Una proposta di legge per il collezionismo sportivo: parola a Sabrina Trombetti
di STEFANO RAVAGLIA
Una proposta di legge per disciplinare il collezionismo sportivo: è quella messa in campo da Sabrina Trombetti, Vice Presidente della Associazione S.Anna e dal 2018 Rappresentante di Interessi alla Camera dei Deputati per lo Sport, il Terzo settore e il Collezionismo, e l’attuale vice ministro per gli Esteri, Edmondo Cirielli. Abbiamo raggiunto Sabrina, per farci spiegare bene tutto l’iter e i passi da compiere perché il tema del collezionismo esca dal confine del semplice hobby.
Sabrina, intanto come nasce l’idea di questa proposta di legge?
Iniziammo a ragionare sull’ istituzione di una Fondazione e un museo del collezionismo circa sette anni fa. Con l’ Associazione S. Anna, Rappresentante di Interessi alla Camera dei Deputati, presieduta dal dottor Aldo Rossi Merighi, la presentammo nel 2019, in Parlamento con la firma dell’onorevole Edmondo Cirielli, attualmente viceministro degli Esteri. La ragione è chiara: gli italiani sono un popolo di collezionisti. Nel 2024, infatti, hanno speso più per il collezionismo che per le vacanze e prevedono di aumentare la spesa del 37% nei prossimi 3-5 anni. In Europa, noi italiani, come proposte di acquisto nelle aste on line non siamo secondi a nessuno. L’idea di una Fondazione a tutela del collezionismo minore nasce da un’esigenza reale e da un’evidente lacuna: quella di ordinare, disciplinare e rendere istituzionale, un “nuovo mondo” inesplorato che solo in Italia conta circa 100.000 appassionati, ma purtroppo è, inspiegabilmente ed incredibilmente, trascurato. Ad oggi, non c’è un albo ufficiale dei collezionisti né una norma che inquadri e promuova il collezionismo minore. Crediamo, quindi, necessaria l’istituzione di una Fondazione ad hoc che risolva questa grave mancanza nel modo migliore e più efficace. Un organismo che regolarizzi il collezionismo minore, che ha mutato profondamente natura, diventando da fenomeno di nicchia a fenomeno di massa. Un fenomeno di massa in continua e costante crescita, in particolare, tra i giovani di tutto il mondo perché radicato nel tessuto sociale e sostenuto ed alimentato, da quello che è il vero principio forte della modernità: l’economia. Se rimaniamo, infatti, ancorati alla vecchia, superficiale ed antistorica definizione di collezionismo inteso come hobby, passatempo, svago, significa essere rimasti indietro e non aver, assolutamente, capito le abitudini, i gusti e le attività delle nuove generazioni.
Leggo dalla vostra proposta: Nell’antica Grecia, la raccolta di oggetti, ordinati per tematiche o per scopo, aveva un fine sia antropologico che religioso perché, quasi sempre, statue e affreschi erano collocati in luoghi sacri dei vari popoli. Il più antico esempio di pinacoteca risale al V secolo avanti Cristo ed era collocata presso l’Acropoli di Atene, in un luogo che fungeva anche da sala di rappresentanza per gli organi di governo della polis. Ma è a Roma che la pratica del collezionismo prende piede”… in che modo? Ci fai un po’ la cronologia storica?
Possiamo dire che il collezionismo moderno tra virgolette nasce proprio nell’ Antica Roma durante la Repubblica Romana. Era un’ usanza consolidata in particolare dei generali Romani riportare a casa dopo una lunga e faticosa campagna militare, come sempre accadeva all’ epoca vittoriosa, il cosiddetto bottino di guerra: statue, bronzi, oro, gioielli, preziosi in generale. Tutto questi oggetti/cimeli venivano poi esposti nelle piazze più importanti per rendere il popolo partecipe della vittoria, della grandezza di Roma e del suo Impero. Con il passare degli anni questa usanza divenne un vero e proprio fenomeno culturale e sociale perché coinvolse non solo l’ambiente militare e aristocratico ma anche quello dei cosiddetti equites, ricchi influenti ma non nobili, e in qualche caso anche dei plebei. Il possesso di copie e riproduzioni di statue, statuine, mezzibusti divenne così, a poco a poco, un modo per i privati cittadini di arricchire le proprie case, le proprie ville ed esibire il proprio status sociale. Dobbiamo proprio a questo collezionismo commerciale e su larga scala se dopo duemila anni sono giunte a noi raffigurazioni, statue e reperti archeologici che seppur non originali sono fondamentali per capire usi, costumi del tempo.
