Il quadro nero delle intemperanze degli adulti di oggi, spesso modelli da non imitare
di STEFANO RAVAGLIA
L’abbaiare di un cane e le urla all’indirizzo della ragazza, 17 anni, arbitro di calcio, che secondo il dirigente dello Sporting Terni doveva fare “la fine di Ilaria Sula”. E’ accaduto durante la sfida contro Sangemini del campionato allievi under 17 provinciale, dove Ernesto Galli, questo il nome del colpevole, si è lasciato andare a un comportamento deplorevole nei confronti della ragazza che stava dirigendo la gara rea di aver espulso ingiustamente due sui giocatori. Per lui è stata comminata una squalifica fino al 2028. E non è tutto: uno dei giocatori dello Sporting Terni espulsi, oltre a minacciare di tirare uno scarpino addosso all’arbitro, si lasciava andare a gesti di natura sessuale dopo essersi tolto la maglietta e aver minacciato di togliersi pure i pantaloncini. Sono ben dodici le giornate di squalifica a lui comminate.
La cronaca, come al solito, lascia spazio a una riflessione, o forse più d’una. I sempre più frequenti incontri di formazione che si mettono in piedi in giro per l’Italia “per gli adulti di domani”, in vari ambiti e sotto varie forme, continuano ad avere una mancanza di fondo: i giovanissimi vanno ovviamente educati per ragioni biologiche, ma se a farlo sono degli adulti rimasti prigionieri di una eterna adolescenza, è perfettamente inutile sperare che cresca una buona società nei prossimi anni.
Quello relativo ai fatti di Sangemini-Sporting Terni è solo l’ultimo di una serie di episodi che pare aver scatenato un’epidemia di indecenza e disagio nelle manifestazioni sportive. Un’altra arbitra, di 16 anni, è stata insultata da alcuni genitori a Cattolica mentre dirigeva una partita di ragazzi di quindici anni. A San Vincenzo, qualche settimana fa, durante una partita di mini basket per bambini di 7 e 8 anni tra Rosignano e Follonica, si è scatenata una rissa sugli spalti sempre tra genitori, mentre ancor più agli onori delle cronache è salito l’insulto razzista di una mamma di due giocatrici di basket Under-19 all’indirizzo di una giocatrice di Rimini nella partita contro la Nuova Virtus Cesena dello scorso febbraio.
Come possiamo pretendere di avere adulti maturi un domani se a educarli sono gli adulti immaturi di oggi? Le frustrazioni, le insoddisfazioni, la mancanza di una educazione basilare, e tanto altro è alla base di queste negligenze. Il tifo ha preso il sopravvento sulla ragione, la logica del “io contro di te” prevale sulla considerazione del proprio orticello che in questo caso sarebbe una risorsa: sono contento della vittoria della mia squadra, applaudo i miei giocatori, esulto con il mio allenatore. Non mi giro dall’altra parte per provare sadico piacere nella sconfitta altrui, ma stringo la mano. Anche dovessi perdere: lo farei a denti stretti, ma non mi posso esimere. E invece nulla: poche strette di mani, molta insoddisfazione sfogata sulla pelle di chi non c’entra niente e sempre più giovani che cresceranno male, deviati da esperienze che possono segnarli per la vita.