Unione Mantovana, il memorial Guerreschi è un bagno di calcio puro e di emozioni
di MARIELLA LAMONICA
Segni particolari: bellissimo. L’U.S Mantovana ha messo in fila la 33ª edizione del torneo dedicato a Matteo Guerreschi, giovane atleta scomparso a fine anni ’80 quando in sella alla sua bici si scontrò con un’auto, un impatto fatale che spezzò la sua giovane vita. Da allora la società in cui militava ha dato il là ad una giornata in cui a farla da padrona è, più che il calcio, l’emozionante ricordo.
Al netto delle classifiche e delle blasonate società che anche in questo 2 giugno 2025 hanno preso parte alla kermesse (oltre i padroni di casa, ovviamente, c’erano Brescia, Mantova, Arzignano, Pro Sesto e Colorno), è stata una giornata di festa, di grande orgoglio e di valori messi in primo piano.
“Un giorno stupendo, baciato dal sole, con Matteo sempre vivo in ogni gesto – ha affermato Massimo Spanò direttore generale biancorosso – mi hanno colpito tante cose, in primis il rispetto e l’educazione che ho riscontrato in tutti, alcuni giocatori si sono persino complimentati con l’arbitro, i genitori hanno fatto bene la loro parte, ed ha prevalso la sportività”.
“Vorrei sottolineare ancora due cose: il bel gesto della Pro Sesto che ha messo in fila le ciabatte fuori dallo spogliatoio obbligando i suoi ragazzi a togliersi le scarpe prima di entrare, così da lasciare tutto il più pulito possibile, e poi il più bel complimento di giornata riservato a noi dello staff, quando il Brescia ci ha chiesto se il nostro campo fosse in sintetico, ecco non lo è, ma è un campo su cui sacrifichiamo tutta la nostra attenzione e dedizione, dimostrando, ancora una volta, il senso del nostro impegno”.
Ma non è tutto, delle emozioni e della gioia si è perso il conto. “Lo stupore dei ragazzi che hanno vinto i premi individuali – prosegue Spanò – è qualcosa che riempie, che non basta mai e ti sorprende sempre, ed infine i fiori regalati alla mamma di Matteo prima della finale, un mazzo che come sempre verrà posato sulla tomba dando ancora più colore al sorriso di un ragazzo che non andrà mai via dai cuori di chi lo ha conosciuto, e che, paradossalmente, dopo tutto questo tempo, riesce persino a fare da collante in una giornata di festa”.
E così, mentre Matteo vive, la tradizione continua.