Di Tortu, Jacobs, Julio Velasco, panni sporchi e detective privati… cos’è una squadra?
di LUCA CORSOLINI
L’atletica leggera è uno sport individuale. Ce n’eravamo dimenticati quel 6 agosto 2021, ubriachi di meraviglia e di orgoglio nel vedere la staffetta italiana vincere l’oro nella 4×100; e se avevamo tutti negli occhi la rimonta in volata di Filippo Tortu è perché a tanto lo avevano portato e lanciato gli altri, Lorenzo Patta, Marcell Jacobs e Fausto Desalu. E così eravamo saliti tutti insieme sul podio con loro, Fratelli d’Italia a dominare il mondo.
Tre anni dopo, cambiato qualche protagonista, la stessa staffetta è arrivata quarta, a pochi centesimi dal podio, nei Giochi di Parigi. Ci chiamiamo Quarto Posto, giustificati anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel pensare che questo piazzamento non sia tanto diverso da quelli premiati con una medaglia dunque per noi quel risultato non è una sconfitta, ma la conferma di una eccellenza azzurra.
La pallavolo è uno sport di squadra. A Parigi, l’11 agosto 2024, la Nazionale femminile di volley ha vinto una medaglia d’oro inseguita da tutta la pallavolo: non ci è mai riuscita la formazione maschile, nemmeno ai tempi della Squadra del Secolo, ci sono riuscite prima le ragazze che pure a Tokyo pensavamo di avere perso. Julio Velasco, punto di contatto tra un gruppo e l’altro, ha subito rifiutato l’interpretazione di tanti, ovvero che l’oro di Parigi rappresentasse per lui la chiusura di un cerchio. In effetti, ha rappresentato l’apertura di una diga e così ci siamo ritrovati inondati da un mare di meme targati Julio. Tipo: 1 Non è vero che bisogna essere amici per vincere 2 Serve lavorare di squadra, aiutarsi 3 Bisogna essere squadra, non andare a cena insieme. Vale aggiungere che nella lunga marcia di avvicinamento alle Olimpiadi Velasco ha tirato picconate su un’altra abitudine dello sport italiano: ha ruotato continuamente gli abbinamenti per le camere.
L’atletica leggera è uno sport individuale. Ce lo ricorda una vicenda emersa in questi giorni. Nessuna condanna, si intende. Vale, come a …Sanremo, la presunzione di innocenza, ma anche solo leggere di Giacomo Tortu che chiedeva in giro informazioni, meglio se sospette, su Marcell Jacobs, oro a Tokyo anche su quei 100 metri che sono stati la prima specialità di suo fratello Filippo, fa calare un sipario definitivo sull’impresa di Tokyo. Non avremo una staffetta azzurra sul podio di Los Angeles, e ci dovremo accontentare al massimo, fosse vero, di qualche medaglia individuale. Perché è vero che non serve andare a cena insieme per essere squadra, però non tirarsi i piatti addosso aiuta. Anche al tempo dei social, dovrebbe valere una regola non semplicemente della comunicazione ma della convivenza: i panni sporchi si lavano in famiglia, non chiedendo informazioni a detective privati. Funziona così anche nelle squadre. Giacomo Tortu ci ha ricordato in modo un po’ troppo brusco che l’atletica leggera è uno sport individuale. Illusi noi che pensavano che in staffetta ci si passasse un testimone, ovvero il senso di essere un gruppo. Insieme.