Che mondo vuole Trump ? Gli Usa si riprendono lo sport
di LUCA CORSOLINI
E’la settimana, davvero per tutti, dell’insediamento di Donald Trump come quarantasettesimo Presidente degli Usa. Anche per lo sport. Per una serie di motivi.
Ad esempio il ruolo che ha avuto il mondo delle MMA, mixed martial arts, ha avuto nell’elezione, proponendo un nuovo centro di gravità permanente, lontano dalle arene degli sport professionistici, con i club divisi tra repubblicani e democratici, e lontano pure dalle palestre tipo fitness che sono state, per anni, il luogo di ritrovo di certe persone. Poi il fatto che gli Usa ospiteranno, con Canada e Messico, i Mondiali di calcio del 2026: potranno muoversi con libertà tutti i tifosi, o il primo rimpatrio forzato di immigrati già programmato fa pensare che le frontiere saranno chiuse per …colpa del pallone ?
Infine, Los Angeles 28. Trump ha da subito cavalcato gli incendi a Los Angeles come una straordinaria opportunità per cominciare una sua partita con uno stato tradizionalmente democratico. Senza schierarsi con nessuno, il fuoco sta però facendo venire dei dubbi a tutti. Riassunti da una evidenza: l’angoscia individuale e collettiva per un presente in cui migliaia di persone hanno perso la casa non è ancora diventata l’angoscia mondiale, di ben altra rilevanza, per un appuntamento in calendario tra tre anni. Però c’è chi fa la domanda: i Giochi si meritano la priorità nella time line di una regione ( perché in effetti quello è, Los Angeles, per dimensioni. Noi pensiamo alla California come a una nostra regione, invece è uno stato. San Francisco è più lontana da Los Angeles di quanto non sia Milano da Roma) in cui il primo impegno è la ricostruzione, una ricostruzione che evidentemente sarà ancora in corso nel 2028 ( per non dire che il rischio di incendi resta sospeso su tutti, come non ci fosse anche il richiamo quasi atavico al Big One) ?
Gli organizzatori dei Giochi secondo il New York Times si dovrebbero porre una domanda ancora più diretta: ce la possiamo fare ? Ce la possiamo fare a gestire un evento che coinvolge 50 differenti siti in tutta la regione, con movimenti consistenti ( prima degli incensi erano attesi 15 milioni di spettatori, che oltre tutto non si muovo come atleti e tecnici in modi coordinati ) ?
Poi, una serie di argomentazioni che magari il Cio si troverà ad affrontare a marzo nel congresso di Atene dove si sceglie il successore di Bach magari misurandolo in base alla fortuna. Bach ha dovuto confrontarsi con il gigantismo dei Giochi prima, da qui la nascita dell’agenda 2020, diventata dopo 25, e poi il Covid. IL nuovo presidente del Comitato Olimpico avrà subito sul tavolo il dossier californiano.
Pro. Gli impianti sportivi sono quasi tutti già esistenti. I Giochi possono rappresentare alla perfezione il tema della rinascita.
Contro: la città davvero potrà scegliere tra le spese di una prevenzione apparsa indispensabile e quelle relative allo svolgimento dei Giochi ? Potrà Los Angeles chiedere un aiuto a Washington, ovvero al nemico Trump che pure durante il suo primo mandato fu uno dei sostenitori del progetto olimpico?
Intanto segniamoci tutti due date: nel 2026 ci saranno, con tappa a Los Angeles, (Baggio do you remember?), i Mondiali di calcio, e l’anno seguente il Superbowl. Eventi di un giorno, e non di tre mesi abbondanti.

(Photo by Rebecca Noble/Getty Images)