Calcio scomparso e basket in finale: le due anime sportive di Brescia
di STEFANO RAVAGLIA
Ieri Brescia ha perso la finale scudetto contro la Virtus Bologna, che ha conquistato il suo 17° titolo italiano, ma se chiedete a un bresciano quale sport inorgoglisce in questi anni la città, vi risponderà certamente la pallacanestro. C’è una strana e crudele parabola nella stagione sportiva della città della Leonessa, così come è soprannominato il Brescia Calcio e come da denominazione della Leonessa Basket, sorta nel 2009 dopo la cessione del titolo sportivo della JuVI Cremona, fatto che ha riportato la palla a spicchi in città a 13 anni dalla chiusura del Brescia Basket, il sodalizio più storico della città (fu fondata nel 1957) tramontato nel 1996.
C’è molto spazio sugli scaffali della bacheca bresciana: due campionati dilettanti datati 2011 e 2016, e la Coppa Italia del 2023, primo, vero trofeo maggiore del club conquistato proprio nella finale contro la Virtus vinta 84-76 a Torino dopo averla spuntata pure con Milano nei quarti di finale per soli tre punti. Si dice spesso che nello sport vince chi spende di più: nulla di più falso, soprattutto negli ultimi anni. Nel calcio, Napoli, Bologna e Atalanta (solo per citare tre esempi) hanno costruito belle stagioni e soprattutto conquistato trofei con la programmazione e con i bilanci a posto. Ebbene, la Pallacanestro Brescia ha il terzo budget più basso della serie A1, ha buttato fuori Trapani del sempre vulcanico (un po’ troppo a volte…) presidente Antonini che aveva promesso lo scudetto, e si è andata a giocare la finalissima contro Bologna. Il lavoro paga, sempre: 22 vittorie, otto sconfitte e un allenatore quarant’enne, Poeta, in un paese che non è per giovani soprattutto a livello sportivo.
Se la pallacanestro ride, il calcio invece piange. Il Brescia, dopo 114 anni di storia, con la penalizzazione thriller di 4 punti piovuta addosso al club negli ultimi giorni del campionato di B, le rondinelle sono retrocesse in una serie C che non disputeranno poiché il patron Cellino, già proprietario del Cagliari, che al momento del suo insediamento disse addirittura “qui vi siete abituati alla mediocrità”, non ha rispettato le scadenze previste e per tre milioni di euro non ha iscritto la squadra al campionato professionistico. Una vicenda in divenire in cui subentrano le indagini per riciclaggio, la scontata avversione della piazza, abituata a tanti anni di serie A e a vedere Andrea Pirlo e Roberto Baggio indossare la maglia delle rondinelle.
La vicenda del Brescia si inserisce nell’ennesimo quadro misero del calcio italiano, mortificato da situazioni tali troppo spesso negli ultimi anni, in un romanzo che pare il Gattopardo dove tutto cambi perché nulla debba cambiare. O meglio, una salvezza ci sarebbe: quella Feralpisalò che cambierebbe denominazione e colori per diventare la squadra della città di Brescia, come da ultime indiscrezioni. Forse la toppa è peggio del buco. E allora, per salvare il loro animo, i tifosi che hanno visto Pirlo e Baggio dovrebbero fare un salto a vedere una partita di pallacanestro…