La pallacanestro nostrana è viva: il caso Pesaro-Fortitudo, tra arena e tv
di STEFANO RAVAGLIA
E’ finita con la VL Pesaro che ha reso onore al suo glorioso passato, che è lo stesso della Fortitudo Bologna, avversaria sballottata in un pomeriggio di pallacanestro comunque da ricordare. E non per il risultato, ovviamente.
Alla Vitfrigo Arena il 29 dicembre infatti è stata scattata una foto di una pallacanestro che fino a quel momento pareva ingiallita, piena di ragnatele e dimenticata in chissà quale angolo del ripostiglio.
Quasi ottomila spettatori presenti, di cui un migliaio venuti da Bologna, una delle piazze più calde del tifo cestistico: la Fossa dei Leoni è infatti il gruppo trainante del tifo fortitudino ormai dal 1970. Sotto le feste, di domenica, di pomeriggio.
Raramente si vede un palazzetto così pieno, per di più per una gara di serie A2 come era questo Carpegna Prosciutto-Flats Service, se vogliamo dirlo con l’orribile dicitura degli sponsor. E accoppiato al successo “dal vivo”, c’è stato però anche un successo televisivo grazie alla diretta garantita da Raidue, con palla a due fissata per le 15.45. E che verrà replicata domenica 5 gennaio quando Pesaro ospiterà Cividale in un’altra sfida clou di un campionato combattutissimo. Sulla seconda rete Rai si sono sintonizzati 178 mila spettatori, con uno share dell’1.6% e 1.1 milioni di contatti. Terzo ascolto assoluto del 2024 dietro solo a due gare dell’eterna finale scudetto Milano-Bologna della scorsa primavera. Anche la telecronaca ha funzionato: coinvolgente, ritmata, senza sbavature.
Che cosa vogliono dire allora questi dati? Che l’annosa questione di come sulla pallacanestro italiana sia tramontata l’età dell’oro della partita trasmessa dalla tv di Stato con telecronaca magari del compianto Franco Lauro (mi torna in mente per esempio uno dei tanti Fortitudo-Virtus, addì 31 maggio 1998 con tiro da quattro di Danilovic) è ritornata in auge con un sussulto di partecipazione e di abbraccio collettivo come è stato quello della VitFrigo Arena che come una macchina del tempo ha fatto capire che il basket italiano è ancora vivo, vivissimo.
A dispetto dei fallimenti di molte squadre, dell’ennesima conferma di Petrucci al vertice (dal 1992, un Papa più che un presidente), di una A2, campionato bello, equilibrato e trepidante come forse non lo è la massima serie, ostaggio di una piattaforma come LNP Pass, che il suo lavoro lo fa, ma ogni tanto con qualche singhiozzo di troppo.
La pallacanestro italiana sopita e non più nobilitata, ha lanciato un messaggio chiaro e inequivocabile: la passione è viva e il cuore pulsa più che mai, in piazze nobili come Pesaro e Bologna, certo, ma non solo. C’è una provincia, una fascia “operaia”, in cui l’amore per la pallacanestro è rimasto intonso, uno stuolo di appassionati che reclamano ad alta voce il loro spazio, portatori di un messaggio che non riguarda solo Pesaro e Bologna ma si allarga gioco forza a tutto il panorama. Basti vedere anche l’entusiasmo che si respira a Rimini, sponda RBR, con il Flaminio sesto uomo in campo a ogni match della squadra di Dell’Agnello.
“Non è un punto di arrivo ma una tappa di successo, mi auguro vada a beneficio di tutta la pallacanestro italiana”, ha detto Maiorana, presidente LNP. Il guaio è che siamo il paese degli exploit temporanei, degli “hype”, come si usa dire oggi, poi quando il vento si calma il mare torna piatto. Pesaro-Fortitudo deve essere un monito: Rai Sport che quest’anno concede più spazio, potrebbe aver tracciato la strada per il ritorno del basket italiano a una posizione davvero di primo piano tutt’altro che sporadica. Non è una fiammata di patriottismo, caratteristica che non mi appartiene, ma piuttosto un’accorata difesa dei più “deboli”, ovvero gli appassionati di pallacanestro, e ce ne sono a frotte (compreso chi scrive), che continuano a soffrire indirettamente di quella sorta di complesso di inferiorità scaturito da anni di trascuratezza indotta. Quel serbatoio che alla fine contiene la passione più genuina, autentica e vera. Pertanto la più meritevole di considerazione. A Pesaro ne abbiamo già avuto un assaggio.