“Tutti in campo”, la Champions del calcio integrato
di STEFANO RAVAGLIA
Ha avuto luogo sabato 17 maggio al Centro Sportivo Sandro Pertini di Cornaredo “Tutti in campo”, iniziativa realizzata interamente da 60 studenti del corso “Sport management e internalizzazione” di Fondazione ITS JobsAcademy Lombardia in collaborazione con il CSI di Milano. Una sorta di “Champions League” della inclusione, aperta a oltre 300 atleti tra cui ragazzi con disabilità, famiglie e studenti stessi. Ne abbiamo parlato con Lorenzio Ferrario, rappresentante degli studenti organizzatori.
Lorenzo, intanto come nasce l’idea di “Tutti in campo”?
“L’idea nasce dal nostro professore Enrico Gelfi, professore di una materia che si chiama Sport for Good, ovvero tutto ciò che riguarda l’etica nello sport, veicolo di un certo tipo di valore come inclusione e integrazione. Lui è entrato in classe e ci ha detto questa idea, che io chiamo ‘pazza idea’: ovvero invece di fare un esame, vorrei farvi applicare ciò che abbiamo imparato interamente sul campo. Io ne ho parlato con Massimo Achini, presidente del CSI Milano per realizzare un evento di calcio integrato. Noi siamo rimasti un po’ spiazzati, ma lui faceva sul serio, ma alla fine ci abbiamo creduto. Il CSI ha creduto allo stesso modo in noi ed è partito il progetto”
Cosa intendiamo per calcio integrato?
“E’ un calcio a 8, tre giocatori normodotati in gergo chiamati ‘partners’ e altri cinque con disabilità cognitiva. Per valorizzare i ragazzi con disabilità le regole prevedono che i normodotati non possano segnare gol, è un format studiato ad hoc perché sia inclusivo”
12 team si sono affrontati, ciascuno ha vinto una coppa. Cosa sta a significare questo?
“Quando eravamo nella fase iniziale di progettazione del torneo ci siamo interfacciati anche con il coordinatore del campionato di calcio integrato, che esiste già, ovvero Simone Argentin. Lui ci ha spiegato i valori del calcio integrato e nella loro idea volevano una competizione che fosse volta al risultato, un torneo agonistico, ma dall’altro una cosa che premiasse tutti i partecipanti, per celebrare l’inclusione e i legami che nascono tra tutte le squadre. Noi abbiamo dunque ideato un formato in tutto e per tutto simile alla Champions League, un girone unico con una classifica divisa in tre fasce, oro, argento e bronzo. Abbiamo dato a tutti un momento sul palco, con la musica, dove tutti venivano festeggiati dalle altre squadre”
Oltre al fatto sportivo ci sono stati tanti eventi collaterali che hanno riguardato la cultura e la musica, ce ne parli?
“Il nostro obbiettivo da studenti è stato, oltre a coprire la parte del calcio integrato, era quello di creare un ambiente inclusivo come atmosfera e dare la possibilità ai ragazzi di sperimentare altre attività. Grazie alla rete ‘Tiki taka’ abbiamo allestito altri spazi con sport altrettanto inclusivi, prevedendo uno spazio per il Sitting volley e le bocce integrate, e i ragazzi hanno potuto provare anche queste cose. Tiki Taka aveva anche il suo banchetto così come ‘Giochiamoci’, una associazione che accoglie le persone con qualsiasi tipo di disabilità e allestisce Escape rooms e giochi in scatola accessibili e inclusivi. Abbiamo incluso inoltre l’Accademia Rec di Cornaredo che ha portato quattro band suonando musica tutto il giorno e ci hanno aiutato anche con le premiazioni. Alcuni ragazzi sono addirittura saliti sul palco a fare il karaoke!”.
So che auspichi un ampliamento dell’iniziativa a livello nazionale…
“Questa prima edizione ha dimostrato che dare fiducia a degli studenti facendo loro organizzare da zero un evento, è una scelta che ripaga. Lo abbiamo fatto in tre mesi, è stato un lavoro difficile ma che alla fine ci ha ripagato di tutto quando abbiamo visto la gioia degli atleti e delle squadre quando sono state premiate. Io però prima auspico che si possa consolidare in questo format, tutte le parti coinvolte hanno la volontà di replicarlo l’anno prossimo così com’è. In verità il primo step è quello di ingrandirlo, poi pensare di ampliarlo a livello nazionale”
credits foto Christian Santi