“Qui non esiste una profonda cultura dello sport”, intervista a Sergio Giuntini Presidente Società Italiana Storia dello Sport
di STEFANO RAVAGLIA
C’è ancora molto da fare per diffondere in Italia la storia dello sport, nonostante numerosi cantori in questi anni si siano dati da fare: pensiamo alle storie di Federico Buffa, allo storico programma “Sfide”, alle pillole di Matteo Marani o Giorgio Porrà su Sky, al programma radiofonico “Olimpia” e mille altre produzioni. Ne abbiamo parlato con la persona ideale per il tema: Sergio Giuntini, che guida la Società Italiana di Storia dello Sport, che da più di vent’anni si prodiga per portare avanti su scala internazionale l’importanza di sottolineare quanta cultura ci sia nello sport e non sia solo un fatto ludico come nel Belpaese ancora si pensa.
Sergio, la Società Italiana di Storia dello Sport è nata nel 2004, esattamente come è nata e di cosa si occupa?
“Nasce dopo infruttuosi tentativi precedenti che avevano cercato di dare vita a una società con queste caratteristiche. I problemi che si erano posti erano di quest’ordine: fino agli anni 2000 c’era una separazione piuttosto chiaro tra chi si occupava di sport e educazione fisica. Far coesistere queste due anime aveva portato alla nascita e alla breve vita di alcune precedenti esperienze. Per cui nel 2004 si è deciso di superare questo impasse creando una società che si occupasse solamente di sport e che avesse un’impronta contemporanea. Non ci occupiamo di sport medievale, ma di sport moderno, quello che nasce nell’Ottocento e arriva fino ad oggi”
Ne fanno parte un nutrito gruppo di storici di altissimo profilo scientifico dediti a vari ambiti disciplinari nel quadro della storia dello sport. Come vengono scelti questi profili o come capita che incrocino la vostra strada?
“Quando è nata la Società abbiamo ritenuto di non farne una accademia, cioè aprendola solo a membri di università italiane o professori già consolidati. Volevamo invece fosse abbastanza democratica. L’unico filtro è la presentazione di un curriculum, e poi il comitato direttivo della Società decide se ammettere o non ammettere chi fa richiesta. Fino ad oggi rarissimamente abbiamo rifiutato delle iscrizioni”
Siamo in un paese, l’Italia, in cui di storia dello sport ce n’è quanta ne vogliamo… eppure sembra sempre un argomento noioso e da derubricare dietro a calciomercato, gossip, polemiche arbitrali, com’è il quadro attuale della situazione?
“L’Italia è un paese profondamente arretrato. Non esiste una profonda cultura dello sport, rispetto al passato sono stati fatti passi avanti ma il nostro è un paese ancora di tifosi. Ci si avvicina allo sport con una mentalità che non corrisponde ai valori culturali che lo sport deve avere. E la Società Italiana di Storia dello Sport cerca di dimostrare come questo sia un fenomeno così complesso e articolato che ci aiuta a capire il mondo contemporaneo”.
Cosa ne pensa dello storytelling, veicolato soprattutto da Federico Buffa? E’ un risvolto che ha delle positività ma secondo lei ha delle controindicazioni?
“Questi grandi divulgatori come Buffa o il programma ‘Sfide’ e altri proposti dai canali pubblici e privati abbiano sicuramente contribuito ad avvicinare allo sport non solo come agonismo e spettacolo da guardare in tribuna o in salotto, come appunto un fenomeno che può dare una lettura della società contemporanea aprendo anche ai giovani. Alcuni nostri soci giovani, e ne abbiamo parecchi, si sono avvicinati a questi interessi passando per Buffa e per questi divulgatori”
Che differenza c’è tra il trattamento della storia sportiva in Italia e all’estero? Per esempio gli americani, avendo meno storia propria, con l’epica sportiva hanno costruito una sorta di narrazione di loro stessi.
“La storia dello sport in Italia è partita un po’ più tardi rispetto ad altri paesi europei, ovvero alla fine degli anni Ottanta. Prima se ne occupavano giornalisti molto bravi ma che però fanno un altro mestiere. Noi siamo partiti molto dopo rispetto all’Inghilterra e alle due Germanie, o alla Francia. Ma, non lo dico in modo sprezzante, ma oggi come oggi la Società Italiana di Storia dello Sport è la società più importante tra i paesi latini. Ai nostri convegni vengono studiosi greci, spagnoli, francesi e in questo modo abbiamo conquistato dei proprio presidi nelle Università attraverso giovani che si sono formati attraverso noi. Noi abbiamo molti ricercatori di storia dello sport nelle Università italiane”
Uno degli appuntamenti più importanti dell’anno è il convegno annuale della società con numerosi incontri dedicati a tematiche sportive, qual è il significato di questo appuntamento?
“Noi organizziamo tutti gli anni un convegno nazionale di studi che ha il senso di riunire tutti i nostri associati dando loro modo di presentare dei loro lavori. Ed è una occasione per instaurare dei rapporti con le Società estere, penso alla Francia o alla Spagna, che vengono ai nostri convegni nazionali e talvolta noi rendiamo l’omaggio andando ai loro. Inoltre noi siamo membri del Comitato Europeo di storia dello sport, per cui ogni anno attraverso dei nostri studiosi partecipiamo al loro convegno che tra l’altro quest’anno ospiteremo in Italia all’Università di Salerno e avrà come tema la narrazione dello sport”
Ma come contattare la Società Italiana di Storia dello Sport? Per tutte la informazioni, il tesseramento e gli eventi: