L’addio di Sara Gama, la “portabandiera” dei diritti che ha cambiato il calcio femminile
di MARIELLA LAMONICA
Una bella storia di calcio femminile: l’ultima stagione di Sara Gama
Qui si fa la storia, anzi, qui si è fatta la storia, con una firma indelebile che vale forse più dei 13 trofei alzati al cielo con la maglia della Juventus, vale tutto l’orgoglio e la passione di Sara Gama.
La giocatrice bianconera ha chiuso davanti ai 15 mila spettatori dell’Allianz Stadium, accorsi lo scorso 10 maggio per celebrare tanto la loro capitana quanto per gustarsi l’ultimo match della stagione tra Juventus e Inter. Ha chiuso con il sorriso e qualche lacrima, com’era normale che fosse, ma soprattutto ha chiuso sul campo, quel campo a cui tanto ha dato e che tanto le ha restituito. Sara Gama ha scritto pagine indelebili di questo sport, vuoi con la maglia del Brescia e vuoi con quella bianconera, ma ha vinto ancor più battaglie fuori dal rettangolo verde, dove si è battuta con onore e cuore per dimostrare quanto la passione conosca un’unica legge universale, quella del rispetto, non di certo quella del giudizio e della fonte di appartenenza. Passione, appunto, e libertà nel potersela vivere, ma anche diritti, sacrosanti, per cui proprio Gama ha fatto valere tutte le sue competenze ed il suo sacrificio non tralasciando nulla al caso soprattutto in un mondo sportivo fatto di tanto, troppo, egoismo e maschilismo.
Le battaglie sono state davvero tante, non ultima quella legata al professionismo, ma anche battaglie apparentemente più semplici dove venivano respinte al mittente con l’esempio, la dedizione e la professionalità, tutte le accuse secondo cui “una donna non può giocare a calcio”. Già, nel 2025 siamo ancora alle prese con questi stereotipi, ma in un mondo “malato” e misogino, basta una Sara Gama per fare da controaltare e dare nuovo impulso ad un movimento così bello e puro. Il calcio femminile deve tanto a Sara Gama, quel pasillo d’onore al termine del terzo minuto di Juventus – Inter è solo un piccolo tributo che l’atleta con il numero 3 sulle spalle dovrebbe ricevere al cospetto di un impegno profondo, che ha segnato un’epoca. Nemmeno lo striscione “Sei stata la guida di una svolta epocale per noi e per il calcio femminile italiano” le rende giustizia a pieno, ma sicuramente tutto ciò sommato agli applausi dei 15 mila sugli spalti va vicino al riconoscimento che merita prima Sara, donna di altri tempi tenace e valorosa, e poi Gama, atleta solida, capace, onesta. “Non mi immaginavo questa carriera: pensavo solo a divertirmi, ed è questo che direi alle bambine, di continuare a divertirsi incuranti di quello che dicono gli altri, che è la cosa più importante. Ci sono i presupposti affinché dopo di me vengano cose sempre migliori…” ha dichiarato la 36enne friulana, e certo, verranno sì cose migliori, ma il merito di ciò che sarà le spetta di diritto.
Grazie di tutto Sara Gama, non andare troppo lontano, però, lo sport, il calcio ed il calcio femminile hanno ancora tanto bisogno di te.