WonderGiusy…no limits: “Dopo l’incidente mi sono rialzata: lo sport è vita”
Di EDOARDO CASATI
Determinazione, coraggio e voglia di rinascere: Giusy Versace è l’incarnazione di tutto questo. Atleta paralimpica, scrittrice, concorrente e vincitrice di Ballando con le stelle 2014, oggi impegnata nel sociale e in politica, la sua storia è una lezione di resilienza e ispirazione. Dopo l’incidente che nel 2005 le ha cambiato la vita, ha trasformato la perdita delle gambe in una spinta per superare ogni ostacolo, dimostrando che nessun limite è invalicabile.
Dalla passione per la moda allo sport, prima dell’incidente del 2005 pensavi che lo sport potesse essere così importante nella tua vita?
“Sinceramente non l’ho mai pensato! Prima dell’incidente ero una sportiva come tanti, non ero un’atleta. Lo sport mi ha permesso di scoprire e conoscere il mondo paralimpico, incrociare storie, confrontarmi con altri, alzare l’asticella e soprattutto ha fatto venire fuori una grinta e una determinazione che non mi attribuivo!”
La tua carriera sportiva coincise con quella di Oscar Pistorius che disse: “non giudicateci disabili per quello che non possiamo fare ma giudicateci abili per quello che sappiamo fare”, cosa ne pensi di queste parole?
“Certamente parole verissime che condivido ma soprattutto in quel tempo, nel 2010, grazie alla sfida che lui lanciò al mondo dello sport, si accesero i riflettori sul nostro mondo e le persone hanno poi iniziato a comprendere grazie allo sport e alle nostre imprese che i limiti si possono superare! Lo sport paralimpico soprattutto in quel tempo ha educato la gente dando un’accelerata ad un cambio culturale nella nostra società. Basti pensare che ai tempi io ero indicata come “la Versace, poverina, quella che ha perso le gambe”, oggi invece la gente quando mi riconosce mi indica definendomi “l’atleta, o la ballerina” perché mi riconosce per le imprese in cui mi sono cimentata e per i risultati raggiunti. Ecco la dimostrazione del grande potere educativo dello sport.”
I tuoi due libri, “Con la testa e con il cuore si va ovunque” e “WonderGiusy”, lavori con lo stesso fil rouge, la tua vita. WonderGiusy è un libro illustrato per ragazzi, quanto pensi abbia cambiato la percezione della disabilità da parte di molti ragazzi?
“Il libro nasce dallo stimolo che ho ricevuto proprio da un bimbo. Mi trovavo al campo di atletica di Vigevano dove mi sono sempre allenata e mi sono accorta di due bimbetti che nel riconoscermi raccontavano agli altri la mia storia fino a sentirli dire “quella lì, corre e vince perché è un atleta” e da allora iniziarono a chiamarmi WonderGiusy! Sentire queste affermazioni dai bimbi mi ha fatto comprendere quanto loro in modo spontaneo, valorizzino quello che io sono stata capace di fare senza soffermarsi a quello che mi manca! WonderGiusy è dedicato proprio a loro… una storia illustrata per bimbi con la speranza che le nuove generazioni abbiano un approccio più rispettoso inclusivo e Gentile nei confronti di chi vive con una disabilità.”
Ballando con le stelle 2014, l’episodio della perdita di una tua protesi mentre ti esibivi… in vecchie dichiarazioni hai detto “c’è chi perde le extension, chi le scarpe e io ho perso la gamba.” In quell’occasione hai lanciato un messaggio fortissimo al pubblico, siamo tutti esseri umani. Che esperienza è stata?
“Un’esperienza tosta, non semplice, il cui esito non era certo. Andare in diretta televisiva il sabato sera su Rai1 senza gamba e partecipare a una gara dove le gambe sono protagoniste, è stata una delle sfide più toste! Molto coraggiosa e determinante è stata Milly Carlucci, io non volevo partecipare avevo forti dubbi e stavo preparando il mondiale per l’anno dopo. Ho affrontato ogni puntata con tenacia e molta preparazione, sentivo anche il peso e la responsabilità del forte messaggio che potevo lanciare. Mai e poi avrei immaginato di vincere e alzare quella coppa! Ho avuto la fortuna di essere affiancata a Raimondo Todaro che oltre ad essere un bravo e serio professionista, mi ha guidata perfettamente nel suo mondo e altrettanto bene è entrato lui nel mio. Dopo “ballando” abbiamo continuare a ballare, il mio libro è diventato uno spettacolo teatrale e sono stata pure in tournée portando la mia storia a teatro ballando, sui tacchi. Non l’avrei mai detto… ma quell’esperienza è stata molto bella unica e ha condizionato moltissimo anche il mio modo di essere perché mi ha fatto scoprire anche un lato artistico che avevo dentro e non sapevo di avere. Sarò sempre grata a tutto il team di “ballando” e a Milly per avermi presa per mano, protetta e supportata ma soprattutto per avermi dato fiducia”.
La tua associazione, Disabili No Limits, di cosa si occupa? Quanto è un punto fondamentale per molte persone?
“L’associazione nasce nel 2011 quando realizzai che le protesi di tecnologia evoluta, anche quelle per la pratica sportiva, non erano neanche menzionate nei Lea e nel Nomenclatore. Con l’associazione organizziamo eventi per promuovere lo sport come forma di terapia e di inclusione sociale e al tempo stesso raccogliamo fondi per donare la stessa opportunità di vita che ho avuto io anche a chi non può permetterselo, lo sport e l’acceso alla tecnologia anche solo per una vita quotidiana migliore e più autonoma, dev’essere un diritto per tutti e non un lusso per pochi”.
