Il ritorno dei Giochi della Gioventù: una festa dello sport per tutti
DI LUCA CORSOLINI
Di tanti ricordi legati alla mia carriera cestistica, non indimenticabile per gli altri e per me invece ricca di episodi, quel 72-8 è uno dei più nitidi. Palestra dei Pompieri a Varese, una delle culle del basket, anche se non riconosciuta. Noi, ragazzi di Vedano Olona, agli esordi e già in semifinale. Per dire, io restai imbambolato a guardare, con ammirazione e riconoscendole come segno di distinzione, le Superstar di Fabrizio Natola.
Natola giocava in una squadra che arrivò a vincere il titolo nazionale e che, merito ancora maggiore, lanciò noi ragazzi della provincia. Qualche anno dopo ci prendemmo la rivincita su tutti, conquistando la medaglia d’oro provinciale.
Parliamo dei Giochi della Gioventù, che oggi smettono di essere solo un ricordo per tornare a essere una possibilità concreta per tanti ragazzi e ragazze di praticare sport. Magari nemmeno lo stesso sport che già praticano, ma quello che permette loro di fare squadra con i compagni di classe.
Perché questI erano i Giochi della Gioventù: una grande manifestazione principalmente studentesca, g-local, si direbbe oggi, con fasi provinciali, regionali e nazionali. Una festa delle scuole, che nei paesi sono un centro non solo didattico ma anche di gravità permanente, e che nelle città si guadagnavano una dignità speciale, la stessa che oggi si prendono i licei sportivi vincendo le medaglie.
Non era uno sport diverso, era lo sport di quei tempi. Attualizzarlo, rispettando le nuove discipline, nel segno dell’inclusività e pensando anche ai ragazzi disabili, sarà la prima sfida.
Non si è mai capito, in realtà, perché abbiamo lasciato morire i GdG. Ma si capisce benissimo perché li facciamo rinascere adesso: c’è una pratica sportiva allargata che deve essere più e meglio educata, più inclusiva, ma con un sincero e non fasullo spirito competitivo. Perché si tratta comunque di sport, non di qualcosa d’altro.
Ben tornate corse campestri, capaci di rivelare il talento di chi non ha mai fatto un allenamento specifico. Ben tornate partite e squadre con giocatori e giocatrici convocati tra i banchi, anche solo per divertimento.
Ce li dobbiamo meritare, tutti, questi Giochi della Gioventù. Tornano grazie all’insistenza del Ministro dello Sport Andrea Abodi che, evidentemente, deve aver giocato anche lui qualche partita da 72-8. Magari vincendo, non lo so. Ma conservando quei ricordi che gli hanno fatto pensare che i Giochi non dovessero restare un’esclusiva delle generazioni passate, ma tornare a essere una festa per tutti.
Adesso, niente fretta. Ma nemmeno disattenzione, dopo un annuncio del genere. Un primato bisogna meritarselo: io ricomincerò a sognare quel 72-8, una sconfitta che non è mai stata un incubo.