipo. La nostra formula è modulare nel senso che abbiamo canestri a diverse altezze, cinque istruttori insieme in campo, obbiettivi variegati per ognuno e quindi i nostri allenamenti sono molto più appetibili anche per chi non riesce ad andare in palestra”
Qual è la reazione e l’approccio dei ragazzi? “I ragazzini sono felicissimi perché questa formula permette loro di essere un po’ più liberi e avere meno pressione, anzi, quelli che erano meno propensi a giocare a pallacanestro ed erano più timidi, sono quelli che seguono e frequentano di più. Hanno ricevuto il seme dell’iniziazione alla pallacanestro ma con un modo molto più vicino alle loro capacità”.