Baskin, lo sport che unisce e riscrive il modo di pensare all’inclusione
di EDOARDO CASATI
C’è uno sport in Italia che sta riscrivendo il modo in cui pensiamo all’inclusione. Non si tratta semplicemente di una variante del basket, ma di una vera e propria rivoluzione culturale che si svolge direttamente sul campo da gioco. Questo sport si chiama Baskin, abbreviazione di basket integrato, ed è una disciplina che unisce persone con e senza disabilità, maschi e femmine, bambini e adulti, in un’unica squadra dove ognuno può dare il meglio di sé.
Nato nei primi anni Duemila, da un’idea di alcuni insegnanti, educatori e genitori, il Baskin è oggi una realtà in continua crescita. Sempre più scuole, associazioni sportive e territori decidono di adottare questo sport come strumento di inclusione, partecipazione e cittadinanza attiva.
“Mi sono avvicinato al Baskin grazie a mia mamma che nell’autunno 2017 ha scoperto la nascita di una squadra per adulti nel mio paese. Appena ne sono venuto a conoscenza non ho esitato ad andare a fare il provino – racconta ad esempio Andrea Celli, capitano della Fireballs Baskin di Sesto San Giovanni, nel Milanese -. La cosa che mi piace di più di questo sport è la sua inclusione reale e non teorica dove qualsiasi individuo collabora per il raggiungimento di un obiettivo comune. La cosa fondamentale è creare un ambiente sano e divertente per tutti i componenti della squadra. Mi auguro che il Baskin possa crescere sempre più sia a livello nazionale che europeo, che diventi sempre più popolare e diffuso perché veramente è un esperimento ben riuscito d’inclusione, forse il migliore, riguardante questo tema così delicato del nostro tempo”.
COME FUNZIONA?
A prima vista sembra una partita di basket: c’è il pallone, un campo da gioco regolamentare, due canestri e due squadre. È sufficiente guardare una partita per rendersi conto che qualcosa è profondamente diverso, è uno sport che si gioca con il cuore, prima ancora che con le mani.
Nel Baskin, ogni squadra è composta da sei giocatori in campo, ciascuno con un ruolo specifico, pensato in base alle proprie abilità motorie e cognitive. I ruoli sono numerati da 1 a 5, con l’aggiunta del ruolo “jolly”. Si distinguono in base alla posizione sul campo, alle possibilità di movimento e alla zona dalla quale possono tirare a canestro. Alcuni giocatori possono tirare da una zona più vicina, altri da più lontano; alcuni non possono essere contrastati, mentre altri giocano con regole simili alla pallacanestro tradizionale. La vera forza di questo sport è che tutti hanno un ruolo fondamentale per il successo della squadra. Non esistono “campioni” o “gregari”, ma solo persone diverse che collaborano per un obiettivo comune.
Il Baskin è un potente strumento educativo, capace di cambiare il modo in cui le persone si relazionano tra loro. È un esempio concreto di come la diversità possa diventare un punto di forza e non un ostacolo. Giocare a Baskin significa mettersi in gioco davvero, accettare le differenze, collaborare, comunicare, e imparare a guardare l’altro con nuovi occhi.
Il Baskin non è uno sport “per disabili”: è uno sport per tutti, dove le differenze diventano risorse, dove ogni persona può sentirsi parte di un progetto comune, e dove la parola “insieme” assume un significato concreto. Una volta entrati in campo, è difficile uscirne senza essere cambiati, anche solo un po’. È anche un invito a ripensare le regole, a uscire dagli schemi prestabiliti e ad aprirsi a una visione dello sport, e della società, più umana, più giusta, più vera.