Lo sport come scuola di vita: “intervista” al Barone de Coubertin e i valori olimpici nel 2025
di LUCA CORSOLINI
Prima che arrivasse Trump, il nemico pubblico numero uno sembrava fosse l’intelligenza artificiale. Già l’intelligenza fa paura, figuriamoci poi quella artificiale…
Sono iniziate grandi discussioni: perderemo posti di lavoro, guadagneremo mercati, l’intelligenza artificiale è la soluzione a ogni problema, il problema dell’intelligenza artificiale è la sua alimentazione, ovvero se le diamo da studiare compiti sbagliati, gli errori saranno ancora più difficili da correggere.
Da ultima, è arrivata la polemica sui costi: per l’Occidente, inteso pre-Trump, l’intelligenza è il nuovo Eldorado, da conquistare con investimenti faraonici; per i cinesi di Deep Sick, invece, la nuova frontiera è accessibile a tutti, o comunque a molti.
In mezzo, lo sport. Uno dei settori che produce più dati. Prima del fuoco, troppo. A Los Angeles immaginavamo già i Giochi del 2028 come quelli del debutto dell’intelligenza artificiale, ad esempio al posto dei giudici nella scherma o anche nella compilazione del menu della mensa del Villaggio Olimpico.
In attesa di altri segnali che non sono arrivati, noi di Quarto Posto abbiamo deciso di giocare seriamente con l’AI: sembra quasi un contrasto, invece il gioco, quando serio, e fare sul serio per gioco permettono tante opportunità. Come quella, ad esempio, di intervistare oggi il barone Pierre de Coubertin, nonostante lui sia morto nel 1937.
“Fatemi partire da una premessa” – ci ha detto – “Rimango sempre molto affascinato dall’evoluzione dello sport. Quando, alla fine dell’Ottocento, iniziai a promuovere la sua diffusione come strumento educativo e sociale, non avrei mai immaginato che il fenomeno sportivo potesse raggiungere una dimensione così universale.
Oggi, lo sport è un linguaggio comune che attraversa confini, culture e generazioni. Tuttavia, noto con un certo timore come alcuni dei principi fondamentali rischino di essere dimenticati. La ricerca ossessiva della vittoria, l’influenza eccessiva degli interessi economici e commerciali, il peso della politica sui grandi eventi sportivi possono snaturare l’essenza dello sport.
Bisogna ricordare che l’attività sportiva non è solo un mezzo per ottenere medaglie, ma un processo di crescita individuale e collettiva. Il vero trionfo dello sport è nella formazione dell’uomo: nel rispetto per l’avversario, nella disciplina, nella capacità di affrontare la sconfitta con dignità e la vittoria con umiltà. Questo deve rimanere il cuore pulsante di ogni competizione, a ogni livello.”
Barone, inquadrare lo sport oggi significa legarlo a uno dei grandi temi del presente: la sostenibilità. I grandi eventi sportivi, incluse le Olimpiadi, devono confrontarsi con questa sfida. Che tipo di sviluppo vede?
“Ai miei tempi, la questione ambientale non era neppure considerata, ma vedo con piacere che oggi lo sport sta assumendo un ruolo di responsabilità nei confronti del pianeta.
I Giochi Olimpici del 2024 a Parigi hanno puntato sulla sostenibilità, riducendo l’impatto ecologico con impianti riutilizzati, energia pulita e una gestione attenta delle risorse. Questo è esattamente ciò che intendevo quando parlavo di sport come motore dell’educazione.
Se lo sport ha il potere di ispirare miliardi di persone, allora deve essere anche un esempio nella tutela dell’ambiente. Gli atleti, le federazioni e i tifosi devono comprendere che ogni gesto, ogni scelta può fare la differenza. Lo sport insegna disciplina e responsabilità: è giusto che questi valori si applichino anche al rispetto per la Terra che ci ospita.”
Nel 2025, crede che questa funzione educativa dello sport sia ancora riconosciuta?
