Se sale in cattedra chi “non sa insegnare”…siamo messi proprio male!
a cura del Prof. MAURIZIO MONDONI
Premessa
In un mondo della scuola e in un mondo dello sport a livello giovanile, che potremmo definire “variegato” per usare un eufemismo, la cura e l’attenzione alla categoria degli Insegnanti e degli Istruttori, presentano palesi criticità in riferimento a due aspetti salienti:
– la formazione iniziale e quella successiva;
– i criteri e le modalità di reclutamento.
Nella scuola
Nella scuola l’assegnazione annuale delle cattedre, è uno spettacolo che non è né divertente né coinvolgente. Non è un problema riferibile al singolo Insegnante, semmai è riferito alle coordinate all’interno delle quali l’Insegnante si struttura professionalmente e al sistema che gli consente di inserirsi stabilmente nel mondo della scuola, con un “bagaglio di esperienza” talvolta troppo esiguo e spesso inadeguato (non basta essere laureato per insegnare!), portandolo a credere che la conquista del “posto fisso”, equivalga ad essersi ritagliato una “confort zone” dalla quale, a meno che non incontri nel suo cammino qualche Dirigente particolarmente esigente, non perderà più il posto.
Non parlo volutamente dei Concorsi, dei criteri di valutazione, ma spesso e volentieri si “mandano allo sbaraglio” giovani docenti (tra l’altro laureati con con 110 e lode) che non sanno insegnare, che non sono empatici, che non conoscono i loro studenti e che li valutano con dei numeri, senza sapere chi sono, quali sono i loro problemi, le loro ansie e preoccupazioni!
Nelle Università
Le Università che “sfornano” laureati in ogni ambito, specialmente nell’ambito scolastico dovrebbero mettere in condizione i laureati di “saper insegnare”: la laurea non abilita all’insegnamento!
E prima di insegnare ……… tirocinio per imparare!
I Formatori universitari devono essere “al top”, all’avanguardia, in grado di formare i “futuri Insegnanti” che opereranno nel mondo della scuola, da quella Primaria a quella Secondaria Inferiore e Superiore.
Considerazioni personali
Siamo evidentemente di fronte ad un sistema che non funziona e non basta dirlo, occorre cambiare!
La Commissione Europea, nella Relazione di monitoraggio del settore dell’istruzione e della formazione 2019, al cap. 3 “Focus sugli Insegnanti”, fotografa in maniera impietosa la realtà del nostro Paese:
– l’Italia ha il “corpo docente” scolastico più anziano dell’UE;
– le procedure di selezione e di assunzione degli Insegnanti, anche se modificate nell’ultimo decennio, non sono riuscite a garantire un’offerta sicura alla scuola di Insegnanti qualificati e competenti;
– le limitate prospettive di carriera, unite a stipendi relativamente bassi rispetto a quelli di altri Paesi e di altre professioni, rendono difficile “attrarre” nella scuola i laureati più qualificati;
– vi sono “carenze di Insegnanti” in alcune materie e un’offerta eccessiva in altre.
Una scuola e un’Università così ……….. non la costruisce né il singolo Insegnante né il singolo Dirigente o Preside di Facoltà.
Una scuola e un’Università così la costruisce una comunità.
Abbiamo bisogno di “Insegnanti imperfetti”, di Insegnanti con un alto profilo professionale dal punto di vista pedagogico, riflessivo, progettuale e relazionale.
Abbiamo bisogno di Insegnanti che sappiano insegnare, di Insegnanti empatici, di Insegnanti motivati, intraprendenti, di Insegnanti con la I maiuscola!
Nello sport
Nel mondo dello sport a livello giovanile, molte Federazioni Sportive Nazionali organizzano corsi di Formazione, finalizzati a “rilasciare” le tessere di Istruttore e di Allenatore di 1°-2° e 3° livello, concedendo, la possibilità, a chi ne è in possesso, di istruire e allenare i bambini, i ragazzi e i giovani.
Nei suddetti corsi spesso non esistono tematiche relative alla Comunicazione, all’Educazione, alla Gestione del “gruppo dei pari”, all’Empatia, ai Neuroni Specchio, a come si corregge l’errore, al carico fisico, alle leggi dell’apprendimento e dell’accrescimento.
Molti Formatori non sono all’altezza, non formano, indottrinano solamente, le lezioni sono spesso frontali, poco stimolanti e motivanti, presentano molti esercizi (didatticismo!) senza spiegarne il perché, quando e come devono essere eseguiti e che effetti producono, le valutazioni finali non sono sommative e spesso sono “a pancia”.
E’ un sistema che non paga, è obsoleto e non tiene conto che ogni anno cambiano i metodi di insegnamento e di allenamento e purtroppo ….. se un Istruttore per 2-3 anni non rinnova la tessera, basta che paghi “la mora” e può tranquillamente continuare a “pensare di insegnare”, senza partecipare ai corsi di aggiornamento.
La tessera federale non abilita a insegnare e prima di “darla” sarebbe meglio verificare se chi ha prequentato il corso ha le caratteristiche, le conoscenze e le competenze per poter insegnare ….. e se uno non è in grado bisognerebbe toglierla definitivamente!
Per non parlare del tirocinio, prima di “conferire” una tessera sarebbe meglio che ci siano Istruttori più umili, Educatori e non solo tecnici che imparano tutto dai motori di ricerca in Internet!
Nello sport, in special modo a livello giovanile, abbiamo bisogno di Istruttori competenti, empatici, che educano, che insegnano attraverso la didattica e non attraverso il didatticismo, che capiscono i bambini, i giovani e gli adolescenti: bisogna cambiare e “voltare pagina”!
Conclusioni
Abbiamo un urgente bisogno che ci si prenda cura (vero MIUR, vero Federazioni, vero C.O.N.I., vero Sport e Salute ?????) della formazione degli Insegnanti, degli Istruttori e degli Allenatori, offrendo loro “grandi e innovative” opportunità, ma adottando anche un giusto rigore per formare queste figure che hanno enormi responsabilità, e quindi ………… diamoci da fare per “mettere in atto” una formazione costante, moderna e articolata in modo duttile e laboratoriale e condotta da Tutor e Formatori autorevoli.
“Insegnare a insegnare”: questo dovrebbe essere il MANTRA!
Prof. Maurizio Mondoni