Icon Xtreme, un viaggio estremo nella poesia della fatica come conquista
Livigno – Non è solo una gara, e mai potrà esserlo. ICON è un viaggio che rimane inciso nella memoria di chi partecipa e di chi osserva. Una prova estrema che ogni anno si trasforma in poesia di fatica, di natura e di partecipazione collettiva. L’edizione 2025 della gara di Triathlon più estrema al mondo ha portato a Livigno atleti da decine di Paesi diversi, provenienti da ogni angolo d’Europa e del mondo, per condividere un’esperienza che supera i confini dello sport: culture e lingue differenti, unite sulle rive scure del lago, immerse nel silenzio ancestrale che precede l’alba e nel crepitio delle fiaccole.
La partenza, come sempre, è stata un momento sospeso tra paura e coraggio, tra il timore degli elementi e il desiderio di sfidarli: alcuni hanno scelto di fermarsi già davanti a quell’acqua profonda e silenziosa, altri invece hanno trovato la forza di tuffarsi e di lasciarsi avvolgere dal gelo, iniziando così la propria avventura. Un processo trasformativo profondo, con la consapevolezza che ICON non mette in competizione tra loro gli atleti, ma ognuno con sé stesso e con la montagna, e tutti insieme con il passato e il futuro.
Impressionante la gara, che ha spinto al limite tutti i presenti al via, sia da un punto di vista fisico che mentale, anche a causa di un meteo duro, che sembrava pensato apposta per testare gli atleti in competizione. A partire dai 3,8 km di nuoto, da affrontare a temperature proibitive nel cuore del lago, prima che sorgesse il sole, e che hanno visto Patrik Ericsson e Ilona Eversdijk uscire dall’acqua in testa al gruppo. Rapporti di forza che si sono ribaltati nel circuito di 195 chilometri in bicicletta, dove i giganti alpini e i 5000 metri di dislivello hanno fatto la differenza, e nella maratona conclusiva, il cui finale, per intensità e narrativa, è parso uscire dalla penna di un grande sceneggiatore.
L’arrivo a Carosello 3000, teatro in giornata anche di una nevicata, pochi mesi prima che la venue diventi palcoscenico olimpico, ha racchiuso in sé tutta la potenza simbolica dell’evento: qui la fatica si è trasformata in conquista, e la solitudine del percorso in un grande abbraccio comunitario. Un rito di passaggio e un momento di cambiamento profondo, vissuto con la medesima forza e il medesimo trasporto emotivo dai migliori atleti presenti in gara, come dagli ultimi ad attraversarlo, a testimonianza del valore intrinseco di sfide di questa portata.
La comunità, a sostegno di tutti i partecipanti, ha infatti come sempre, accompagnato tutti i partecipanti lungo il percorso, sostenendoli nei momenti più duri, dai passi alpini alle strade del paese, fino all’iconica salita finale, vero omaggio all’eroismo individuale.