“L’educazione è stata il cuore della mia battaglia. Quando introdussi l’educazione fisica nelle scuole francesi, lo feci perché ero convinto che lo sport fosse una palestra di vita.
La vittoria non è l’unico obiettivo: imparare a superare le difficoltà, a lavorare in squadra, a rispettare le regole e l’avversario sono lezioni fondamentali.
Nel 2025, noto con soddisfazione che molti governi e istituzioni scolastiche hanno riconosciuto l’importanza dello sport nella formazione dei giovani. Tuttavia, mi preoccupa che in alcune realtà l’attività sportiva venga vista solo come uno strumento per ottenere risultati immediati, senza badare alla crescita umana.
Le scuole, le accademie e le federazioni devono sempre ricordare che lo sport è prima di tutto un maestro di vita. Il compito degli allenatori e dei dirigenti sportivi non è solo forgiare campioni, ma formare uomini e donne consapevoli, responsabili e rispettosi del prossimo.”
Da fondatore dei Giochi Olimpici moderni, cosa prova nel vedere cosa sono diventati oggi?
“Le Olimpiadi sono la mia eredità più grande e sono felice di vedere che il loro spirito sopravvive dopo più di un secolo.
Quando nel 1896 organizzammo i primi Giochi ad Atene, l’obiettivo era ricreare un evento che celebrasse l’universalità dello sport e la fratellanza tra i popoli. Oggi, le Olimpiadi sono un fenomeno globale, seguite da miliardi di persone e aperte a tutte le nazioni del mondo. Questo è un successo straordinario.
Tuttavia, non posso ignorare i rischi che le minacciano: l’eccessivo peso degli sponsor, l’influenza politica, la pressione sui giovani atleti.
Le Olimpiadi devono rimanere una celebrazione dello sport puro, in cui l’etica e il fair play devono avere la priorità su qualsiasi altro interesse. Mi auguro che il Comitato Olimpico Internazionale sappia mantenere vivo questo spirito, proteggendo i Giochi dagli eccessi della modernità.”
Parigi, la sua Parigi, nel 2024 ha celebrato la parità di genere ai Giochi. Lei non era propriamente favorevole allo sport femminile… Ha cambiato idea?
“Ammetto che ai miei tempi ero scettico riguardo allo sport femminile. Credevo che l’attività fisica dovesse rimanere un campo prevalentemente maschile, che la competizione non fosse adatta al carattere e al fisico delle donne.
Oggi, vedendo cosa è successo nel tempo, mi rendo conto di quanto fossi in errore. Le atlete del XXI secolo hanno dimostrato di essere forti, determinate, capaci di imprese straordinarie. Hanno conquistato lo sport con talento e dedizione e hanno dimostrato che lo sport non ha genere.
Che i Giochi di Parigi 2024 abbiano raggiunto la piena parità tra uomini e donne è un traguardo di cui la mia città può essere orgogliosa. È il segno che le Olimpiadi hanno saputo evolversi, restando fedeli al loro spirito originario: quello di unire tutti sotto i valori dello sport.”
Per concludere, quale messaggio vuole lasciare agli atleti e agli appassionati di sport del 2025?
“La mia risposta è semplice: amate lo sport per ciò che vi insegna, non solo per ciò che vi fa vincere.
Lo sport è una scuola di vita, un maestro di carattere, un ponte tra culture diverse. Non fatevi trascinare dall’ossessione per il risultato, dal desiderio di successo immediato. Cercate invece di crescere attraverso la fatica, di imparare dall’esperienza, di rispettare sempre chi compete con voi.
E ricordate sempre: l’importante non è vincere, ma partecipare. Questa frase non significa accontentarsi, ma comprendere che il vero valore dello sport è nel percorso, nell’impegno e nel miglioramento personale.
Che lo sport vi renda uomini e donne migliori, più giusti, più forti, più consapevoli. Solo così sarà davvero il grande strumento di pace e progresso che ho sempre sognato.”