Women’s Euro 2025, partito il countdown a caccia di “calcio vero” e diritti umani
di MARIELLA LAMONICA
Centoventigiorni esatti. È questo il tempo che manca al calcio d’inizio di UEFA Women’s Euro 25, ovvero l’Europeo di calcio femminile che si terrà in Svizzera dal 2 al 27 luglio.
Sedici squadre suddivise in 4 gironi si daranno battaglia per volare sul tetto continentale e mettere in bacheca uno dei trofei internazionali più prestigiosi. Sul piano tecnico sarà un torneo organizzato in, appunto, pool da 4 squadre ciascuno, e al termine della fase iniziale, le prime due di ogni gruppo accederanno ai quarti di finale e quindi all’eliminazione diretta. La finale si svolgerà al St. Jakob-Park di Basilea, lo stesso stadio che ospiterà la gara inaugurale tra Svizzera e Norvegia, ma sono altre sette le città coinvolte ovvero Berna, Ginevra, Zurigo, San Gallo, Lucerna, Thun e Sion.
Il gruppo A abbraccia Svizzera, Islanda, Norvegia e Finlandia. Si tratta di un girone piuttosto equilibrato, dove la Norvegia potrebbe essere la squadra da battere, visto che già nelle qualificazioni ha dimostrato di poter andare spesso in gol. Non mancherà il talento tra le fila dell’Islanda, ma anche la Finlandia continua a dare segnali di crescita, ovvio che poi spetterà alle padrone di casa inserire quel quid in più, magari lasciandosi trascinare dal proprio pubblico.
Il girone B è uno dei più tosti (insieme al girone D), e ancora una volta vede un’Italia non particolarmente fortunata alle urne. La squadra del ct Soncin avrà a che fare con le campionesse mondiali in carica, quelle spagnole che non hanno certo bisogno di presentazioni, il Portogallo, altra formazione in continua ascesa, ed il Belgio, bestia nera proprio all’ultimo Europeo, dove eliminò le azzurre ai quarti.
Il gruppo C è quello con protagoniste Germania, Danimarca, Svezia e Polonia. Le tedesche cercano riscatto dopo il deludente mondiale 2023 (uscite ai gironi), provando a far fruttare un percorso di rinascita che le ha viste medaglia di Bronzo a Parigi nelle ultime Olimpiadi. Non vorrà fare da comparsa la Danimarca, tutt’altro, ha i mezzi per competere con chiunque pur non avendo dalla sua parte una bacheca ricca di trofei che la sostiene. La Svezia, al contrario, non solo ha una storia che parla per sé, ma anche un reparto offensivo tra i più temibili a livello europeo. Cenerentola del gruppo la Polonia esordiente in questa kermesse, pronta a divertirsi e fare certamente bella figura.
A chiudere proprio la pool D che con Francia, Inghilterra, Paesi Bassi e Galles, lascia presagire fuochi d’artificio. Le inglesi campionesse in carica stanno faticando a trovare il ritmo a cui spesso ci hanno abituato, al cospetto, invece, di Francia e Paesi Bassi in grande spolvero. Competizione già in salita per il Galles, che proprio come la Polonia, è la seconda esordiente del torneo, ma proverà comunque a lasciare il segno.
Ma lato tecnico – tattico a parte, la Svizzera si sta preparando a confezionare un grandissimo spettacolo. Partendo dal presupposto secondo cui il calcio femminile sta crescendo esponenzialmente in tutta Europa, a contorno della kermesse ci saranno numerose iniziative per regalare da un lato uno show memorabile, dall’altro per sostenere i principi e valori dello sport, promuovendo la diversità, le pari opportunità, ma anche un torneo sostenibile ed inclusivo.
E a tal proposito è di poche ore fa la notizia secondo cui la consigliera federale Viola Amherd ha firmato una dichiarazione nella quale Confederazione, Unione delle federazioni calcistiche europee (UEFA), europeo femminile, Associazione svizzera di football (ASF) e città ospitanti si dichiarano per la diversità, le pari opportunità e l’inclusione. Firmare questa dichiarazione significa impegnarsi a rispettare i diritti umani ma anche a promuovere la sostenibilità sotto il profilo sociale ed ecologico. Se la nota della confederazione afferma che quest’Europeo dovrà essere fonte di ispirazione per il pubblico mettendo in risalto la forza dello sport, la consigliera Viola Amherd ha dichiarato: “Il nostro obiettivo è quello di trasformare l’Europeo femminile in un modello per le future grandi manifestazioni sportive in Svizzera, sia in termini di diritti umani che di cooperazione tra pubblico e privato”. (fonte rsi.ch).
E così, mentre i biglietti vanno a ruba, non resta che far partire il countdown, con la consapevolezza che, ancora una volta, unire le forze guidate da un’immensa e smisurata passione, potrà essere di nuovo utile per raccogliere i frutti di un lavoro indispensabile dentro e fuori dal campo; con tante bambine a bordocampo o sugli spalti, vestite della maglia della propria beniamina e luccicanti in quegli occhi sognanti che altro non spereranno se non di calcare, un giorno, quello stesso palcoscenico.