C’è anche un aspetto economico molto importante con un indotto imponente al riguardo, come vorreste disciplinarlo nella vostra proposta di legge?
Per rispondere è doverosa una premessa: le nuove generazioni i millenials e i nativi digitali ovvero i ragazzi dai 15 ai 20 anni e dai 20 ai 38 anni considerano il collezionismo una formidabile fonte di sostentamento economico e quindi un nuovo lavoro. Una vera e propria professione, in cui il raggio d’azione è, potenzialmente, infinito ed illimitato perché proiettato, tramite il web ed i social , a centinaia di milioni di potenziali contatti in tutto il mondo: le multinazionali delle e-commerce sono state le prime a scommettere sul collezionismo minore ed ora gestiscono circa il 70% del mercato europeo e mondiale mediante aste con line seguite ogni giorno da decine di milioni di utenti al mese con un giro d’affari a sei zeri. Questi sono alcuni dati significativi che fanno capire come il collezionismo minore rappresenti un fenomeno non più solo di massa ma anche “di costume”. Per tornare alla domanda: si può disciplinare questo fenomeno di massa, potenzialmente globale e quindi infinito con l’intervento diretto delle istituzioni(ministero della Cultura, dell’ Istruzione, del Tesoro in primis) perché è necessario costituire un organo di controllo, una cabina di regia che crei importanti sinergie in Italia e all’ estero e realizzare una piattaforma italiana di aste di collezionismo online, che possano sostituire nel tempo le grandi market place straniere come appunto Ebay e Catawiki.
Nel vostro progetto c’è anche “un museo permanente sul collezionismo minore presso la propria sede, avente funzione anche di archivio storico della memoria culturale del Paese”… ce ne parli?
La proposta di legge prevede l’ istituzione del primo museo d’Europa forse del mondo del collezionismo minore. A nostro avviso nessun paese può vantare la nostra cultura storica, sportiva, musicale, la nostra fantasia e creatività. Il museo sarebbe il luogo ideale per ripercorrere l’ eccellenza italiana mostrando ad esempio i suoi simboli più amati nel mondo: mi viene in mente ad esempio per quanto riguarda lo sport la nostra Nazionale di calcio con i suoi campioni, la Ferrari, la Ducati, oppure la moda da Valentino a Versace, la musica con gli straordinari Stradivari, i manifesti pubblicitari e cinematografici, gli oggetti di design… Verrebbe raccolto tutto ciò che è considerato “cult”, iconico, rappresentativo di un’ epoca. Sarebbe il modo migliore per riavvicinare le nuove generazioni alla storia e alla cultura italiana nel modo più semplice, curioso, condiviso e diretto
Quali sono i prossimi passi nella speranza di una approvazione della proposta?
Al momento la proposta di legge sta proseguendo il suo iter naturale in Commissione Cultura in attesa che venga discussa in Aula. In questi anni abbiamo coinvolto trasversalmente moltissimi deputati che si sono fin da subito messi a disposizione per accelerare la sua approvazione. Uno scoglio può essere rappresentato dall’importante stanziamento previsto dal Ministero del tesoro circa 500.000 euro per la sua fondazione e il primo anno di attività. A nostro avviso non un problema insormontabile perché il futuro museo sarebbe in grado di autofinanziarsi con mostre, esposizioni, eventi in Italia e all’estero. Non solo, potrebbe godere anche della partecipazione di importanti sponsor e partner commerciali con la necessità di sviluppare o promuovere il loro marchio raccontando ai nuovi mercati la storia della propria attività e dei propri risultati mediante foto, documenti ed altri cimeli. Un po’ come succedeva nell’ Antica Roma duemila anni fa…