“Sociale batte ambiente” nell’impegno dei Club di Serie A: intervista a Stefano D’Errico di CSR
di FRANCESCO MAFERA
Sostenibilità in Serie A, parola a Stefano D’Errico di Community Soccer Report: la sua analisi sulla massima serie tra evoluzione sociale, sfide ambientali e inclusione comunitaria al piano più alto del calcio italiano.
PRIMA PARTE.
Il 2024 è stato senza dubbio un anno di grandi emozioni per la Serie A, con sorprese, nuovi talenti e sfide che hanno tenuto i tifosi con il fiato sospeso. In questo scenario, il campionato ha continuato a rappresentare non solo un palcoscenico sportivo, ma anche un importante punto di riferimento per la cultura e la società italiana. Per tracciare un bilancio su quanto accaduto e su cosa ci riserva il futuro, abbiamo intervistato Stefano D’Errico, Co-founder della piattaforma Community Soccer Report e uno degli osservatori più attenti e preparati del panorama calcistico italiano. Esperto nel settore del calcio e del suo impatto sociale, D’Errico è una figura centrale per approfondire questi argomenti nell’annuale report “CSR in Serie A”, e per questo ci ha offerto una panoramica esclusiva sulle dinamiche che hanno caratterizzato la stagione 2023/2024, analizzando non solo le performance in campo, ma anche gli sviluppi a livello sociale e gestionale.
Partiamo in questa nostra analisi dalle iniziative sociali delle società di Serie A: quali sono, a suo avviso, quelle più significative che i club della massima serie stanno adottando per coinvolgere la comunità locale?
“Quella sociale è una dimensione molto radicata nell’impegno del nostro calcio, ben più di quella green. Forse per tradizione e tipo di ritorno che si ottiene (più immediato e visibile) si è sempre puntato tanto sul cercare di essere un riferimento e rispondere alle esigenze della comunità. Pur con una presenza discreta della maggior parte dei Club in tutte le declinazioni specifiche della macroarea sociale analizzate nel report, la beneficenza e la solidarietà sono certamente quelle che spiccano. In termini di iniziative specifiche, molto comuni in queste ultime stagioni sono, ad esempio, le aste di cimeli del club a cui si associa una causa benefica. Questa tipologia ha rappresentato quasi la metà delle iniziative intercettate nel 2023/2024, confermando comunque un filone che sta facendo del fan engagement un fattore sempre più ricercato anche in questo tipo di proposte. Viaggiano su simili binari anche la solidarietà e tutti quegli episodi in cui i Club marcano presenza in eventi o momenti caratteristici della vita della comunità, spesso anche a sostegno di associazioni sociali operanti sul territorio. Come vedremo più avanti, iniziative sono presenti anche in altri settori, confermando quanto dicevamo all’inizio circa la disponibilità e la vicinanza delle società di A per questo tipo di cause. La sfida, a questo punto, potrebbe essere quella di rendere questo impegno maggiormente strategico e strutturato, inquadrato in una formula che lo proietti sul lungo periodo. Sempre secondo i dati del report, non più della metà dei Club (40%) ha vantato un approccio simile, il che ci lascia pensare che le squadre sprovviste stanno limitando l’impatto sul territorio che possono avere. Un lavoro dove specificità e continuità sono presupposti fondamentali essere vincenti”.
Passando a un tema molto attuale come quello legato all’ambiente: qual è l’importanza anche di un approccio “green” per le società calcistiche, non solo a livello di stadi, ma anche nelle loro politiche quotidiane?
“La dimensione ambientale è ovviamente un tassello imprescindibile di un impegno per la sostenibilità che voglia definirsi completo e al passo con i tempi. I criteri ESG – utilizzati anche come framework per il nostro report – in qualche modo confermano la necessità di interpretare questa materia in ogni sua declinazione, e quella green vale quanto le altre. Come riconosciuto anche dalle policy UEFA in tema di sostenibilità ambientale, e riprendendo altri riferimenti nazionali e internazionali, questa dimensione deve necessariamente articolarsi su più filoni, comprendo stadi ed eventi, ma anche le operazioni quotidiane del Club e il loro impegno nella comunità (dove le squadre si possono fare portavoce di un messaggio a tutela del pianeta). Guardando i dati raccolti, abbiamo dovuto constatare un certo ritardo sul tema da parte delle squadre di Serie A, che riprende comunque un trend riscontrabile anche nel resto del continente dove “sociale batte nettamente ambiente”. All’apparenza, questo ritardo non sembra emergere guardando al dato che ci dice che l’80% di Club di A hanno promosso azioni per l’economia circolare o la riduzione delle emissioni nell’arco della stagione 2023/2024. Piuttosto è la tipologia di azioni, la frequenza e la continuità delle stesse, la capacità di avere un impatto reale, e soprattutto il loro inquadramento strategico che ci dicono di un percorso ancora alle prime tappe. Alcuni lo hanno comunque già iniziato, con realtà del nostro panorama calcistico che possono definirsi facilmente dei modelli credibili e quindi da seguire. Serve ora fare un passo in avanti come sistema, spinti magari anche da istituzioni e Lega attraverso riforme, linee guida, progetti e policy dedicate. In questo ci inseriamo anche la questione stadi, un freno importante agli investimenti e alle azioni di molti. Anche se non può essere una scusa a non agire, visto che soluzioni (dal promuovere il trasporto pubblico alla tutela della biodiversità, passando per la gestione dei rifiuti) sono possibili anche senza avere necessariamente un impianto di proprietà”.