Dalla Serie B alla Serie A: quali i piani di sostenibilità e gli scenari futuri per le tre regine del campionato cadetto?
di FRANCESCO MAFERA
Con l’approdo in Serie A di Sassuolo, Pisa e Cremonese, non è solo l’attenzione sportiva a crescere: si accendono anche i riflettori sul loro impegno in tema di sostenibilità. Ad oggi, il quadro che emerge è sfaccettato: tra buone pratiche, iniziative sparse e una governance ancora in costruzione, i tre club presentano livelli diversi di maturità nella gestione dei temi ESG (ambientali, sociali e di governance).
Una recente indagine di Community Soccer Report al termine della stagione ha rivelato un quadro interessante sulle 3 squadre dell’ormai trascorsa Serie B che sono appena salite al piano superiore, raggiungendo cosi il massimo livello professionistico del calcio nostrano. Ma quanta corrispondenza c’è effettivamente tra le gerarchie sul piano sportivo e quelle della sostenibilità per questi 3 club? Fino a che punto i 3 sodalizi stanno veramente legittimando il loro successo sul piano tecnico con progetti di rilevante impatto socio culturale e ambientale? Quanto è possibile affermare che la crescita di ognuno di questi club vada di pari passo con quella in tema di sostenibilità, quale aspetto fortemente interconnesso a quello del successo all’interno del rettangolo verde? Scopriamolo insieme analizzando ogni singolo ambito per ciascuna di queste realtà.
Governance: il Sassuolo guida, Pisa e Cremonese inseguono
Tra le tre neopromosse, il Sassuolo è stata in tal senso la capolista di nome e di fatto: si distingue per un’impostazione più strutturata e una visione d’insieme già in fase di sviluppo. Il progetto “Generazione S”, attivo dal 2021, rappresenta un esempio concreto: coinvolge scuole, enti locali e territori, promuovendo lo sport come strumento educativo e di inclusione. Il club è anche l’unico tra i tre ad aver attivato canali specifici per raccontare il proprio impatto sociale e ambientale.
Resta tuttavia aperta la sfida del coordinamento: molte iniziative sembrano procedere su binari paralleli, senza ancora una piena integrazione strategica. La Licenza UEFA, che include l’obbligo di una strategia ESG, potrebbe dare ulteriore impulso a questo percorso.
Diversa la situazione di Pisa e Cremonese, dove mancano ancora piani strategici pubblicamente riconoscibili. Nonostante alcune iniziative nel sociale, il tutto appare frammentato e poco organico. Tuttavia, anche la Cremonese ha ottenuto la Licenza UEFA, segnale di un possibile impegno ancora poco comunicato o solo formalmente avviato.
Sociale: il fronte più attivo, ma poco sistemico
L’ambito sociale resta, anche per le neopromosse, il campo in cui si registrano le attività più concrete. Il Sassuolo conferma la propria leadership con progetti scolastici, iniziative contro la violenza di genere, azioni inclusive per persone con disabilità e una forte presenza in campagne solidali.
La Cremonese, pur senza un piano integrato, ha avviato buone pratiche: la “Squadra Special”, il servizio di radiocronaca per tifosi non vedenti, il progetto “ThisAbility” per l’inclusione lavorativa di giovani con disabilità e il format “Cremo nelle Scuole” raccontano un club attento al radicamento territoriale.
Un approccio che da anni sta provando a portare avanti anche Il Pisa, che seppur con una visione ancora legata al calendario eventi, ha lanciato una delle iniziative più originali: di quelle che meritano una menzione particolare per la loro unicità in questo settore: stiamo parlando della partnership con Serenis, un centro specializzato per il supporto psicologico. I nerazzurri sono diventati infatti il primo club italiano a promuovere un presidio permanente per la salute mentale. Una partnership che rappresenta uno di quei semi che potrebbero dare frutto in una visione più ampia, garantendo quella continuità di predisposizione da parte della società a strutturarsi coinvolgendo sempre piú sponsor. Una operazione che l’ha portata nel tempo a ricostruire, seppur in una ottica “moderna”, di brandizzazione dell’identità valoriale del tessuto sociale cittadino, un qualcosa che riprenda i connotati di una piazza storicamente riconosciuta come vicina nonchè organizzatrice di iniziative nel sociale: da qui l’istaurazione di un rapporto tra società e tifosi che ha compattato l’ambiente, conducendo i nerazzurri al grande traguardo della Serie A.
Calcio da vivere e intendere come azienda si, ma in un modo compatibile anche ai valori che devono guidare la nostra società. Dove il risultato altro non è che la somma di fattori edificanti e di crescita culturale per tifosi che sono anche i cittadini del domani.
Ambiente: molto da fare, ma qualcosa si muove
È questo il fronte meno presidiato. I neroverdi emiliani, ancora una volta, si distinguono grazie alla collaborazione con Eco Events e, soprattutto, al Mapei Football Center, con certificato LEED per la sostenibilità ambientale. Il club ha anche sostenuto progetti di riqualificazione urbana e riduzione della plastica.
Cremonese e Pisa non rendono invece pubblici interventi ambientali significativi. Eppure, qualcosa potrebbe esserci: ad esempio, la presenza di pannelli solari in una delle sedi, ignorata perfino da alcuni dipendenti, fa pensare a una mancanza di consapevolezza interna più che di azione reale. Un limite culturale e comunicativo che però, se superato, potrebbe rivelare risorse preziose già disponibili.
Il piano di sostenibilità che vale come una promozione
Per Sassuolo, Pisa e Cremonese, la promozione in Serie A rappresenta anche un banco di prova nella costruzione di una cultura sostenibile. Quindi un punto di partenza da utilizzare per la valorizzazione del percorso intrapreso sul piano sportivo. Se il Sassuolo sembra già sulla buona strada, Pisa e Cremonese dovranno trasformare iniziative frammentarie in strategie coerenti. La sfida, comune a tutte, sarà dunque quella di superare l’azione episodica per dare continuità e profondità a un impegno oggi imprescindibile nel calcio moderno e legittimare così il grande risultato ottenuto sul campo.