“La forza del gruppo” spiegata da Benedetta Sartori, giovane campionessa della UYBA Volley
di BENEDETTA SARTORI
La pallavolo è uno degli sport più praticati in Italia, con oltre 1.400.000 praticanti, soprattutto tra i giovani. La sua forza risiede nel fatto che è un gioco di squadra, dove la cooperazione e il supporto reciproco sono essenziali. Questa disciplina viene frequentemente insegnata nelle scuole per far comprendere ai ragazzi l’importanza del lavoro di gruppo e aiutarli a creare relazioni positive con i compagni. Quando si dice che gli sport sono “maestri di vita”, non si parla a caso: lo sport ha un potere educativo straordinario, capace di formare caratteri e valori fondamentali, come la capacità di condividere e di lavorare insieme per un obiettivo comune.
Quasi tutti gli atleti delle squadre più vincenti, o che hanno trionfato in competizioni prestigiose come le Olimpiadi, quando vengono chiesti quale sia stato il segreto del loro successo rispondono invariabilmente: “La forza del gruppo”. In queste parole c’è molta verità. Anche io, come atleta professionista, posso affermare che nelle stagioni più significative, quelle in cui ho raggiunto traguardi importanti, il gruppo è stato davvero la chiave del mio successo. Con “gruppo” intendo non solo i compagni di squadra, ma anche lo staff tecnico, la società e tutte le persone che lavorano dietro le quinte. Il successo di una squadra non dipende mai da un singolo individuo, ma dalla capacità di lavorare insieme, uniti da un obiettivo comune.
Nel mondo della pallavolo, come in ogni sport di squadra, la coesione e il supporto reciproco sono essenziali per raggiungere i successi più grandi. A tal proposito, Jennifer Boldini, un’atleta che ha vissuto in prima persona questa realtà, sottolinea: «In uno sport di squadra la forza del gruppo è tutto. Senza coesione, fiducia e supporto reciproco, il talento individuale da solo non basta. Ho visto squadre ribaltare partite impossibili solo perché erano unite, perché si esaltavano nei momenti difficili invece di crollare. Vincere non è solo questione di tecnica; quando senti che il gruppo è con te, a quel punto niente è impossibile». Queste parole di Boldini evidenziano l’importanza del gruppo non solo come squadra di atleti, ma anche come una rete di supporto che include lo staff tecnico, la società e tutte le persone che contribuiscono al successo collettivo.
Un concetto simile è stato condiviso anche da Diana Kobilica, ex atleta e ora mental coach, che ci ha raccontato: «Lo sport mi ha insegnato che nessuna vittoria si ottiene da soli. La squadra è come una seconda famiglia, dove si condividono sacrifici, gioie e sconfitte. Quando siamo uniti, ogni sfida diventa affrontabile e ogni obiettivo sembra più vicino. Ricordo il mio allenatore della nazionale che ci disse di essere “UBUNTU”, ovvero “io sono ciò che sono per merito di ciò che siamo tutti”. Significa che per far emergere le nostre capacità, dobbiamo affidarci agli altri. Ogni componente deve mettersi a disposizione del gruppo e lavorare verso un obiettivo comune, riconoscendo che il lavoro di squadra valorizza ogni singolo membro. Ognuno ha bisogno dell’altro per essere completo. Questo non significa annullarsi, ma avere una visione più sociale e collaborativa, meno egoistica».
Entrambe le testimonianze, quella di Jennifer Boldini e di Diana Kobilica, rispecchiano appieno l’idea che, in uno sport di squadra, il successo è il risultato di un lavoro collettivo dove ogni individuo è fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo comune.