“Promesse, scatole cinesi e rischio crack”. Dove il calcio è calpestato: il caso Lucchese.
di STEFANO RAVAGLIA
Lo devo a Nicola Binda, sono sincero: mi appare un articolo del giornalista della “Gazzetta dello Sport” a inizio aprile che desta la mia attenzione. Da esperto delle serie inferiori della piramide calcistica, Binda si focalizza sulla situazione della Lucchese. Tre cambi di proprietà in poco tempo, da ultimo un imprenditore, Benedetto Mancini, che promette bonifici che non arrivano e una squadra che con grande professionalità cerca di reggere la categoria puntando alla salvezza nel girone B di serie C seppur i giocatori, senza stipendi da ottobre, abbiano minacciato lo sciopero. Il tutto più o meno nel silenzio quasi generale. Per approfondire la questione, abbiamo contattato il giornalista Claudio Tanteri di NoiTV, emittente regionale della Toscana che segue le vicende del club, e l’assessore allo sport della città di Lucca, Fabio Barsanti.
Dice Tanteri: “E’ assurdo che il fatto è partito da gennaio con il passaggio alla Sanbabila Srl che non aveva alcuna capacità per garantire forza al club. Tre passaggi societari in due mesi, l’ultimo il 28 marzo a Benedetto Mancini che più volte aveva promesso questi benedetti bonifici mai arrivati e dunque il 16 aprile è scattata una nuova penalizzazione che dovrà essere scontata il prossimo anno e che sarà probabilmente di 12 punti. Cosa che influisce anche sul futuro del club: se si affaccia un nuovo proprietario, partire con una penalizzazione così non è il massimo”.
La squadra però si è comportata con grande professionalità, dando tutto in campo: “Sì, lo hanno fatto per fare una mossa forte prima della partita con il Pontedera ovvero scioperare. Si è giocato ma è andata male, perché ovviamente la testa era altrove. Hanno deciso di non staccare la spina per avere ancora una speranza che venga qualcuno a salvare il club e far rimanere la squadra in C e non rischiare il quarto crack in 17 anni. Sono tutti soli: allenatore, squadra e direttore sportivo. Io ho parlato con loro e mi dicevano che volevano scendere in campo per finire il campionato e sperare che nel frattempo arrivasse qualcuno a salvare il club. L’istanza di fallimento che poi hanno firmato è stato il gesto estremo per smarcarsi da una società che non avrebbe mai pagato e allo stesso tempo trovare forse qualcuno, e una speranza c’è come ha detto il vice sindaco. Ma se una società non ha palesemente la capacità economica di sostenere il club deve essere messo alla porta subito”.
La San Babila dunque era palese che fosse insolvente? “Sì. È una sorta di scatola cinese con 10 mila euro di capitale sociale, è ovviamente impossibile che regga . A quanto pare la Lucchese essendo una società privata in corso d’opera queste cose si possono fare e non si vedono solo a Lucca”.
La situazione è drammatica anche dal punto di vista logistico: “Sì, le trasferte sono sostenute dai privati, per esempio la trasferta di Arezzo (rinviata per la morte di Papa Francesco, ndr) viene sostenuto da attività commerciali e dal presidente dell’Arezzo femminile che ha garantito l’alloggio alla squadra perché la Lucchese non ha un euro. Addirittura un ristorante e una pescheria della città hanno sostenuto delle spese, la città si è stretta intorno alla squadra”.
E come uscirne, allora? “Serve qualcuno che ci creda sul serio che possa garantire i pagamenti e salvare la Lucchese o il destino è segnato e ci sarà un altro fallimento e la ripartenza dall’eccellenza. Benedetto Mancini ha annunciato due volte una conferenza stampa che poi non si è fatta: addirittura una volta è stata annullata perché a detta sua c’era un clima ostile della stampa intorno a lui… la cosa che salta all’occhio è l’esperienza che ha avuto in passato con altre società calcistiche, per cui tutto l’ambiente è partito prevenuto perché con i due passaggi alla Sanbabila di Giuseppe Longo, avvocato, e poi alla società SLT&Associati, il primo passaggio per 1.640 euro e poi a Benedetto Mancini addirittura sembra per un solo euro, si capisce che la situazione è difficile. La speranza è che si muova qualcosa prima del 13 maggio, giorno dell’udienza per l’istanza di fallimento”.
Dice invece l’assessore Barsanti: “Che Mancini facesse promesse di marinaio era ovvio, la pantomima qui è senza fine. E’ una storia tra il ridicolo e l’irrispettoso. Mancini non ha pagato e nel frattempo la novità più rilevante è che il sindaco revisore della società ha portato i libri in tribunale e il 13 maggio ci sarà l’udienza. Questa condizione, che consentirà qualora ci fosse un interessato una maggiore trasparenza in una eventuale procedura di vendita. La professionalità della squadra e la vicinanza nostra ha fatto comunque sì che alcune piste serie si siano avvicinate al club”.
Dunque sono all’orizzonte nuovi acquirenti? “Da gennaio a tre settimane fa di serio non c’era stato granché, o meglio tante parole, tanti mitomani e non più di questo. Grazie allo scatto che ha avuto la squadra e grazie al revisore che ha portato i libri in tribunale si sono aperte due o tre piste. Non possiamo farci illusioni, al momento però delle piste che possano affrontare la situazione debitoria, nonostante la penalità di 6 o 12 punti, più probabile 6, e con la salvezza della categoria, potremmo sperare che una di queste piste possa concretizzarsi. Passano tutte dal salvataggio della categoria”.
Ma la vera domanda è, com’è possibile che alcuni personaggi così inaffidabili possano ancora entrare nel calcio? “Rimanendo nell’ambito calcio, la Federazione dovrebbe avere degli strumenti che mettano un argine a tutti gli avventurieri che sguazzano nel calcio ma questo ha ripercussioni anche sui cittadini e sulla città, che da gennaio ha rischiato di avere dei personaggi che inquinano anche la vetrina della città. Le squadre di calcio sono fenomeni popolari, hanno ripercussioni sociali, culturali e non sono solo aziende private. Hanno delle implicazioni pubbliche e il fatto che la Federazione non riesca ad arginare e non ci siano altri strumenti per arginare tutto ciò, deve far riflettere qualcuno ai piani alti per cercare una soluzione. La Federazione nel gestire i campionati non è che stia facendo un gran lavoro, le problematiche della Lega Pro sono tante e alla fine non si rimedia mai nulla perché gli uomini sono sempre gli stessi” .