Sabina Antoniazzi a tutto tond”ino”, la formazione esperienziale con i cavalli
di FRANCESCO MAFERA
Questa settimana, la redazione di QPNews ha avuto il piacere di intercettare Sabina Antoniazzi, una professionista nel settore del coaching aziendale che ha saputo reinventare la propria carriera coniugando questa realtà a quella del mondo equestre. Figlia di imprenditori, laureata in lingue orientali a Ca’ Foscari e con un MBA conseguito negli Stati Uniti, Sabina ha lavorato per anni nel settore degli occhiali, ricoprendo per diversi anni, ruoli di leadership in aziende come Luxottica. Tuttavia, alla soglia dei 40, ha deciso di cambiare vita, diventando la proprietaria di uno dei più grandi centri equestri del Triveneto, l’Articolo V Horse Academy. Oggi, attraverso il lavoro con i cavalli, propone un approccio innovativo per lo sviluppo della leadership e il miglioramento delle dinamiche di squadra, mettendo a disposizione un’esperienza che unisce sport, comunicazione e crescita personale. Una testimonianza vivente, quella di Sabina, del fatto che, anche in virtù della stessa professione svolta, si possa essere chiunque si desideri nel momento in cui si decide di diventarlo, dando sostanza alle proprie propensioni positive.
Ben trovata Sabina. Prima di tutto: è corretto chiamarla manager in coaching aziendale? Come ritiene sia più giusto definirla? Si definirebbe in un modo più specifico?
“Direi che prima di tutto sono un imprenditore: il mio maneggio Articolo V Horse Academy è il più grande del Triveneto per numero di tesserati alla Federazione Italiana Sport Equestre (circa 500 tesserati e 70 cavalli/pony). Al contempo sono un Istruttore Federale di equitazione (alleno un gruppo di ragazzi agonisti) ed un facilitatore nella formazione Esperienziale con i Cavalli in ambito aziendale, sportivo e personale”.
Come è nato il suo interesse per l’utilizzo dei cavalli come strumento di formazione, sia nel contesto aziendale che sportivo?
“È nato dall’ esperienza personale e diretta con i cavalli e dall’influenza che hanno avuto ed hanno tutt’ora su di me e sul modo che ho di gestire azienda e persone. Circa 15 anni fa ero in tondino (uno spazio circolare recintato) con un cavallo e, nel chiedergli una cosa mi sono resa conto che avevo fatto un intervento che non rientrava nel mio modo di essere, però si era dimostrato efficace. Ho pensato che se avessi avuto quell’atteggiamento in occasioni passate in azienda mi sarebbe stato utile. Così, se era utile per me, lo sarebbe stato anche per altri manager o imprenditori. Pensavo nessuno al mondo usasse il cavallo per attività di formazione, credevo di essere la prima. In realtà poi ho scoperto che all’estero già si faceva da anni, così in Germania nella sede di EAHAE (European associan for horse assisted education) mi sono qualificata per diventare partner italiano di questa associazione che si occupa esclusivamente di formazione esperienziale con i cavalli ed ha partners in tutto il mondo.
Dopo questa esperienza è nato Articolo V Training un ramo aziendale di Articolo V Horse Academy che si occupa esclusivamente di Formazione Esperienziale. Aggiungo che sono un ex agonista, prima nuotatrice, poi sciatrice e per ultimo judoka con 25 anni di percorso sportivo (cintura nera Filjkam) motivo per cui ho pensato alla formazione esperienziale con i cavalli anche per gli sportivi”.
Quali sono, secondo lei, le qualità dei cavalli che li rendono così efficaci nell’insegnamento di competenze di leadership e lavoro di squadra?
“Per questa risposta non basterebbe un libro, perché sono tantissime le qualità che rendono questo animale così speciale. Partiamo però prima da due caratteristiche: innanzitutto il cavallo è una preda: questo lo rende un animale estremamente sensibile ad ogni stimolo e con un tempo di reazione molto veloce poiché il suo istinto di sopravvivenza lo porta a rilevare rapidamente qualsiasi potenziale minaccia. Noi, in qualità di predatori, siamo per lui un grande pericolo, di sicuro un essere vivente da evitare; quindi, quando vogliamo chiedere qualcosa ad un cavallo dobbiamo tener presente che non ha alcuna voglia di ascoltarci perché se ne starebbe meglio a brucare sul prato. In più ci teme e non parla la nostra lingua e né può impararla. Che cosa significa per noi? Che per comunicare con lui dobbiamo uscire dai nostri schemi comportamentali quotidiani, fare leva esclusivamente sulla nostra comunicazione non verbale e cosa più importante di tutte metterci nei suoi panni (ascolto attivo, empatia). Questa è la prima grande lezione che il cavallo ci insegna: la capacità di vedere le cose da un altro punto di vista è spesso la strategia più efficace nelle relazioni tra esseri umani.
In seconda analisi, Il cavallo è un animale sociale che vive in branco, all’interno del quale c’è una gerarchia ben definita da regole e ruoli precisi che vanno rispettati, perché altrimenti il branco non sopravvive!
Che ci insegna tutto questo? Che il ruolo ed il rispetto di esso stanno alla base del buon funzionamento di qualsiasi organizzazione; ogni cavallo infatti svolge perfettamente la sua funzione assumendosi le proprie responsabilità e tutti gli altri cavalli si fidano delle sue competenze, pena l’allontanamento/l’isolamento dal branco. La fiducia è ciò che lega ogni membro del gruppo. Se funzionasse così anche per noi esseri umani (vedi organizzazioni aziendali o squadre sportive), non sarebbe tutto più semplice?”
