A un metro dal traguardo, docufilm di Ambra Sabatini:”Il vero sport è rialzarsi”
di MARTA MULE’
«Tutti pensano che lo sport sia vincere le medaglie, ma quelle te le metti al collo una volta sola, poi finiscono nel cassetto. Il vero sport è rialzarsi, aprire gli occhi la mattina dopo, mettere i piedi a terra e ricominciare». Il senso dello sport per Ambra Sabatini è racchiuso in queste parole, che pronuncia nel docufilm “A un metro dal traguardo” che racconta la sua vita da quando era una bambina fino ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024 e che è uscito giovedì nelle sale cinematografiche.
Il docufilm alterna le riprese degli allenamenti di Sabatini in vista dell’appuntamento in terra francese a video e racconti dei momenti più significativi della sua carriera. Si parte dalla famiglia, il nucleo più importante della sua vita, col papà Ambrogio che ricorda: «La prima volta l’ho portata io a correre in spiaggia». All’inizio Ambra si dedicava al pattinaggio e alla pallavolo, poi su spinta del padre inizia a fare qualche gara da mezzofondista e nel giro di un anno entra nel gruppo di atleti di interesse nazionale. «Non avevo talento, ma il mio primo allenatore Jacopo Boscarini ha visto oltre, forse la mia voglia di allenarmi e mettermi alla prova». Nasce in lei il sogno olimpico, ma nel 2019 la sua vita cambia per sempre: mentre va col padre agli allenamenti in scooter una macchina invade la loro corsia e il ginocchio di Ambra si incastra nel montante della macchina. «Ho perso tantissimo sangue, ma dietro di noi c’era un camion dei vigili del fuoco: senza il loro intervento sarei morta in tre minuti». Ambra si salva, ma è necessaria l’amputazione della gamba sinistra. «Quando mi sono svegliata ho subito capito, ma ho scacciato i miei genitori perché non volevo vedere le loro facce tristi». La famiglia teme un crollo psicologico, ma Ambra mostra subito il desiderio di tornare a fare sport. «Non sapevo se avrei fatto nuoto, triathlon o corsa, ma sapevo che qualcosa avrei fatto. Mi ero resa conto che sarei potuta diventare un altro tipo di atleta». Tre mesi dopo è già a mare a nuotare.
“A un metro dal traguardo” non è la storia di un’eroina, ma il racconto della grande forza di volontà di una ragazza che a soli 17 anni vede la sua esistenza stravolta, eppure, anche grazie allo sport, trova la forza per continuare a fare quello che ama. Scopre che con le protesi giuste può di nuovo correre e sentirsi bene. Il Centro Protesi dell’INAIL la supporta e da allora lavora con lei facendo tanta ricerca e test per ridurre il peso della protesi e facilitarla nei movimenti. «Quando ho indossato la protesi da corsa è stato uno dei giorni più belli della mia vita, non volevo più toglierla», racconta Sabatini che da quel momento riesce di nuovo a sentire l’emozione che la pista le ha sempre regalato.
Due anni dopo quel terribile incidente Ambra Sabatini trova la sua consacrazione ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020 in cui riesce a vincere la medaglia d’oro nei 100 metri T63 davanti alle connazionali Martina Caironi e Monica Contrafatto. Quel podio tutto italiano delle Charlie’s Angels ha fatto il giro del mondo e come dice Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico, «ha ispirato tanti ragazzi e ha fatto capire loro che anche con una disabilità si può ancora vivere e gioire».
Nel docufilm si parla dell’amicizia e della rivalità tra le tre campionesse azzurre, ma anche dell’impegno di Ambra Sabatini per sensibilizzare sulla sicurezza stradale nelle scuole e del suo ingresso nelle Fiamme Gialle quando anche agli atleti paralimpici è stata data la possibilità di entrare nelle forze armate.
Questo docufilm, diretto da Mattia Ramberti, è un lavoro realizzato nei dodici mesi che precedevano Parigi 2024, dove Ambra Sabatini era portabandiera italiana e una delle atlete più attese della spedizione azzurra. Si vedono gli allenamenti durante il ritiro estivo, l’infortunio con la rottura di due costole poche settimane prima della partenza, i consigli dello psicologo e la paura di non essere in grado di difendere il titolo. Ci sono i discorsi con l’allenatore Pasquale Porcelluzzi che le ricorda: «Il valore dello sport è quello di competere anche quando non si è al top. Si può vincere o perdere, se il tuo massimo non ti permette di vincere una medaglia non fa niente, l’importante è essere sereni con sé stessi».
Sappiamo come sono andate le cose: nella finale dei 100 metri T63 Ambra Sabatini stava per conquistare il suo secondo titolo paralimpico, ma a un passo dal traguardo è caduta improvvisamente. Nessuna medaglia, nessuna festa, solo le lacrime abbracciata stretta ai genitori che erano lì per lei. Ma gli insegnamenti restano, la voglia di riprovarci anche. Ambra Sabatini ha solo 23 anni e ha tutta l’intenzione e le potenzialità per regalarci ancora tante giornate speciali come quella di Tokyo. Il docufilm “A un metro dal traguardo” è l’occasione per ricordare che i campioni non sono quelli che vincono, ma quelli che si rimettono sempre in gioco, proprio come lei.