Alia Guagni chiude nel calcio con un messaggio forte: CV stampato e l’appello di Dual Career
di MARIELLA LAMONICA
Chiudere la carriera calcistica presentandosi all’ultima partita con il cv stampato sulla maglietta? Fatto.
Alia Guagni dalla “lista dei desideri” può spuntare anche questa voce. Sì, perché la giocatrice del Como ha messo a referto l’ultima stagione della sua carriera agonistica, lanciando una sorta di “appello” o per meglio dire di “riflessione”, sulla difficoltà di ricollocarsi nel mondo del lavoro per tutte quelle atlete che hanno dedicato una vita alla loro passione e che si ritrovano poi, in giovane età, senza aver avuto la possibilità di crearsi un piano B.
Guagni ha messo in fila ottantacinque presenze in Nazionale, lunghi trascorsi con Fiorentina, Milan e Atlético Madrid, rapide parentesi anche negli Stati Uniti (tra le fila di Pali Blues e Tacoma 253), molti trofei tra cui uno scudetto, due Coppe Italia, una Supercoppa italiana e una Supercoppa spagnola oltre che il riconoscimento di calciatrice dell’anno Aic nel 2017 e nel 2018, eppure nemmeno un palmares simile, unito alla formazione personale, può garantire un futuro certo.
Domenica 11 maggio, in occasione appunto dell’ultima gara di campionato tra Como Women e Napoli, la giocatrice bianconera ha sfilato al termine con una t-shirt provocatoria proprio per sensibilizzare su un tema ancora troppo spesso sottovalutato.
Ideata in collaborazione con l’agenzia internazionale LePub, e con il sostegno del club comasco (“È un manifesto da indossare, che invita al dialogo e apre le porte al cambiamento” ha dichiarato il club sul proprio sito ufficiale), la maglia riportava sul lato frontale tutto il percorso dell’atleta, partendo dai titoli di studio, passando per le esperienze lavorative ed elencando, poi, il suo palmares.
Alia Guagni ha così dichiarato: “Ci sono momenti in cui parlare è l’unica cosa giusta da fare, soprattutto se può aiutare chi verrà dopo di noi. Io ho avuto la fortuna di avere un piano, ma prepararsi al futuro mentre si gioca ad alti livelli non è mai semplice. Una carriera in campo ha una fine naturale. Far sì che ci sia un inizio dopo quella fine dovrebbe far parte del percorso”. Un discorso che si pone al cospetto di quel professionismo reso ufficiale il 1 luglio 2022 ma ancora lontano da un vero status che dia garanzie a queste lavoratrici; lavoratrici che non giocano a calcio per puro diletto o passatempo, ma lavorano sodo per costruirsi una carriera ancora troppo spesso ripagata da miseri rimborsi, quei rimborsi che non garantiscono un gruzzoletto a cui attingere dopo 10/15/20 anni di Professionismo, con la P maiuscola e senza virgolette attorno. Ancora oggi tante calciatrici svolgono anche un’occupazione part time nel mentre per arrotondare e arrivare a fine mese.
Questa immagina e questo “teatrino” creato ad hoc, hanno suscitato grande attenzione anche all’estero, persino in Argentina e Usa. Ma intanto è proprio il Como, appartenente al fondo Mercury 13, a dare sostanza ai fatti. La società ha dichiarato che d’ora in avanti accetterà solo sponsor che si impegnino ad assumere le proprie calciatrici al termine delle loro carriere sportive, dando così un segnale forte, chiaro e concreto. Un segnale che rimarca tutta la resilienza di Alia Guagni, giocatrice inesauribile, professionista eccezionale, donna libera con il sogno di diventare mamma, ma anche esempio di un calcio femminile che non sa arrendersi e che continua a crescere…lottando.