Un Secolo d’Azzurro: a Rimini la mostra-viaggio immersivo nella storia della Nazionale di calcio
di STEFANO RAVAGLIA
C’è la maglia di Antonio Conte dei Mondiali 1994, c’è quella di Scirea di una partita contro il Portogallo nel 1985, ma anche quelle di Maradona, della Germania Ovest e un paio di maglie della Juventus donate da Spinosi. E poi scarpette, di quelle con i tacchetti simili a delle viti, tanti biglietti, un angolo dedicato al Grande Torino e naturalmente i trionfi del 2006 e del 2021, ultimi Mondiali ed Europei vinti dalla nazionale italiana.
“Un secolo d’azzurro”, la mostra che ha inaugurato a Rimini il 13 marzo, alla sala Isotta del Fellini Museum a Castel Sismondo, è uno scrigno di cimeli e ricordi ma soprattutto custodisce la storia di un paese in cui il calcio, come in Brasile, come in Argentina, come in Inghilterra, è una religione. Sarà aperta fino all’8 giugno e vuole avvicinare non solo i calciofili doc ma anche molti ragazzi e ragazze giovani, che non possono conoscere la storia narrata in ogni pezzo esposto nelle due sale adibite per la mostra, con l’obbiettivo di farli entrare con la curiosità e farli uscire arricchiti di valori, sogni e speranze.
Il vernissage ha visto la partecipazione dell’ex calciatore Matteo Brighi, del direttore generale del Rimini, Giuseppe Geria (all’ingresso del museo c’è una parte dedicata anche al club romagnolo), e dei rappresentanti della federazione. Senza dimenticare un cognome, Gazzaniga: Giorgio, figlio di Silvio, ha ricordato il padre, scomparso nel 2016, scultore della Coppa del Mondo, quella che ogni quattro anni viene consegnata al capitano della Nazionale che vince i Mondiali e che fu incaricato di realizzare un nuovo trofeo che sostituisse la Coppa Rimet assegnata definitivamente al Brasile nel 1970. Una delle opere esposte nel museo è proprio il calco di quel trofeo.
E poi, il padrone di casa, naturalmente: il suo curatore e organizzatore Mauro Grimaldi, AD del centro tecnico di Coverciano che con grande umanità e semplicità ha condotto i presenti, prima e dopo la conferenza, a una visita guidata per entrare nel dettaglio dei tanti cimeli esposti. In un paese che è una miniera di storie calcistiche, il compito di diffondere una cultura del pallone è ancora arduo: troppo spesso il calcio è solo ghettizzato dai soliti argomenti, come i giocatori strapagati o le violenze negli stadi (peraltro molto più rare a fronte di un aumento di scontri ben lontani dagli impianti). “Un secolo azzurro” vuole fare anche questo: portare a più persone possibili il significato buono e pulito del pallone, uno straordinario aggregatore popolare colmo di storie spesso vittime di storytelling improvvisato, ma che, se raccontate bene, sono un toccasana per l’animo e per l’immagine di questo sport.