Gli Italiani Irons tifano West Ham: intervista a Luca Argiolas
di STEFANO RAVAGLIA
Le bolle di sapone non vengono fatte solo a Stratford ma anche in Italia. “I’m forever blowing bubbles”, il celebre inno del West Ham, è per loro un must: stamo parlando degli Italian Irons, un gruppo di tifosi del Belpaese legati alla squadra dell’est di Londra. Nel nostro giro attraverso i club italiani che seguono squadre inglesi, stavolta contattiamo Luca Argiolas, membro del gruppo e tifoso di lungo corso degli Hammers.
“Il gruppo è nato tramite dei ragazzi che si sono conosciuti attraverso ai social e andando alle partite e alla fine hanno deciso di fondare il gruppo in modo da coordinarsi per andare tutti insieme a vedere il West Ham. L’anno di nascita è il 2015 e siamo un gruppo ufficialmente affiliato al West Ham. Periodicamente organizziamo dei raduni per le partite e in genere ci piace andare in trasferta”
E come nasce invece la tua passione per gli Irons? “Io ho 52 anni e la passione nasce innanzitutto perché ai tempi in cui ho iniziato a seguire il calcio, cioè a fine anni 70, tutto ciò che vedevi di diverso sulle tv private come il calcio inglese sembrava qualcosa di esoticdo e inimmaginabile. Vedevi le persone vicino al campo, le reti di Wembley, l’erba così verde e quando compravi il Guerin Sportivo vedevi tutte le cronache. Mi sono affezionato al West Ham perché rappresenta un quartiere e un modo di essere, così come il mio club italiano, il Cagliari. E soprattutto avevo visto la famosa finale in cui il West Ham batté l’Arsenal 1-0”
Come vi organizzate per andare a Londra? “Ci organizziamo per conto nostro perché abbiamo molti amici in Inghilterra abbonati al West Ham che possono prenderci i biglietti, cerchiamo sempre di muoverci con un certo anticipo, alcune volte è più semplice altre è più difficile. Quando ci sono 700 posti in un settore ospiti è molto complicato. Alcuni abbonati in casa al West Ham se non vengono ci danno il biglietto”
Aver perso Upton Park è sempre un colpo al cuore? “Non dico che non fosse necessario, ma cos’hanno fatto per esempio il Tottenham e l’Arsenal? Si sono costruiti lo stadio sempre nel loro quartiere. Qui invece è nella stessa area ma è molto lontano, ci sono venti minuti di bus da fare, Stratford è un quartiere. La dirigenza però aveva promesso la Champions League e una squadra più forte, noi però da fuori la vediamo in un modo diverso. E poi non è uno stadio di calcio: l’hai dovuto ristrutturare, ma andrebbe buttato giù e ricostruito. E’ stata alla fine più una speculazione che altro, ad Uptin Park se alzavi la tribuna principale secondo me ci stavamo già tutti. Con questo nuovo stadio da quasi 80 mila posti ora si trovano biglietti sempre. Il West Ham è un po’ di moda, non ha l’appeal del Chelsea per attirare le persone e i turisti, perché Stratford non è in centro a Londra devi sapere per forza dove andare”.
Quanto ha inciso nell’interesse per il West Ham il capitolo violenza? Molti pare lo seguano sull’onda della storia Intercity Firm: “C’è stato un periodo che era di moda seguirlo per questo, ma prima i prezzi erano più economici ed era anche più semplice andare. Me uno lo segue solo per queste ragioni, dopo un po’ comunque smette. Nel nostro gruppo siamo sempre rimasti insieme, il gruppo è nato nel 2016 ma noi ci conosciamo in dal 2010 o 2011”