Premio Nathan per lo Sport: quando l’etica e il cuore scendono in campo
di FRANCESCO MAFERA
Nel fermento quotidiano di Roma, dove le strade raccontano secoli di storia e resilienza, c’è un riconoscimento che più di altri parla di futuro, di speranza, di impegno: è il Premio Nathan per lo Sport, parte integrante del prestigioso Premio dedicato alla memoria di Ernesto e Sarina Nathan. Non un semplice trofeo, ma un abbraccio simbolico a chi, anche attraverso lo sport, costruisce ponti, accende passioni e allena le coscienze.
Una medaglia al valore civile
Istituito con il sostegno della Regione Lazio e dell’Asilo Savoia, il Premio Nathan è un faro acceso su chi si batte per un’idea più alta di sport: quello che unisce, che cura, che include. Ogni anno, nella suggestiva cornice del Campidoglio o del Teatro Rossini, viene consegnato a figure ed enti che incarnano valori come lealtà, coraggio, inclusione, legalità. Nel ricevere il premio, i protagonisti non parlano solo di medaglie e record, ma di persone: bambini tolti dalla strada, ragazze che imparano a difendersi, migranti che trovano nella squadra una nuova patria. Lì, tra un applauso e una stretta di mano, lo sport rivela il suo volto più autentico.
Le caratteristiche di un Premio per il quale il successo non risiede nel primo posto
Nel solco dei valori di Ernesto e Sarina Nathan – legalità, educazione, servizio pubblico, spirito laico e solidarietà sociale – il premio consiste in una pregiata medaglia d’argento, appositamente coniata. Sul fronte, campeggiano l’emblema dell’Asilo Savoia e il motto di Giuseppe Mazzini, maestro spirituale dei Nathan: “La vita è missione.” Sul retro, la dicitura “Premio Nathan per Roma Capitale”, accompagnata da quattro nodi savoia e il nome del premiato con la data. Un distintivo che, già per le sue caratteristiche intrinseche, forse anche volutamente, raffigura il tentativo di attribuire il successo a coloro i quali, prima di tutto, si distinguono per ben altri scopi rispetto a quello di salire sul gradino più alto del podio. Una qualità che quindi proprio per questo, nell’epoca della giusta sensibilizzazione ai temi più caldi del sociale, continua a prosperare e a crescere a livello di notorietà stagione dopo stagione.
Campioni di umanità
Nel corso delle sue edizioni, il Premio Nathan ha acceso i riflettori su storie che spesso restano lontane dai riflettori: la pattinatrice olimpica Francesca Lollobrigida, che ha portato il tricolore sul ghiaccio con tenacia e gentilezza, le realtà come l’ASD Integra Sport 2013, che offre un campo da gioco a giovani migranti e rifugiati; o la rete delle palestre popolari, dove lo sport diventa riscatto e dignità.
Sono gesti silenziosi, spesso invisibili, ma potentissimi. Perché lo sport, quando è mosso dall’anima, sa cambiare destini.
Lo sport che cura le ferite sociali
Il Premio Nathan per lo Sport è anche un atto di denuncia: contro il razzismo, contro la discriminazione, contro l’abbandono. È un modo per dire che ogni ragazzo e ragazza ha diritto a una divisa, a un allenatore che crede in lui, a un sogno da inseguire con le scarpe allacciate. È la dimostrazione che a Roma – e nel Lazio – c’è chi lavora ogni giorno nei quartieri più difficili per costruire comunità attraverso una palla, una corsa, un abbraccio sudato a fine partita.
Un’eredità che corre lontano
Ernesto Nathan, sindaco riformista, e sua madre Sarina, pioniera dell’emancipazione femminile, credevano fermamente nel potere dell’educazione, dell’uguaglianza, della crescita collettiva. Il Premio che porta il loro nome trasforma questa eredità in azione concreta. E nello sport trova forse il terreno più fertile, poiché questo ambito, come la memoria, rappresenta un luogo nel quale si compie un atto d’amore che si rinnova ogni giorno.
Edizione 2025 da Gualtieri ad Abete: il premio allo sport che unisce
Lunedi 16 Giugno, presso l’Aula Giulio Cesare del Campidoglio si è svolta la quinta edizione del Premio. Tanti i riconoscimenti conferiti, tra i quali quello che il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha voluto consegnare personalmente al Presidente di Asilo Savoia Massimiliano Monnanni, a nome dell’amministrazione capitolina, ovvero la medaglia del 2778^ Natale di Roma, per i suoi meriti inerenti alla legalità, al sociale e allo sport.
Settore quest’ultimo per il quale, la prestigiosa onoreficienza è stata assegnata a Giancarlo Abete, Presidente della Lega Nazionale Dilettanti. Una personalità che, anche in qualità di ex Presidente della FIGC è stata insignita del Premio “Ernesto Nathan” per i valori dello sport, concepito quindi come sentito omaggio alla sua carriera: ad una professione nella quale l’attuale numero 1 del calcio dilettantistico, nel corso della sua storia istituzionale, ha interpretato il movimento sportivo come scuola di vita, inclusione e comunità.
Una medaglia che continua così a essere molto più di un simbolo che da lustro a chi lo riceve: è un messaggio di responsabilità, un inno alla cittadinanza attiva e un invito a credere nel potere trasformativo delle azioni, anche le più semplici, per il bene comune.
Un riconoscimento che, come detto, non celebra la vittoria ma il viaggio. Non esalta il campione, ma l’umanità che lo muove. È una stretta di mano a chi, attraverso una corsa, un passaggio o un tuffo, restituisce dignità a chi l’aveva persa. È un inno alla Roma che crede, che si impegna, che non lascia indietro nessuno.
In un mondo dove spesso lo sport viene vissuto come spettacolo, il Premio Nathan ci ricorda che può e deve essere molto di più: uno strumento per cambiare il mondo, partendo da un campo polveroso, da una palestra popolare, da un cuore che non smette mai di battere.