“Puntiamo sui giovani, ci vogliono investimenti e pazienza”, parla Cangi, il Ds del Miracolo Pianese
di STEFANO RAVAGLIA
Una storia iniziata negli anni Trenta e vissuta sempre nelle categorie dilettantistiche. Poi nel 2018-19 la prima promozione in C, e il ritorno nei professionisti nella stagione 2023-24 dopo una nuova retrocessione. Adesso la Pianese, squadra di Piancastagnaio in provincia di Siena, condotta dall’allenatore Prosperi e dal suo DS Francesco Cangi, se la cava egregiamente tra i professionisti. Nel momento in cui intervistiamo Francesco, la squadra si trova all’ottavo posto con 44 punti e una stagione molto positiva non solo in termine di risultati ma in termini di crescita del club e della squadra. Tutta l’intervista la potete vedere come di consueto sul nostro canale Youtube.
“Quest’anno siamo in piena zona playoff, – dice Francesco – veniamo da tre sconfitte ma fanno parte del percorso che sapevamo di affrontare. La Pianese è una società che in D aveva trovato la sua zona di comfort, una realtà ambita con una proprietà importante, la Stosa Cucine di Maurizio Sani, il nostro presidente. Al momento a 7 giornate dalla fine penso che abbiamo mantenuto la categoria anche per il prossimo anno, per cui una bella soddisfazione”.
Una citazione: in porta, Pietro Boer, una trafila nel settore giovanile della Roma ad allenarsi coi campioni. “Realtà come la nostra danno la possibilità di sbagliare, per due anni Pietro è stato il terzo portiere della Roma e quindi hanno visto in lui qualcosa di importante. E’ un ragazzo di grande umiltà, è arrivato con serenità, con il sorriso, con la voglia di guadagnarsi il posto da titolare. Penso che sia uno dei migliori portieri della categoria e sono convinto che il prossimo anno giocherà in B. Purtroppo non con noi… però è anche vero che molti ragazzi vanno in C e non trovano spazio, quindi si apre una bella riflessione per capire se è meglio rimanere in una grande società e ritardare il tuo percorso di crescita, oppure andare subito a dimostrare qualcosa in C. Noi su Pietro siamo sempre stati convinti e gli abbiamo dato la possibilità dal primo giorno di difendere la nostra porta. Se avesse fatto uno o due errori gli avremmo dato continuità, ma quante realtà darebbero questa possibilità anche in caso di errori?”.
Molti club pensano che il settore giovanile sia un costo e non un investimento. Come facciamo a cambiare questa tendenza? “I settori giovanili sono importanti perché c’è dentro il futuro del calcio italiano. C’è bisogno di più risorse, quando si va dai presidenti a chiedere soldi vogliono un risultato immediato, tutto e subito. Invece bisogna partire da lontano e molte volte in alcune società non è detto si possa ottenere il risultato. Oltre che il calcio si fa una funzione per il sociale, per il territorio, per farli stare in gruppo. Devono essere dati più incentivi alle società per poter investire nel modo giusto, con le persone giuste e le strutture giuste”.
Una battuta anche sul suo ruolo, quanto mai fondamentale nel calcio di oggi per scovare giocatori ma non solo. Con una nota finale di amarezza: “Il direttore sportivo non è solo calciomercato, ma è importante anche la gestione quotidiana con la squadra, nell’interfacciarsi e stare uniti, parlare di tattica quando c’è bisogno, di comportamento. Penso che sia una figura importante e difficile perché tanti presidenti vogliono gestire le società un po’ per conto loro. E’ una figura che viene anche un po’ scavalcata anche da chi ha meno esperienza rispetto a chi studia e chi ha avuto esperienze già sul campo” .