Come sono cambiate le tue priorità nelle attenzioni con tema disabilità da quando hai intrapreso la carriera politica?
“Le mie priorità non sono cambiate quando ho intrapreso la carriera politica, sono cambiate quando ho perso le gambe nell’incidente del 2005. Ho prestato il mio volto alla politica con lo spirito nobile per cui secondo me nasce la politica, ovvero prestare la propria voce, il proprio tempo e le proprie competenze anche per il bene degli altri. Ho provato e provo a smuovere le coscienze su tematiche che spesso non vengono ritenute prioritarie ma soprattutto ho portato in parlamento le mie battaglie di sempre affinché la tecnologia, lo sport, la salute, il lavoro e lo studio, siano davvero diritti tutelati e garantiti a tutti. Molti passi avanti sono stati fatti ma è innegabile che ci sia ancora tanto da fare, ma da inguaribile ottimista dico che osservo a dei cambi culturali importanti che si stanno ottenendo”.
Sei stata la prima firmataria per la legge che riconosce le pari opportunità degli atleti paralimpici nei gruppi sportivi militari e di polizia. Questo passo, quanto è stato fondamentale per tutto il movimento paralimpico italiano?
“È stata una rivoluzione importante per tutti non solo per il movimento. Spieghiamo per coloro che non conoscono il tema: di fatto i gruppi sportivi militari e corpi di polizia riconoscono stipendi, contributi e tutele sanitarie agli atleti di interesse nazionale e internazionale, questi stessi diritti per un vuoto normativo non erano riconosciuti agli atleti con disabilità. I paralimpici in forza ai gruppi sportivi negli ultimi 10 anni erano nei corpi solo simbolicamente per via di un protocollo d’intesa con il Comitato Italiano Paralimpico, grazie al quale venivano riconosciuti solo dei rimborsi spese e il supporto tecnico con l’uso delle strutture, se richiesto. Oggi grazie alla legge modificata moltissimi atleti Paralimpici sono regolarmente assunti tramite concorso esattamente come gli altri o hanno dei contratti che li tutelano. Sembrava un sogno irrealizzabile oggi è realtà e sono fiera e felice che il mio passaggio in Parlamento sia servito anche a questo”.
Quanto è fondamentale per un atleta paralimpico poter essere riconosciuto atleta e poter dedicare tutto il suo tempo per la sua passione seguito da professionisti?
“È decisamente fondamentale! Il livello agonistico nel mondo Paralimpico oggi è molto elevato, bisogna allenarsi tutti i giorni tutto il giorno come se fosse il tuo lavoro principale, non ci si può più improvvisare come accadeva in passato! Avere uno stipendio e delle tutele ti offre la giusta serenità per poter dare tutto e al meglio. Moltissimi ancora si dividono tra lavoro e allenamenti, alcuni rinunciano, non è sempre facile conciliare la passione con gli impegni e le esigenze della vita reale. Anche per questo la norma sui gruppi sportivi offre una grande opportunità a molti atleti.”
Non si parla mai della problematica legata alle costose protesi sportive, come si sta lavorando a riguardo? Saranno riconosciute anch’esse come presidio fondamentale?
“Si fa ancora molta fatica perché come dicevamo prima attualmente gli ausili e le protesi di alta tecnologia anche funzionali all’attività sportiva non sono coperti dallo Stato e hanno dei costi che mediamente variano dai 5.000 ai 10.000 euro se non di più. Dipende dai casi. Per l’agonismo negli ultimi anni il CIP prende dei fondi che mette a disposizione per coprire questi costi, poi ci sono le associazioni come la mia e qualche regione virtuosa, pochissime, che copre i cosiddetti “extra Lea”. Due anni fa in Parlamento ho lavorato per fare istituire un fondo destinato alle Regioni e che è tuttora disponibile, con cui si cerca di dare un segnale ma anche di offrire un’opportunità a tutti. Piccoli segnali ma spero di poter fare, nel mio piccolo, qualcosa in più affinché nel nomenclatore siano finalmente inseriti anche questi dispositivi. Lo sport non è solo agonismo è uno stile di vita… avere una protesi o un ausilio evoluto consente a tutti di vivere in modo più autonomo la propria quotidianità, questo giova anche sulla salute nel medio-lungo termine.”
Cosa ne pensi del quarto posto, come primo dei non vincitori? E della filosofia di Quarto Posto News di voler raccontare tutta la grande bellezza dello sport, oltre il risultato?
“Penso che vince chi non molla a prescindere dal fatto se sale sul podio o meno. A me è capitato di vincere salire sul podio sentire suonare l’inno, ho vinto anche un argento e un bronzo agli europei ma è capitato anche a me di posizionarmi al quarto posto, le cosiddette “medaglie di legno”… ma qualcuno un giorno mi ha ricordato che la vera medaglia nella mia vita l’ho vinta il giorno in cui, dopo l’incidente, ho deciso di ricominciare, di continuare a vivere, di alzarmi dal letto, guardarmi allo specchio e imparare di nuovo a camminare, a guidare, a sorridere! La vita è un allenamento costante. Lo sport insegna molto ma soprattutto che vince chi resiste di più! Apprezzo moltissimo la filosofia di QuartoPosto News nella quale mi rispecchio… raccontare non solo le imprese sportive ma anche le storie è molto importante! Dietro ognuno di noi c’è una storia che merita di essere raccontata e valorizzata perché possa essere da stimolo per altri.”
Giusy, un vero esempio di vita, dentro e fuori pista, ci lascia con un messaggio potente: la vita può metterci di fronte a sfide inaspettate, ma siamo noi a scegliere come affrontarle. Con determinazione, passione e un pizzico di coraggio, anche gli ostacoli più grandi possono trasformarsi in nuove opportunità.