In che modo la sua esperienza nel mondo aziendale le ha permesso di vedere il valore di questo tipo di approccio nella gestione delle persone e delle dinamiche di gruppo?
“Figlia di imprenditori, laurea in lingue orientali a Ca’Foscari, MBA negli Stati Uniti, ho un passato aziendale, in particolare nel mondo degli occhiali, l’esperienza più lunga in Luxottica; a 40 anni il cambio di vita ed ora sono proprietaria e gestisco questo grande maneggio. Il passaggio da manager a imprenditore è stato ed è una sfida continua soprattutto per quel che riguarda lo sviluppo delle mie doti di leader e la gestione delle persone che lavorano con me; i cavalli mi sono di enorme aiuto ogni giorno, chiarezza di obiettivo, semplicità di azione, visione, tempismo e comprensione di chi ci sta accanto sono solo alcuni degli argomenti che questi animali mi propongono costantemente, argomenti che mi trovavo ad affrontare in azienda molto spesso con difficoltà. L’insegnamento del cavallo è sincero, autentico e diretto, qualità che cerco di coltivare in me stessa e che mi piace ritrovare negli altri”.
Come funziona, nel dettaglio, un programma di formazione esperienziale con i cavalli?
“Solitamente si parte con un briefing in cui si definiscono tempistiche ed obiettivi, dopodiché si arriva alla sessione vera e propria in cui si alternano esercizi con i cavalli a momenti di debriefing. Tengo a sottolineare che non serve alcuna conoscenza equestre per partecipare alle nostre attività e inoltre non si sale a cavallo ma si lavora esclusivamente da terra con uno o più cavalli/pony”.
Qual è stato uno dei momenti più significativi in cui ha visto trasformazioni reali nelle persone che hanno partecipato ai suoi corsi?
“Tra i tanti esempi che potrei riportare, forse quello che mi è rimasto di più è quello di un ragazzo che ha partecipato ad una delle nostre attività dedicate alle aziende insieme ai suoi colleghi. Questa persona non sembrava avere alcuna disponibilità alla relazione con gli altri e alla messa in discussione dei suoi schemi, tanto che per ogni esercizio proposto cercava continuamente di trovare delle criticità mettendo in difficoltà anche i propri compagni. Successivamente a quell’incontro con l’azienda, tuttavia, il ragazzo è tornato volontariamente come partecipante ai nostri programmi per la voglia di approfondire questo suo aspetto poco collaborativo, rivelandosi di volta in volta, grazie alla relazione con il cavallo, sempre più aperto e disponibile, mostrando i lati più belli di sé“.
Come vede il ruolo di questo tipo di formazione per le squadre sportive, soprattutto per quanto riguarda la motivazione, la gestione delle emozioni e l’autostima?
“Per lavorare con un cavallo bisogna essere decisi ma non aggressivi, autorevoli ma non autoritari, calmi ma sicuri. Infine coerenti, rassicuranti, autentici e responsabili. Questo implica conoscersi bene, essere consapevoli dei propri limiti, essere presenti (qui ed ora), saper gestire le proprie emozioni, avere obiettivi chiari e voler superare i propri confini”.
Chi di noi non vorrebbe essere o avere un compagno di squadra, un collega, un leader con queste caratteristiche? Crede che questo approccio possa essere utile anche per i mental coach o sport coach? In che modo?
“Questo approccio è utile a tutti, perché il lavoro su di se non ha mai fine ed essere delle persone migliori dovrebbe diventare l’obiettivo di ognuno di noi; prima di tutto perché tutto ciò ci fa stare meglio, secondo poi perché facciamo stare meglio anche chi ci sta vicino. Se pensiamo al mondo del lavoro (passiamo almeno metà della nostra vita a lavorare) avere un clima positivo e rilassato ci permette di lavorare meglio, per quel che riguarda invece una squadra sportiva, facilita la messa in pratica di tutto ciò che lo sport richiede a livello tecnico.
Fondamentalmente essere migliori “conviene”!
Spesso nei nostri programmi vengo affiancata da un business coach/sport coach per sviluppare a fondo la parte della messa a terra, e, rimangono sempre stupiti dalla capacità che ha il cavallo di trasferire il messaggio in maniera chiara attraverso dei feedback immediati, non giudicanti, diretti e sinceri”.
Se dovesse consigliare un unico beneficio principale del lavoro con i cavalli per chi lavora in azienda o in ambito sportivo, quale sarebbe?
“In ambito sportivo ed aziendale portare le dinamiche del campo da gioco/lavoro in un altro campo, assieme a pony e cavalli aiuta non solo a rivedere schemi comportamentali da un’ altra prospettiva, ma è immediatamente efficace su temi importanti come la motivazione, lo spirito di squadra, la gestione delle emozioni (ansia pre gara, stress, frustrazione, rabbia), la gestione dell’errore, il rafforzamento dell’ autostima, il senso di appartenenza, la definizione e rispetto del ruolo, la comunicazione efficace, l’ascolto attivo, il dare e ricevere feedback, la collaborazione e la coordinazione tra compagni/colleghi”.