Donne alla guida delle Federazioni: Laura Lunetta alla guida della Fidesm
di MARTA MULE’
In questi primi mesi del 2025 si stanno concludendo le assemblee elettive delle Federazioni Sportive Nazionali, che stanno rinnovando le loro cariche. Il Coni ad oggi riconosce 50 federazioni e, considerando chi ha già scelto i suoi rappresentanti e chi si appresta a farlo, il dato che emerge è che, quasi sicuramente, ci saranno soltanto due donne presidenti: si tratta di Laura Lunetta, scelta come numero uno della Fidesm (Federazione Italiana Danzasportiva e Sport Musicali) e di Maria Lorena Haz Paz, a capo della FCrI (Federazione Cricket Italiana). Per Haz Paz sarà il primo mandato, mentre Lunetta, che si è insediata nel 2022, è stata confermata per il quadriennio 2025-2028.
Lunetta ha una laurea in biologia, un dottorato in ingegneria e un master in gestione delle organizzazioni sportive ed è una ex ballerina e dottoressa universitaria. Ha studiato e lavorato duramente per raggiungere i suoi traguardi e nel 2022 è stata la prima presidente di una FSN, ruolo che ancora adesso ha una scarsissima rappresentanza femminile. Se, infatti, dal punto di vista dei risultati sportivi le donne continuano a vincere e a non avere nulla da invidiare ai colleghi uomini, dal punto di vista dirigenziale la strada da fare è ancora lunga.
«Sebbene le atlete abbiano ottenuto successi straordinari, come nelle ultime edizioni dei Giochi Olimpici, questi trionfi non hanno sempre portato a un cambiamento strutturale nella leadership:nelle federazioni sportive e nelle organizzazioni che gestiscono lo sport in Italia la partecipazione delle donne nei ruoli dirigenziali apicali è ancora minoritaria e le donne sono sottorappresentate», spiega Lunetta. «Tuttavia, mi muovo in questo presente in cui ci sono importanti segnali di cambiamento che indicano una progressiva trasformazione e il mio sguardo al futuro è ottimista. La mia storia è la reale e concreta testimonianza del cambiamento che può ispirare molte donne e le generazioni future che si stanno avvicinando allo sport con l’idea che la leadership non abbia genere, e che le donne possano essere protagoniste sia come atlete che come dirigenti. La mia esperienza personale, provenendo dalla danza sportiva di coppia, mi ha insegnato l’equilibrio tra i generi e ho sempre visto l’uomo e la donna come un team, in cui la sincronia tra i due partner influenza la performance e di conseguenza il risultato, per cui trovare sinergie e modalità di rispetto reciproco è una assoluta priorità».
Nell’ambiente sportivo, così come in tanti altri aspetti della società, permane un certo pregiudizio rispetto alle donne e alla loro presenza nei ruoli di potere, in parte derivante da un antico retaggio e, in parte, dal fatto che c’è un lentissimo ricambio generazionale. La presidente Lunetta, però, è ottimista, soprattutto guardando ai giovani di oggi che possono realmente cambiare le cose. «Se pensiamo ai tempi delle nostre nonne e bisnonne che dipendevano totalmente ed economicamente dai loro mariti, le possibilità di sperimentare ciò che la vita offriva loro erano davvero poche e limitate, ma era una società molto differente da quella attuale. Oggi, pur resistendo alcuni pregiudizi e stereotipi di genere, le opportunità sono tantissime e bisogna concentrarsi sul fatto che sempre più donne riescono a raggiungere una grande carriera professionale e l’indipendenza economica che meritano. Dobbiamo liberarci da visioni antiquate e guardare con fiducia alle nuove generazioni che affrontano i loro percorsi di vita con un pensiero positivo e un approccio non legato al genere».
Per accelerare questo processo bisogna lavorare fino ad arrivare al punto in cui sarà del tutto normale immaginare una donna a capo di una federazione, di un’azienda o di un ufficio e non sarà più necessario sottolineare le prime volte come occasioni straordinarie. «Favorire la presenza delle donne nelle posizioni di potere, in particolare nel settore dello sport, richiede un approccio multidimensionale che deve portare ad un vero e proprio cambiamento culturale e strutturale che garantisca pari opportunità, supporto continuo e visibilità alle donne in tutte le fasi della loro carriera», spiega Lunetta. «Questo processo crea un circolo virtuoso e ispirazionale per le nuove generazioni, stimolate da storie di successo di donne che hanno abbattuto barriere culturali e si sono affermate in ambito tecnico e dirigenziale».
Da qualche anno, per favorire la rappresentanza femminile, si è stabilito che nei consigli federali delle federazioni sportive nazionali ci debba essere una presenza di donne almeno pari al 30%. Le cosiddette “quote” possono dare quella spinta necessaria ad avviare il cambiamento e favorire l’integrazione in un settore molto chiuso come quello dello sport. «Le quote sicuramente possono rappresentare un passo iniziale molto importante per aprire le porte ai ruoli di vertice e più prestigiosi dello sport», sottolinea Lunetta, che ha evidenziato anche l’importanza di avviare programmi di opportunità lavorativa post carriera agonistica, un tema a cui da presidente ha voluto dare grande attenzione considerando che nella danza sportiva ben oltre il 50% delle atlete sono donne.
Lunetta si augura che il suo percorso possa essere di esempio e che la sua storia possa testimoniare la reale possibilità di muoversi liberamente in ambienti che all’apparenza potrebbero sembrare non equi e inclusivi. La speranza è che sia la prima di una lunga serie di donne presidenti che con la loro presenza possano dare un forte contributo per una società totalmente paritaria.