L’intervista di Tamberi che ha snocciolato l’eterno confronto padre figlio. Riflessione e spunto
Riflessione, spunto a cura di Mariella Lamonica
Hanno fatto discutere molto le dichiarazioni di Gianmarco Tamberi andate in onda, qualche settimana fa su Raidue nel corso del programma Belve, la trasmissione in cui la giornalista Francesca Fagnani mette un po’ alle strette i suoi ospiti con domande anche invasive.
In realtà quando si parla di Tamberi, il saltatore in alto cha nella sua carriera ha collezionato titoli europei, titoli mondiali e persino un oro olimpico, la critica si schiera sempre: personaggio divisivo, eccentrico, talvolta sopra le righe, mai banale e certamente con un talento fuori dal comune che lo ha portato ad essere uno dei più grandi atleti italiani di tutti i tempi, al netto di una sfortuna che più volte gli ha messo i bastoni fra le ruote nella sua ascesa.
Fra le tante confessioni emerse nel corso dell’intervista, c’è stato spazio anche per il rapporto tutt’altro che idilliaco tra il campione marchigiano ed il padre Marco. Suo coach fino a Tokyo 2021, quello dell’oro olimpico per intenderci, poi la separazione consensuale e necessaria per far sì che ognuno percorresse la propria strada senza più dover incappare in un rapporto soffocante, esasperante a tratti compulsivo, seppur, efficace. In fondo i titoli non sono mai piovuti dal cielo ma sono comunque stati il frutto di un duro lavoro messo agli atti insieme.
“Non mi piace fare quello che faccio, non amo saltare un’asticella – ha confessato Tamberi – se avessi continuato a giocare a basket sarei stato certamente meno orgoglioso ma più felice”. Incalzante la Fagnani ha ribadito: “Suo padre l’ha spinta a percorrere questa carriera in maniera eccessiva?”. “Sì”, ha esortato ancora Gimbo. “So che gli devo molto ma ad oggi non ho nessun tipo di rapporto con lui, e se un giorno dovessi diventare io, padre, sarò certamente meno opprimente di quanto non lo sia stata lui con me”.
Al di là degli scontati “apriti cielo”, come se Tamberi chissà quale scomoda verità avesse rivelato, c’è anche chi ha provato ad andare più a fondo nelle questione riportando così a galla un tema che spesso lascia ancora un infinito margine di trattativa: è giusto che i genitori seguano così assiduamente i figli? È giusto che facciano ricadere su di loro, seppur bonariamente, le proprie aspirazioni o talvolta queste aspirazioni si trasformano in frustrazione e sogni mancati nel corso della propria gioventù? E ancora: fino a che punto un genitore deve essere accanto al figlio in queste scelte? Quanto è labile il confine?
Il tema è arcinoto. Oggi ci troviamo al cospetto di società “costrette a prendere provvedimenti” proprio nei riguardi degli adulti che accompagnano i pargoli al campo, lo stesso direttore di Quartopostonews, Alessandro Crisafulli, ha ideato una scuola genitori sportivi per fornire a società, comuni e istituzioni gli strumenti utili per gestire al meglio queste figure. Ma non divaghiamo oltre, il nocciolo della questione messo in luce da Tamberi è più semplice ma altrettanto tagliente. Vale di più l’orgoglio o la felicità? Guardandosi indietro, oggi, il saltatore azzurro avrà dei rimpianti? Sentirà di aver sprecato un pezzo di vita o riuscirà a far pace (se mai fosse in guerra, sia chiaro) con un passato, un percorso che tanto gli è costato in termini di salute fisica, mentale e sacrifici? Forse non esiste una risposta univoca, ma certamente il sapersi guardare dentro anche quando al collo hai medaglie dorate e la tua carriera è pressoché sul rettilineo finale, è un mettersi in discussione tipico dei Campioni veri, quelli con la C maiuscola, meno di donne e uomini alla continua ricerca di un io che sta in piedi da solo senza condizionamenti esterni, ma con la sola forza di volontà di una passione, una visione, un sogno che può persino infrangersi su un’asticella posta ad una manciata di centimetri da terra, ma non per questo non degno d’essere vissuto. Con coraggio, con tenacia e anche una buona dose di sfacciataggiine di chi nella vita ha saputo dire: “Questo sono io, questo mi rende felice ed io voglio vivere così”.